Diamo un veloce sguardo alle nostre consuete curve, per capire come si sta muovendo il mercato obbligazionario e contestualmente analizziamo un bond di nuova emissione sul MOT in dollari australiani.
Il mercato in queste ultime sedute si è mosso di fatto in laterale, nei pressi dei recenti minimi registrati a fine gennaio; infatti la struttura a termine dei tassi d’interesse non evidenzia particolari o significative variazioni rispetto all’ultima rilevazione.
La ZC Yield Curve rimane quindi stabile, mantenendo i rendimenti sulla parte a lunga in area 1,50%; ripidità e conformazione della curva praticamente identiche a fine mese, a conferma della lateralità espressa dal mercato.
Idem dicasi per i forward su Euribor 6 mesi, che si mantengono praticamente invariati e appiattiti in area 2% sul tratto a lunga.
Nello scorso report ipotizzavamo (dalla lettura “retroattiva” delle curve) una possibile fase laterale, caratterizzata da un “trading range” che poteva essere sfruttato lavorando alcune obbligazioni che risultavano sottovalutate; ebbene, a giudicare da quanto ci dicono le curve oggi, l’ipotesi è ragionevolmente corretta, per cui è possibile fare riferimento all’elenco di bond sottovalutati pubblicato nell’articolo scorso, che rimane a tutti gli effetti valido.
Ripeto, a beneficio di i lettori che l’elenco di cui sopra è un’estrazione di bond sottovalutati in base al modello ASW e che i “fair” price calcolati sono solo indicativi e non vanno presi per oro colato. In base alle preferenze su scadenze, Credit Risk, mercato di quotazione, lotto minimo etc, ognuno può selezionarsi una serie di bond su cui provare a lavorare. Si tenga inoltre in debito conto che per gli emittenti per i quali non sono quotati i CDS (e quindi non è possibile costruire la curva per maturity del rischio emittente) gli spread sono stimati in base al rating se disponibile.
Passiamo ora ad analizzare un bond di recentissimo collocamento sul MOT, emesso da World Bank in dollari australiani (AUD) con scadenza 2027 e cedola 3%. Il bond (XS1550144668) è a tasso fisso, ha lotto minimo di 2.000 AUD (al cambio corrente circa 1.400 Euro) è ed quindi alla portata anche di patrimoni medio-piccoli. L’obbligazione è una senior unsecured, scadenza 07.02.2027, cedola annuale, ed è stata emessa per un importo di 100 Mln AUD.
La fame di rendimenti sui bond, lo abbiamo già detto spesso nel recente passato, spinge i risparmiatori a guardare oltre i confini valutari dell’Euro, sobbarcandosi però il rischio cambio e in taluni casi anche i rischi legati alla sorte degli emittenti, nonché eventualmente del rischio tasso. Per cui, ogni volta la domanda è sempre la stessa: ci sono margini di convenienza ad assumersi quanto meno il rischio cambio?
Vediamo quindi quali sono i pro e i contro di questa World Bank in AUD.
Partiamo dall’impostazione del cross valutario, che vede il dollaro australiano favorito rispetto all’Euro, trovandosi in un up-trend (ricordo che i grafici dei cross valutari vanno letti al “contrario”) di medio periodo, come ben evidenziato dal grafico su scala weekly.
Sotto area 1,40 il trend si rafforzerebbe, dando nuovo impulso contro Eur sino almeno al test dei precedenti minimi in area 1,35/1,36. In ottica di lungo termine l’impostazione rimane favorevole, considerando che l’impostazione grafica ha sancito la rottura del trend primario di lungo corso partito dai minimi di metà 2012 ed esauritosi sui massimi di metà 2015.
Altro vantaggio non trascurabile è la solidità dell’emittente che gode del massimo merito di credito (AAA) da parte delle “Tre Sorelle” e non da ultimo – essendo equiparato ad un titolo di Stato – gode di una tassazione “agevolata” al 12,5%. Fin qui gli aspetti positivi, ma se consideriamo la scadenza al 2027 si è esposti ad un rischio tasso non indifferente, in una fase storica di tassi ai minimi. Quindi, fermo restando il fatto che senza coperture sul cambio e in caso di inversione del trend del cross il nominale del 3% in AUD può anche azzerarsi in EUR fino a portare una perdita, una scadenza decennale va ponderata per bene. Vale quindi la pena riassumere rapidamente la situazione economica dell’Australia, per valutare quanto possa incidere il rischio tasso al di là della sensivity del bond.
Di fatto l’Australia è la dodicesima potenza economica mondiale ed è ricca di risorse naturali ed energetiche; infatti il Paese ha fatto delle esportazioni di materie prime (in primis verso la Cina), uno dei suoi volani economici fondamentali, vantando inoltre un sistema finanziario e assicurativo tra i più ricchi al mondo. I fondamentali economici hanno supportano il trend positivo anche nel 2015, ove la crescita è stata pari al 2,5%, trainata da un aumento dei consumi privati, dagli investimenti nel settore immobiliare e da un positivo trend delle esportazioni. L’inflazione è scesa dal 2,3% all’1,7% e il deficit pubblico è stato pari al 2,5% del PIL, a fronte di un debito complessivo (2015) pari al 36,3%.
In ottica del rischio tasso è particolarmente interessante considerare la politica monetaria australiana: infatti la Banca Centrale ha portato lo scorso anno i tassi d’interesse al minimo storico dell’1,50% e aprendo ad ulteriori possibili abbassamenti del costo del denaro. Questo ovviamente significa che la scadenza 2027 si “trasforma” da un rischio in un’opportunità poiché se i tassi dovessero ancora essere limati al ribasso i prezzi ne beneficerebbero.
Ne consegue, in ultima analisi, che con pesi adeguati al totale del portafoglio questo bond possa essere preso in considerazione, stante la situazione attuale, facendo comunque debita attenzione sia all’andamento del cross valutario (assolutamente primario rispetto al rischio tasso) e tenendo d’occhio gli appuntamenti di politica monetaria della Banca Centrale australiana.