Fisco & risparmio: come difendersi dalla stangata numero …(e chi se lo ricorda?)


Cedole & Dividendi

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Facendo i dovuti scongiuri, oggi ci occupiamo di tasse di successione e di come evitare la stangata annunciata (per fine anno?). L’argomento interessa forse solo alcuni, ma apre le porte a un discorso più ampio, che proseguiremo nelle prossime settimane. Da tempo ormai si parla di aumento delle aliquote e restringimento delle attuali franchigie. In realtà sul tema si è alimentato un confronto più ampio, che presto o tardi porterà all’attacco finale alle ricchezze (piccole o grandi) degli italiani, con l’introduzione di un prelievo specifico, cioè di una patrimoniale. Non diteci che c’è già un bollo annuale sui conti deposito pari allo 0,20%, perché agli occhi dei politici è quasi nulla! Torniamo allora alla tassa di successione, precisando che quella stangata numero…del titolo si riferisce all’ennesimo (numero appunto imprecisabile) intervento sui risparmi, intesi o come asset finanziari o come asset immobiliari o come patrimoni detenuti (legalmente) all’estero, con le varie Ivafe (sui conti correnti) e Ivie (sulle case). “Robba da ricchi” dirà qualcuno! Molto meno in realtà di quanto si pensi.

La situazione

L’intervento sulla successione era già pronto mesi fa. Poi è stato sospeso perché impopolare adottarlo poco prima del referendum istituzionale. Visto come quest’ultimo è finito, sta scattando in alcuni la voglia di vendetta! E si ricomincia così a parlarne, anzi a metterlo agli atti della discussione interna dei ministeri competenti e dei partiti, o meglio delle loro ceneri, vista la disgregazione in corso. D’altra parte, con i conti pubblici fuori strada, quali alternative ci sono per fare cassa senza toccare i mille privilegi di un’Italia che protegge solo i furbetti?

L’intervento previsto

Molto semplice. Adotterebbe l’aumento delle aliquote e l’abbassamento delle franchigie. Data la complessità delle situazioni, citiamo solo il caso base: si passerebbe come aliquota al 7% per coniuge e parenti in linea retta (figli), con una franchigia massima di 400.000 euro (vuol dire che il tributo si paga sul valore che eccede tale soglia). Attualmente, l’aliquota è al 4% e la franchigia a un milione di euro. Tutto questo verrebbe aggravato fortemente per patrimoni ereditari oltre i 5 milioni di euro, con un’aliquota che passerebbe al 21% per coniuge e figli. Nel caso poi della componente immobiliare occorre ricordare che l’imposta sulle successioni non è l’unica tassa da pagare quando si eredita: devono essere eseguite anche le volture catastali e saldate le imposte ipotecarie e catastali, che però non verrebbero ritoccate. Non ci allunghiamo oltre citando le altre casistiche, ma segnaliamo che per patrimoni oltre 5 milioni di euro l’aliquota di eredità riferita a soggetti diversi (cioè esterni al nucleo familiare) salirebbe al 45%, contro il 15% sotto quell’asticella. Giusto o ingiusto? Non tocca a noi – cronisti – dirlo.

Le vie di uscita

E’ questo l’aspetto più importante per chi ci legge. Ci sono uscite di sicurezza? Sì e vanno valutate oggi da chi potrebbe trovarsi a gestire situazioni che comportino successioni patrimoniali.

Sembra (ma il verbo andrebbe sottolineato) che restino esenti dalla successione alcuni asset, così come già avviene ora:

1°) Titoli di Stato italiani (di ogni tipo)

2°) Titoli di Stato esteri, ma qui occorre fare una distinzione: la deroga vale per governativi emessi dagli Stati appartenenti all'Unione europea e all'Accordo sullo Spazio economico europeo (Norvegia, Islanda e Liechtenstein; ne è esclusa la Svizzera, che fa parte dell'Efta ma non del See)

3°) Titoli obbligazionari emessi da enti e organismi internazionali costituiti in base ad accordi resi esecutivi in Italia, nonché da amministrazioni statali ed enti territoriali e infine i buoni fruttiferi postali emessi da Cassa depositi e prestiti

4°) Polizze assicurative, ma solo del cosiddetto Ramo 1.

Ne consegue che resterebbero sottoposti a successione:

Titoli governativi di Paesi quali Usa, Gran Bretagna (quando uscisse definitivamente dall’Unione europea), Canada, Australia e quant’altro, che godono invece dell’agevolazione fiscale al 12,5% relativamente a plusvalenze e stacco cedole

Con l’aggiunta di:

Polizze assicurative costruite non per proteggere da un rischio (vita) ma che lo espongono invece a un rischio da un altro punto di vista (finanziario), in altre parole le cosiddette Ramo 3

Certamente incluse anche – come oggi:

Gestioni patrimoniali (c’è chi dice pure per la parte riferita a titoli di Stato).

Sia chiaro, sul tema c’è ancora incertezza, perché al ministero dell’Economia circolerebbe un testo diverso da quello fatto girare in alcuni ambienti parlamentari. Di chi fidarsi? Di nessuno, ma la sintesi che abbiamo proposto dovrebbe essere affidabile. Salvo colpi di testa dell’ultima ora!

P.S.) Non scriveteci ricordando che in altri Paesi del mondo si paga molto di più! E’ vero, ma laggiù il sistema sociale gira in maniera diversa e la disonestà non dilaga.

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