Previsioni mercato obbligazionario
Prosegue l’effetto dell’onda lunga generata dalle decisioni della BCE in merito ai tempi e i modi di uscita dal QE, ma soprattutto, generata dalla netta evidenza che i tassi rimarranno bassi e per un certo tempo anche dopo la fine del QE. Questo perché l’obiettivo della BCE è quello di raggiungere la fatidica soglia del 2% di inflazione prima di iniziare a muovere la leva dei tassi.
Ora, giusta o sbagliata che sia l’intenzione di Draghi, tanto basta per avere una curva dei rendimenti area Euro che ha ripreso a contrarsi. Per quanto apprezzata dai mercati (sia azionari sia obbligazionari) la schiettezza e il programma della Banca Centrale, qualche voce qua e là inizia però a considerare che l’ostinazione nel perseguire a tutti i costi il 2% di target inflattivo potrebbe non essere così saggio.
Di fatto, ciò che evidenziano coloro che mettono in dubbio la validità della strategia Draghi è che un 2% di inflazione a livello europeo non è necessariamente cosa buona per i singoli Paesi. Questo ha un senso, poiché da un lato il 2% è la media dell’inflazione dei vari Paesi dell’Unione e non di meno l’economia, la struttura sociale, il PIL e le altre componenti macro non sono per nulla omogenee tra i vari Stati.
Staremo a vedere come si evolverà questo dibattito e come nel corso dei prossimi mesi si muoverà l’inflazione che è di fatto l’ago della bilancia per la politica monetaria BCE. Intanto la ZC-Yield Curve ha stretto ancora qualche bps rispetto a settimana scorsa con rendimenti sempre sotto area 1,50% sul tratto sino ai vent’anni e sempre sotto area 1,60% per le scadenze oltre i trent’anni. Stabile la parte a breve, ma non potrebbe essere diverso viste le considerazioni fatte sin qui.
Stabile la parte a breve della ZC-Yiel Curve e quindi poco mossi anche i forward su Euribor 6 mesi, con il tratto a lunga che si porta sotto area 2,20% e il tratto a breve che conferma tassi ancora bassi e politica accomodante.
In lieve contrazione ancora gli spread: quello italiano continua a beneficiare della revisione al rialzo del rating da parte di S&P (BBB dal precedente BBB-); bene anche lo spread del Portogallo che prosegue la sua marcia verso i 150 bps. Sempre sotto area 0,40% di rendimento il Bund e ormai tutti gli altri benchmark ormai sotto al 2% di rendimento.
Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei benchmark decennali dei principali mercati, diventa sempre più netta la profonda differenza tra le aspettative sui tassi nell’area USA/UK rispetto all’Europa. Il modello infatti sta confermando i BOTTOM sui decennali USA e UK, poiché ora Trendycator è verde e quindi esprime trend al rialzo. Situazione opposta in area Euro, ove il Bund pare diretto in area 0,30% di rendimento e il Btp addirittura sta provando a bucare l’area 1,75% che regge da fine 2016.
A livello strategico e tattico per il portafoglio obbligazionario, quindi, confermiamo le indicazioni con piccoli aggiustamenti: proseguire ad alleggerire la carta portoghese e chiudere poi la posizione per livelli di spread POR/GER superiori a 180 bps; liquidare le eventuali residue scadenze a lungo termine sul debito USA; approfittare del “magico” momento per il debito italiano e proseguire ad alleggerire le posizioni a lungo termine. Confermato per l’apertura di nuove posizioni il debito a breve termine e il tasso variabile sia in EUR sia in USD. Bene anche incrementare i bond a breve termine – o meglio i tassi variabili – in USD: primo potenziale obiettivo del cambio EUR/USD area 1,14 ma sul medio lungo lo spazio di apprezzamento della valuta USA è decisamente significativo.