Cina ultraliberista contro Usa sciovinista. Così cambia il modo di investire (1° puntata)


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In settimana si è assistito a un confronto a distanza fra i due leader della politica mondiale: a Davos il presidente cinese Xi Jinping ha pronunciato un discorso in difesa della globalizzazione, dimostrandosi di fatto progressista tutto tondo, mentre a Washington il neo presidente Donald Trump ha esaltato il nazionalismo economico nel nome di un patriottismo da neo conservatore a stelle e strisce. Non vogliamo tediarvi di certo con considerazioni politiche (non se ne può più dei mille commentatori televisivi e da prima pagina dei quotidiani!) ma ipotizzare quali strade seguire in quello che si annuncia un duello a distanza fra le due potenze: investire sulla Cina di Xi Jinping o sull’America di Donald Trump? I report degli analisti sono molto incerti sul cosa fare nei prossimi mesi ed è quindi il caso di fotografare il quadro delle aree di investimento possibili nei due Paesi. Oggi iniziamo da quello asiatico. Domenica prossima verificheremo le aree di potenziale crescita negli Usa.

Cina, che fatica!

Il liberalismo di facciata non è accompagnato da altrettanta disponibilità nell’agevolare l’acquisto di asset a Pechino e dintorni. Il mercato obbligazionario è di fatto chiuso, sebbene sia uno dei maggiori al mondo in termini di dimensioni. L’azionario risente di non poche restrizioni. Ecco allora gli spazi in cui agire, con la consapevolezza di una valuta – lo yuan – pilotata ad arte. Dopo il forte rimbalzo sull’euro, iniziato a maggio del 2014 (8,68) e terminato ad aprile del 2015 (6,55), è partita una fase di svalutazione condotta da Pechino rispetto al dollaro, con effetti inevitabili, ma meno forti, sull’euro. Dai 6,55 è tornato sui 7,5, per migliorare poi di poco fino ai 7,3 delle ultime sedute. L’incertezza è totale, perché se Trump scegliesse la strada di una debolezza strutturale del biglietto verde la reazione sarebbe inevitabilmente simile per lo yuan.

Fatta salva questa premessa e l’impossibilità di trovare strumenti “hedgiati” sul cambio, la costruzione di un portafoglio cinese può ipotizzare questi collocamenti:   

Bond – Molti i titoli espressi in yuan di emittenti occidentali, cosa diversa rispetto al puntare sulle evoluzioni in corso a Pechino: fra l’altro hanno quasi tutti un taglio da 1 milione di yuan (= 136.000 euro). Segnaliamo allora due emissioni di organizzazioni sovranazionali abbastanza liquide e a basso lotto:

1°) IFC (World Bank): cedola 3,1% - scadenza 24/9/2019 – importo 1 miliardo di Cny – taglio minimo 10.000 Cny – Isin XS1111687684 – quotazione su varie Borse europee – prezzo sui 98 Cny – trattato in Italia sull’“Otc”.

2°) Ibrd (World Bank): cedola 2,5% - scadenza 22/7/2021 – importo 65 milioni di Cny – taglio minimo 10.000 Cny – Isin XS1442211923 – quotazione al Mot con “spread” molto ampio: si può ipotizzare un prezzo di acquisto sui 96 Cny.

Etf obbligazionari – Ce n’è uno quotato a Milano che consente di replicare l’indice Csi Medium Term Treasury Note, ovvero i titoli di Stato cinesi con scadenza 4-7 anni. Si tratta del Db Ii Csi China Sovereign Bond: Isin LU1094612022 – valuta di negoziazione euro – valuta di denominazione dollaro Usa, ma con il sottostante espresso in yuan – a distribuzione annuale di dividendi (rendimento lordo annuo 0,43%) – di tipo a replica fisica – commissione di gestione 0,55% - bassa volatilità nell’ultimo anno.

Etf azionari – Attenzione alla scelta che si fa, perché il mercato più liquido fra le Borse cinesi è quello di Hong Kong, che però è un mondo a parte, con differenze sostanziali rispetto a trend della piazza di Shanghai. Se si vuole quindi puntare su quest’ultima, l’Etf che ha una migliore correlazione con l’indice CSI300 è il DB X- Trackers CSI300: Isin LU0779800910 - valuta di negoziazione euro - valuta di denominazione Usd, ma non prevede la copertura nei confronti dello yuan, il che d’altra parte avviene per tutti gli Etf riferiti a Cina o Hong Kong, che non contemplano nemmeno il pagamento di dividendi - l'indice CSI 300 è composto dai 300 titoli azionari con più vasta capitalizzazione di mercato e liquidità dell'intero comparto delle società quotate con rating A nella Repubblica Popolare Cinese – di tipo a replica sintetica – commissione di gestione 0,50% - bassa/media volatilità nel corso dell’ultimo anno.

Azioni – Investire direttamente sui titoli è possibile passando attraverso gli Adr quotati a Wall Street (Adr sta per American Depositary Receipts e indica dei certificati rappresentanti azioni di società estere): abbastanza liquidi nella maggioranza dei casi, vanno visti come un’area su cui puntare, sebbene in alcuni casi – complici vari fattori – si verifichino frequenti “gap” di apertura, soprattutto negli Adr meno significativi.  In totale sono 130, di cui due con capitalizzazione oltre 200 miliardi di dollari (Alibaba e Petrochina) e dieci con capitalizzazione medio/grande (da 10 a 200 miliardi di dollari): si tratta di Baidu, China Eastern Airlines Corp, China Telecom, Ctrip, Huaneng Power Int, JD.com, China Life Insurance, NetEase, China Petroleum & Chemical Corp. e ZTO Express. Una caratteristica degli Adr è di distribuire dividendi molto bassi: solo quattro hanno “dividend yield” oltre il 2%: si tratta di China Telecom, Huaneng Power Int, China Life Insurance e China Petroleum & Chemical.

In sintesi L’obiettivo di crescita per il Pil del 6,7% nel 2016 da parte della Cina è stato raggiunto ed è un successo. Ora ci sono però i timori del nazionalismo in salsa Trump. Il vero punto interrogativo è rappresentato anche dalla tenuta dello yuan, in presenza di possibili politiche svalutative da parte di Washington. Al momento attuale molti indicatori confermano incertezza, ma trascurare oggi la Cina è impossibile per qualsiasi investitore. Almeno un 3-5% di ogni portafoglio meno conservativo deve essere incentrato su asset in yuan, con tutte le precauzioni possibili in termini di scelta. Il fatto insolito è che nel 2017 appaiono più rischiose le obbligazioni rispetto alle azioni, perché i rendimenti delle prime sono modesti e troppo esposti alla variabile valutaria.

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