Bond Venezuela: default o non default, ristrutturazione o no, che fare?


Una sintetica analisi del quadro attuale (assai confuso) per chi è già esposto, per chi no e per chi fa trading.

Hot markets

La tempesta perfetta si è abbattuta su tanti piccoli investitori e trader italiani, che contavano molto sui bond Venezuela espressi in $, per due caratteristiche: alta volatilità e impegno di capitale modesto, trattando ormai da lungo tempo ben sotto la pari. La tempesta deriva da varie concause, di cui due notoriamente le principali: Caracas non può più rifinanziarsi sui mercati perché lo impediscono le sanzioni volute da Trump; il debito globale intanto assommerebbe a 150 miliardi di $ ma le riserve solo a 9,7 miliardi.

Le vie di uscita ipotizzate appaiono ingegnose: la prima – di cui si mormora – sarebbe quella che ambienti vicini ai vertici del Paese farebbero trading sui bond Venezuela, attraverso operatori compiacenti, pilotando le informazioni su omessi e poi confermati pagamenti delle cedole, con tutto quanto ne consegue a livello di quotazioni. Una fandonia? La situazione è talmente confusa da far sì che qualsiasi interpretazione diventi realistica, ma con gli occhi degli Usa puntati direttamente su Maduro tale congettura appartiene forse più ai giallisti finanziari che alla realtà. La seconda ipotesi riguarda l’emissione di nuovi bond Venezuela in valute diverse dal dollaro, il che potrebbe rientrare fra le soluzioni presentate in fase di ristrutturazione del debito. La terza è che Paesi “amici” salvino Caracas. Sono Russia e Cina. Pechino detiene ben 28 miliardi di debito venezuelano e intende mantenere relazioni cordiali con Maduro e compagni. Su questo fronte le notizie però latitano. Quello che appare evidente è che un’industria delle news è all’opera da mesi sui bond Venezuela e che lo scacchiere sta diventando sempre più da geopolitica all’ennesima potenza. Certe sono soltanto due notizie:

● Maduro ha annunciato una ristrutturazione del debito, sulle cui modalità e sui cui tempi è confusione totale.

● Alcune emissioni sono andate tecnicamente in default, ma ciò non vuol dire default del Paese o delle società di Stato. Almeno per ora.

Che fare in questo contesto?

Chi detiene bond Venezuela a prezzi di carico elevati

Molto dipende dalle scadenze. Nella fase attuale sembrano favorite le lunghe, perché consentiranno una più che probabile ristrutturazione del debito, che potrà però avvenire solo con profonde riforme sociali. Vendere oggi non ha senso, ma eventualmente entrare e uscire per abbassare i prezzi di carico e produrre minus fiscali sì

Chi detiene bond Venezuela a prezzi di carico bassi

Non può che aspettare. Probabilmente – secondo alcuni esperti del debito emergente – sarebbe meglio in questo caso spostarsi o sulle scadenze molto corte o molto lunghe, in base all’esperienza di altre ristrutturazioni (per esempio quella dell’Ucraina)

Chi non detiene bond Venezuela

Posizionarsi oggi ha poco senso perché il quadro appare iper confuso. Su possibili ulteriori debolezze si può ipotizzare con investimenti molto modesti

Chi fa trading con i bond Venezuela

Volatilità alle stelle non sempre significa potenzialità di performance positive. Le condizioni migliori si determinerebbero sulle scadenze lunghe in presenza di news riferite alla sostituzione di Maduro e alla ristrutturazione del debito. Il mercato oggi è comunque nelle mani degli “hedge”, interessati a muovere le quotazioni

Dimenticare oggi i bond Venezuela non ha senso. Monitorali con attenzione è la strada migliore nella speranza di trovare un punto alla discesa delle quotazioni. Solitamente l’area dei 25 lo è (sulla base di altre ristrutturazioni) e proprio qui si sta collocando la media delle obbligazioni trattate anche in Italia.

Un titolo da seguire – come riferimento – l’11,75% scadenza 2026 (Isin USP17625AE71): il minimo l’ha registrato nell’anno a 18,2 $, il massimo a 60,6 e il rendimento a scadenza attuale si colloca al 56,7%. Naturalmente teorico perché di qui a rimborso chissà quante ne vedrà!