Etf azionari ad alto dividendo ma in $: il gioco vale la candela?


Cedole & Dividendi

Esporsi al dollaro e puntare sui dividendi azionari stabili utilizzando gli Etf: può essere una buona strategia? Lo chiedono alcuni lettori di questo report ed è quindi inevitabile (e interessante) affrontare un raffronto fra due tipologie di sottostanti, quella relativa all’azionario mondiale e quella riferita ai titoli dell’S&P 500 a bassa volatilità, entrambe in $. In realtà le due famiglie dispongono di vari Etf, da confrontare direttamente fra loro. Il parallelo quindi è forse un po’ improprio, ma non più di tanto.

SPDR S&P Global Dividend Aristocrats: Isin IE00B9CQXS71 (Etf quotato su Borsa Italiana) – Profilo rischio elevato – L’indice S&P Global Dividend Aristocrats replica i 100 migliori titoli azionari a elevato rendimento da dividendi di tutto il mondo. La valuta sottostante è il dollaro Usa e non è prevista alcuna copertura valutaria per chi acquista in euro – Secondo quanto comunicato da S&P i Paesi maggiormente rappresentati nell’indice sono Usa (22,9%), Canada (20,5%), Sud Africa (9,8%), Gran Bretagna (9,1%) e Francia (5,1%). Il mondo asiatico è poco presente.

Performance a 1 anno: +15,4% - volatilità a 180 giorni 12,1% (riferita al cambio in euro) - quotazione attuale 29,3 euro - quotazione minima a 1 anno 22,88 euro – quotazione massima a 1 anno 30,49 euro – supporto 26 euro.

Commissioni totali annue 0,45% - liquidità buona, ma con punte elevate in alcune sedute, sebbene gli importi globali siano nella media – Tipologia a replica fisica.

Pagamento dividendi: trimestrale – complessivo 2014 0,88 euro – 2015 1,0 euro – 2016 1,06 euro – Rendimento lordo attuale: 3,6% (riferito a dividendi pagati nel 2016 rapportati a quotazione attuale) Rendimento su debolezza a livelli grafici rilevanti: a 26 euro 4,07%.

PowerShares S&P500 High Div Low Volatility: Isin IE00BWTN6Y99 (Etf quotato su Borsa Italiana) – Profilo rischio elevato – L’indice investe in titoli azionari dell’S&P 500 Usa ad alto dividendo con focus bassa volatilità/rischio ponderato – La valuta di denominazione è l’Usd, il che comporta il rischio cambio per l’acquirente in euro.

Performance a 1 anno: +22,1% - volatilità a 180 giorni 12,3% (riferita al cambio in euro) - quotazione attuale 28,3 euro - quotazione minima a 1 anno 21,8 euro – quotazione massima a 1 anno 29,6 euro – supporto 27,7 euro.

Commissioni totali annue 0,30% - liquidità media, con scambi continui ma piuttosto limitati – Tipologia a replica fisica.

Pagamento dividendi: trimestrale – complessivo 2016 0,84 euro – Rendimento lordo attuale: 3,0% (riferito a dividendi pagati nel 2016 rapportati a quotazione attuale) Rendimento su debolezza a livelli grafici rilevanti: a 27,7 euro 3,03%.

A diretto confronto

L’abbiamo già detto: il confronto non è propriamente corretto, trattandosi di sottostanti diversi, ma l’area di investimento coincide, essendo azionario ad alti dividendi in dollari con una resilienza maggiore, data nel primo caso dal fatto che si tratta di “aristocrats” (cioè di “shares” aristocratiche nei dividendi) e nel secondo di titoli a bassa volatilità. Le etichette sono facilmente comprensibili, ma la verità è che si ha a che a che fare con un azionario “tirato” e dia bassi rendimenti riferiti ai dividendi. Un 3,6% e un 3% non si confanno con indici ai massimi o quasi. E’ evidente che entrambi gli Etf comportano poi il rischio cambio, oggi troppo incerto in un quadro geopolitico in forte instabilità. Incassare dividendi di fronte a possibili perdite da calo delle quotazioni e/o da discontinuità sul “cross” valutario è una strategia perdente. Diverso il discorso se si pensa a un Piano di acquisti nel tempo, da avviare comunque solo in presenza di consistenti correzioni dei mercati. L’investitore italiano è avverso ai bond in valute emergenti ma accetta più facilmente le incertezze dell’azionario “global” o Usa: potremmo dimostrare che il rischio è molto maggiore sul secondo fronte. Non lo facciamo e consigliamo – a chi ha orizzonti di lungo termine (come avviene con la scelta di Etf ad alto dividendo) di porsi sempre il punto interrogativo riferito all’andamento della valuta sottostante dei prodotti su cui punta.

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