Bond o azioni high dividend? Oggi (in euro) meglio le seconde per un 2017 battagliero


Cedole & Dividendi

Nei giorni scorsi abbiamo promesso – dopo una prima analisi più prudenziale delle prospettive 2017 – di ipotizzarne anche una più aggressiva. Eccola! Risponde fra l’altro alla domanda che il piccolo e medio investitore, alla continua ricerca di rendimenti, si pone se preferire obbligazioni (specialmente dopo la recente correzione dei mercati) o azioni con ottime prospettive di yield da dividendi nel medio e lungo termine.

Sperare in un rialzo dei tassi di interesse in area euro è aleatorio. Ci sarà, ma marginale e comunque nell’arco di uno/due anni. Diverso il discorso se si punta su una diversificazione valutaria, che ha i suoi rischi ma consente di incassare cedole significative, soprattutto quando si scommette su alcune valute (dollaro Usa, dollaro australiano, dollaro neozelandese e divise emergenti). L’Europa ha bisogno di un risveglio dei rendimenti, ma il quadro politico ed economico non va in questa direzione.

Ecco allora che una possibile alternativa consiste nel mettere in portafoglio bond espressi in altre monete e nel puntare su azioni in euro con ottime prospettive di “dividend yield” e soprattutto con trend al rialzo nel tempo. Il problema sta solo nello scegliere i titoli giusti e nell’acquistarli in presenza di correzioni dei mercati. Se la strategia viene applicata correttamente ci sono davvero possibilità di rendimenti significativi.

Oggi il sistema delle corporate europee appare solido, ben più di quanto non sia l’Europa. Importante è confidare allora su una diversificazione dei settori, evitando quindi di concentrarsi sui comparti più lucrosi in passato nella distribuzione di profitti: per esempio le utilities e il mondo della telefonia. Ci sono ancora società ottime in tale ambito, ma bisogna guardare oltre.

Fatto salva questa modalità operativa, ecco alcuni consigli utili:

1°) la parte iniziale dell’anno è solitamente favorevole per chi punta ai dividendi, non solo per l’evidente motivo che si avvicina il momento della distribuzione dei profitti ma anche perché le performance dei relativi titoli tendono a migliorare;

2°) le “high dividend shares” sono solitamente meno volatili di quelle più avare;

3°) oggi il rendimento medio dell’Msci Euro è del 3,6%, ma ci sono titoli con punte al 5-7%;

4°) occorre valutare l’impatto fiscale (prelievo all’origine e in Italia), da stimare in circa il 40% dell’importo incassato. Ciò porta a rendimenti più bassi, salvo che si scelgano azioni che pagano distribuendo capitale e non liquidità: non sono molte ma vanno tenute in debita considerazione;

5°) è pur vero che il cosiddetto “dividend growth” stimato per i prossimi anni è spesso elevato e potrebbe compensare nel tempo il peso dell’impatto fiscale;

6°) per valutare i movimenti futuri e il rendimento reale di queste azioni occorre prendere in considerazione la differenza fra yield medio dei dividendi ed Euribor a 12 mesi. Se ne trae un indicatore attendibile per monitorare il momento di questo modo di investire;

7°) la scelta delle azioni (e nei prossimi giorni ne analizzeremo una ventina circa) deve tenere conto di valori corretti di indebitamento delle relative società, spesso leader di settori con buona profittabilità;

8°) c’è il rischio aumento tassi di interesse? Come inciderebbe? Sarebbe un impatto modesto, poiché se il costo del denaro aumentasse vorrebbe dire che la salute dell’economia migliora e l’effetto risulterebbe positivo proprio per le grandi corporate più generose e solide nel distribuire profitti.

Quali titoli scegliere? Appuntamento ai prossimi giorni.