BOND
I movimenti un po’ contraddittori dei titoli di Stato negli ultimi giorni, con soprattutto il decennale tedesco tornato nell’area dei rendimenti positivi, sebbene micro, hanno alimentato tensioni fra i gestori di patrimoni, improvvisamente alla ricerca di alternative ai tassi fissi. Molti si sono chiesti se i timidi segnali di una svolta non costituiscano una spinta a inserire di nuovo in portafoglio bond a tasso variabile e “inflation linked”.
Valutiamo in questa puntata la prima ipotesi, concentrandoci sul variabile per eccellenza, ovvero il Cct. Effettivamente sulla parte lunga delle scadenze si registra un’inevitabile previsione di un loro maggiore rendimento confrontando variabili e fissi (nel caso specifico Btp di equivalente durata), sebbene al momento l’indicizzazione sia penalizzante, poiché l’Euribor a 6 mesi è caratterizzato dal segno meno (~ -0,20%). Vediamo per esempio cosa accade alle emissioni con vita residua 2020.
● Il Btp 0,65% 1/11/2020 (Isin IT0005142143) assicura un rendimento a scadenza dello 0,193%, con “duration” (sensibilità al variare dei tassi) 4,05.
● Il Btp 4% 1/9/2020 (Isin IT0004594930) garantisce un rendimento a scadenza dello 0,166%, con “duration” 3,7.
● Il Cct, indicizzato Euribor 6 mesi + 0,80% paga ora uno 0,642% su base annua (Isin IT0005056541) e rende lo 0,118%.
In sintesi: attualmente si è sfavoriti in termini di rendimento se si punta sul variabile, ma quella che viene definita “opzione implicita” da rialzo futuro dei tassi gioca a favore dei Cct su scadenze medio/lunghe, ovvero dal 2020 in poi. Il problema è un altro. I certificati di credito del Tesoro con vita oltre fine decennio hanno “spread” sull’Euribor a 6 mesi più modesti rispetto ai corti: 0,55% il giugno 2022, 0,7% il dicembre 2022 e 0,7% il luglio 2023. La scelta quindi dello strumento giusto deve concentrarsi sulla quotazione d’acquisto, in questa fase piuttosto penalizzante, causa BCE. Ecco allora le strade da seguire:
1°) monitorare l’Euribor a 6 mesi. Solo un ritorno al segno più costituirà un’avvisaglia a favore dei variabili, come dimostra il fatto che i Cct rendano oggi su tutta la curva di meno rispetto ai Btp di scadenza equivalente;
2°) l’opzione migliore – nella fase attuale – è rappresentata dalla scadenza 2020, ma con un rientro della quotazione sotto quota 101, da cui è iniziata la pressione rialzista da Quantitative Easing;
3°) le previsioni di movimenti all’insù dei tassi primari vanno nella direzione che ciò si realizzi solo da fine 2018, nel migliore dei casi. Puntare quindi oggi sui Cct ha poco senso, salvo in presenza di fortissime plusvalenze da vendite di Btp. In tale situazione il variabile può costituire un parcheggio di liquidità senza incorrere in rischi di vario tipo (salvo quelli di credito, dovuti a fattori di natura politica o di debito pubblico).
Nuove emissioni alla prova dei fatti
Ecco le migliori della settimana, considerando solo quelle con piccolo taglio.
1°) Il rating di Moody’s è Baa3, che equivale a una BBB- delle altre agenzie. Si è cioè nell’area “investment grade”, con qualità però medio-bassa. Pemex, cioè Petroleos Mexicanos, è la società di Stato del Paese centroamericano specializzata in estrazione, raffinazione e commercializzazione di prodotti petroliferi. Il suo quadro finanziario appare meno problematico rispetto ad altre specialiste del comparto nel continente. E’ pur vero che nel 2015 ha registrato una perdita record di 30,3 miliardi di $. Due le nuove emissioni:
valuta Usd, tasso fisso 4,625%, scadenza 21/9/2023, importo globale di 2 miliardi di Usd, taglio minimo 10.000 Usd e Isin US71656MBL28. Su una vita residua a sette anni nel comparto petrolifero statunitense si trovano rendimenti più alti, ma Pemex ha il vantaggio di essere 100% statale. Il Messico stima di possedere riserve per 13 miliardi di barili, sebbene la produzione sia andata calando negli ultimi anni. Il titolo prezza per ora sui 100 (in varie Borse europee) e potrebbe in futuro essere quotato anche su EuroTlx.
