Aggiorniamo il nostro portafoglio, alla luce della reazione dei mercati al post BCE, in attesa della FED di mercoledì, e a seguito delle nuove turbolenze sui bond delle banche venete di cui abbiamo scritto qualche giorno fa.
Ovviamente la concentrazione di questi eventi si fa sentire e il NAV ritraccia dal massimo storico precedente e si riporta in area 111; nulla di grave chiaramente, visto il complessivo equilibrio e solidità dell’asset. Va da sé che la componente in questo momento più volatile sia il bond Veneto Banca sotto pressione per le vicende di cui abbiamo reso conto nello scorso articolo.
Stando alle ultime news, è appena stato deciso di prolungare fino al 22 marzo il periodo per aderire alle offerte di rimborso rivolte ai vecchi azionisti delle due banche (di fatto gli azionisti che sono stati praticamente azzerati con gli aumenti di capitale del 2016 che hanno permesso al fondo Atlante di salire al controllo quasi totale di ciascuno dei due istituti), e come già detto se le adesioni non dovessero raggiungere l’80% le due banche si troverebbero ad affrontare la grana delle cause legali promosse dai vecchi azionisti. Tuttavia si vocifera che ci si accontenterà anche di una percentuale inferiore, seppur non di molto. Di fatto è tutto un gioco di equilibri poiché se le cause partissero tutte, per soddisfarle ci vorrebbero circa 5 Mld Euro, cioè esattamente quanto gli aumenti di capitale indispensabili per la sopravvivenza delle due banche.
E’ quindi evidente che si cerchi un punto di “pareggio” tra risorse da destinare alla ricapitalizzazione e risorse da destinare alle vicende legali. Ed è per questo gioco di equilibri dall’esito al momento incerto che da più parti si paventa il bail-in. Gli argomenti a favore della tesi peggiore sono che a differenza di Mps (ove si sta cercando di attuare la cosiddetta “ricapitalizzazione precauzionale” per consentire l’intervento pubblico) oltre al fatto che Mps è considerata sistemica mentre le due venete no.
Rimane infine il nodo della BCE, la quale deve dare il sui benestare all’eccezione dell’aiuto di Stato: se questa eccezione dovesse essere ammessa, l’intervento del nostro Tesoro potrebbe aggirarsi sui 2,5 Mld Euro, in modo da non mettere in minoranza il fondo Altlante. Infatti, a conti fatti seppur a spanne, l’aumento di capitale privato è stimato in circa 4,7 Mld Euro, comprensivi della conversione di 1,2 Mld Euro di bond subordinati, di Atlante ha già anticipato 1 Mld Euro; se lo Stato conferisse quindi 2,5 Mld Euro, rimarrebbe sotto il 50%.
Non possiamo ovviamente sapere se questo schema potrà essere attuato e come ultimo tassello va considerato che l’autorità di vigilanza europea ha chiesto alle due banche (che ricordiamo stanno studiando una fusione), presentino i due piani industriali separatamente. Ciò significa, ironia della sorte, che sul piano puramente teorico un istituto potrebbe essere messo in risoluzione e l’altro no.
Al momento confermiamo il mantenimento del bond in portafoglio, in attesa di vedere gli sviluppi di tutti questi punti intricati. Sin d’ora comunque ci poniamo un livello di stop loss sulla posizione (evento più unico che raro sui bond…) in modo da non inficiare i risultati sin qui ottenuti e in modo da non rimanere pizzicati operazioni senza controllo.
Lo stop per il bond Veneto Banca è quindi fisato alla violazione dell’area 80.
Portafoglio aggiornato ai dati correnti di mercato nell’apposita sezione.