Una bella notizia: la ripresa mondiale c’è! E favorirà questi asset


Cedole & Dividendi

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Abituati come siamo a leggere solo annunci negativi, si ha quasi il timore di dire che qualcosa comincia ad andare bene. Eppure l’economia mondiale è vista in crescita, con un progresso dello 0,5-0,6% rispetto al 2016, vale a dire con un dato in assoluto fra il +3,5 e il +3,6%. A trainarla molti Paesi emergenti - in testa India e Cina - con inevitabilmente gli Usa ben collocati in classifica, secondo i dati più recenti.

Fin qui tutti d’accordo. Un po’ meno sugli effetti concreti e in particolare sull’impatto riferito ai mercati finanziari. I vari report degli strategist portano infatti a conclusioni differenti, il che alimenta tanti altolà. Non vogliamo certamente tediarvi con analisi dei mille documenti resi disponibili dagli asset manager, spesso banali e ripetitivi nelle proprie indicazioni. Vale invece la pena trarre una sintesi, rispondendo ad alcune domande fra le più frequenti da parte degli investitori.

Fino ad oggi Trump ha fatto poco più che parole in termini economici. Se parte il suo piano, di quanto crescerà il Pil Usa e quale sarà l’effetto a livello mondiale?

Non ci si aspettino rimbalzi sostanziali nel 2017. Si tratta in ogni caso di interventi di lungo periodo: i programmi infrastrutturali – se realizzati – cominceranno a far sentire conseguenze fra alcuni anni, mentre l’abbassamento delle aliquote fiscali è ancora tutto da valutare concretamente. Insomma il treno Trump sarà lento.

Quindi non c’è da aspettarsi tanta inflazione in più?

La pressione aumenterà, ma è probabile volatilità anche su questo fronte. Pertanto attenzione a investire su singoli titoli “inflation linked”, perché non è semplice identificare quali scadenze saranno più avvantaggiate. Meglio utilizzare Etf, la cui gamma fra l’altro si sta ampliando relativamente a quelli quotati a Borsa Italiana.

E sui tassi Fed che fare?

In quest’ambito si possono portare a termine investimenti azzeccati se si opera con una certa abilità. E’ difficile prevedere se muoverà di più la parte lunga della curva dei rendimenti o quella corta. Molti strategist prevedono un’accelerazione sul primo fronte. Come uscire dall’impasse? Con una semplice tecnica operativa basata su particolari Etf di cui Cedole & Dividendi scriverà nelle prossime settimane. E’ inutile illudersi che le posizioni obbligazionarie “tout court” possano far guadagnare: finora i profitti sono stati rilevanti sul fronte Usa grazie all’accelerazione del dollaro, ma adesso si è quasi a fine corsa. Il progresso del 30% rispetto all’euro, realizzato dal 2014 sino a oggi, rispecchia l’attuale divergenza nella politica dei tassi fra Fed e Bce, ma sconta anche quella futura.

Quindi la stessa solfa? Bond high yield, bond high yield…

E’ il settore che trarrà maggiori vantaggi dalla ripresa mondiale, ma sono obbligazioni difficili da trattare. Come su altri fronti del credito, è giunto il momento di affidarsi alla gestione attiva e priva di vincoli, quindi a fondi specifici. In realtà c’è una soluzione intermedia: puntare sulla parte breve delle scadenze con singoli titoli (se si riesce ad acquistarli) o con Etf – meglio se hedgiati – e affiancare altrettanto capitale investito su prodotti gestiti. Le fasce di rating interessanti sono oggi la singola B e la CCC, ovvero le più rischiose e difficili da negoziare.

Obbligazioni e azioni dei mercati emergenti valgono le promesse di un trend 2017 in recupero?

Sì, per due fattori: la crescita globale e il probabile rialzo delle materie prime. C’è incertezza tuttavia sulle politiche protezionistiche Usa. In sintesi i mercati più gettonati risultano quelli meno correlati all’economia a stelle e strisce e con elevato export di materie prime: per esempio Russia, Brasile, Sud Africa, Perù, Indonesia, Cile e Colombia. Ciò vale soprattutto in termini di obbligazionario in divise locali e di azionario.

E l’Europa? Si continua a dire che i parametri di redditività dell’azionario devono premiare il nostro Continente. E’ vero?

Gli strategist l’hanno sostenuto per tutto il 2016. Oggi sono più prudenti. L’economia sta migliorando, ma i rischi politici appaiono evidenti. Un analista di Natixis dichiara: “L’incertezza latente costituisce un’opportunità per gli investitori di lungo periodo, ma è causa di insicurezza per gli avversi al rischio”. In altre parole attenzione a non perdere occasioni forse molto interessanti in presenza di debolezze dei mercati.

La strategia “dividend” ha senso?

E’ proprio in questa fase che ne ha. Pensiamo al settore delle big delle commodities, nella maggior parte dei casi quotate a Londra. Negli ultimi anni le loro azioni hanno perso tanto. Poi – all’improvviso – sono partiti forti rimbalzi, impensabili. E il ritorno alla distribuzione di dividendi, perché nel frattempo sono state realizzare pesanti ristrutturazioni. Chi le avesse acquistate sui minimi oggi incasserebbe rendimenti record. L’abilità dell’investitore sta nell’individuare titoli sottovalutati, dai forti business e con dividendi al rialzo. Secondo alcuni strategist è qui che si reperisce l’area dalle maggiori potenzialità di yield nei prossimi anni.

Da chi tenersi lontani?

Dai grandi debitori, ovvero dagli Stati (eccetto pochi) e dalle corporate di settori che subiscono pressioni sui costi di indebitamento. Se la ripresa mondiale verrà confermata l’effetto inevitabile sarà quello di un aumento dei tassi. Che si farà sentire su molte grandi aziende. Meglio allora energetici e finanziari, ma con una precisazione. Il secondo termine è più ampio rispetto al nocciolo bancario. Bisogna così rivolgersi a società attive nella gestione della finanza piuttosto che in quella del puro credito.

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