valuta Usd, tasso fisso 6,75%, scadenza 21/9/2047, importo globale di 2 miliardi di Usd, taglio minimo 10.000 Usd e Isin US71656MBM01. Il titolo quota già oltre 101, ma attenzione alla “duration” (sensibilità al variare dei tassi) di ben 13,4, che su una scadenza di 31 anni costituisce un nemico con cui combattere, in presenza di ogni tensione sul fronte Fed. In questa fase di mercato un trentennale e poco più va monitorato perché caratterizzato da volatilità elevata. Può costituire un ottimo strumento di trading nell’ambito “Otc”. Per ora il mercato approva.
2°) Gli zero coupon stanno svolgendo un ruolo interessante sia per gli istituzionali sia per il “retail”, poiché caratterizzati da un ottimo rapporto importo investito / rendimento potenziale nel caso di quelli espressi in valute emergenti. Data la carenza di occasioni da urlo sul mercato obbligazionario, gli z.c, consentono di realizzare strategie alquanto differenti, soprattutto nel caso di monete riferite a Paesi con politiche monetarie restrittive, cioè con tassi di interesse elevati vicini al culmine. La Turchia sta cercando di allentare, dopo la punta del 2014 al 10%, e riconosce ora il 7%, ben sotto i picchi del 2008/2009, quando giunse perfino ad accreditare il 16%. In questo quadro ecco un nuovo titolo di IFC (World Bank), a rating AAA: valuta Try, zero coupon con prezzo di quotazione iniziale a 41,985, scadenza 23/9/2026, importo globale di 150 milioni di Try, lotto minimo 10.000 Try e Isin XS1490735740. Il rendimento è al 9,07%; il problema sta nel fatto che per ora questo z.c non è trattato sui mercati regolamentati e ha un importo piuttosto modesto, con la conseguenza che diventerà – in pochi giorni - preda impossibile, poiché strumento agguantato dagli istituzionali. L’ammontare è destinato comunque ad aumentare.
3°) Una divisa poco considerata dagli investitori italiani è lo zloty polacco, che da tempo si conferma stabile rispetto all’euro, muovendosi nella fascia compresa fra 4,2 e 4,4. Per chi voglia aumentare la propria diversificazione valutaria ecco il nuovo Bei (rating AAA) a tasso fisso: valuta Pln, cedola 2,75%, scadenza 25/8/2026, importo globale di 1,1 miliardi di Pln, lotto minimo 1.000 Pln e Isin XS1492818866. Sul secondario lo si ritrova sotto i 99, con un rendimento in salita verso il 2,85%.
4°) Un tasso fisso in $ può essere rischioso in termini di movimenti conseguenti a possibili rialzi dei tassi da parte della Fed. Inoltre è emesso da un gruppo bancario statunitense, Goldman Sachs, ma quotato sul Mot: valuta Usd, cedola 3% (pagata il 7 settembre di ogni anno), scadenza 7/9/2026, importo globale di 100 milioni di Usd, taglio minimo 2.000 Usd e Isin XS1402088170. Per ora è trattato in vendita solo dal collocatore a 100, ma già s'intravede una pressione ribassista sul fronte degli ordini in acquisto. A 99 corrisponde uno “yield” del 3,12% e a 98 del 3,24%. Per ritrovarlo a un 4% lordo (2,96% netto) si deve acquistare a 92. Lì potrebbe diventare interessante, ma nel frattempo occorrerà attendere un bel po’.
Interessanti occasioni dal secondario
► Le difficoltà di Deutsche Bank, a seguito dell’avvio di una pesante offensiva degli Stati Uniti in relazione alla crisi “subprime” (vicenda che interessa gli anni 2005/2007!), con una possibile pesantissima ammenda, per ora fissata in 14 miliardi di dollari, ma probabilmente ridotta, stanno avendo effetti anche sulle sue obbligazioni. E’ il caso, per esempio dei titoli:
● Subordinato Tier 2 in euro con cedola 4,5% e scadenza 2026 (Isin DE000DL40SR8), trattato sul Mot con taglio 100.000, dove è sceso a 94,5 in pochi giorni e con “spread” denaro/lettera di circa 100 pb.
● Subordinato Tier 2 in euro con cedola 2,75% e scadenza 2025 (Isin DE000DB7XJJ2), trattato su Tlx con lotto 1.000, arretrato a 89,4, ma molto più liquido rispetto al precedente, per l’evidente taglio “retail”.
● Tasso misto “senior” in dollari Usa, con cedola 3% fino al 15/7/2020 e poi variabile indicizzato tasso swap a 10 anni e scadenza 15/7/2025 (Isin XS0461387325), trattato su Tlx con taglio 2.000. Quota sui 90, ma con "book" concentrato in vendita.
La tempesta DB dovrà inevitabilmente passare e questi titoli – come altri – risaliranno verso quotazioni più consone. Per ora è difficile valutare se il trend al ribasso proseguirà ancora per alcune settimane, seppur in maniera meno accentuata rispetto al tonfo degli ultimi giorni.
► Dal 2,15% al 3,50%, con struttura “step up” dal 2017 al 2023: è quanto prevede Banca Imi in dollari, obbligazione emessa nel gennaio scorso, e che ora quota a 98 $ su Tlx (Isin IT0005139958), con “spread” denaro/lettera di circa 50 pb. A lotto 2.000 garantisce attualmente uno “yield” lordo a scadenza del 3,2%, considerando tutte le diverse cedole programmate. Ci sono certamente tassi misti che rendono di più come parte fissa, ma che presentano l’incertezza del successivo “switch” in tasso variabile. L'Imi “step up” assicura oggi un più elevato “yield”, con una struttura semplice.
► Il mercato dei vecchi junior subordinati continua a regalare piccole chicche. Una riguarda il Bnp Paribas in euro, la cui “call” non verrà esercitata il prossimo 17 ottobre, con rinvio quindi al 2017, sempre che a quella data la banca decida di rimborsare il titolo, emesso nel 2005. Paga una cedola fissa del 4,875%, ha taglio 1000 e quota al mercato “Otc” sui 101,6/101,8, sebbene sull’“ask” si registri un po’ di volatilità. Il rendimento si aggira quindi sul 3%, con una rischiosità mediamente bassa. Il rating è BBB-.
Cinque azioni italiane a elevato dividendo
Sono loro le regine un po’ appartate del rendimento da dividendi azionari sul “parterre” di Borsa Italiana.
Banca Generali
Dividendo in continua crescita dal 2007 (0,10 euro) al 2016 (1,20 euro, con stacco il 23/5). Il rendimento alla quotazione attuale è del 6,6% (prezzo di calcolo a 18,1 euro). Non è possibile alcuna previsione per il 2017, ma l’ipotesi del mantenimento di 1,20 euro è probabile.
Quotazione consigliata per acquisti su debolezza: nella banda di oscillazione fra 16,1 e 17,5 euro.
A2A
Dividendo in continua crescita dal 2013 (0,026 euro) al 2016 (0,041, con stacco il 20/6), pur con altalenanti fasi negli anni precedenti. Il rendimento alla quotazione attuale è del 3,3% (prezzo di calcolo a 1,23 euro). Più difficile prevedere le evoluzioni per il 2017. In questo caso è consigliabile puntare più su una correzione della quotazione che su un incremento della distribuzione di profitti.
Quotazione consigliata per acquisti su debolezza: sugli 1,18 euro e – in caso di ulteriore ribasso – sugli 1,08.
Erg
La storia dei dividendi della società è abbastanza instabile, essendo passato il relativo importo da 0,20 euro del 2002 a 1 euro del 2016 (stacco il 23/5), con punte altrettanto elevate nel 2009 (0,90 euro) e nel 2014 (1 euro), contro una media piuttosto solida di 0,40 euro. Alla quotazione attuale di 10,2 euro il rendimento equivale al 9,8%, record difficilmente ripetibile nel 2017. Ipotizzando un ben più modesto importo di 0,40 – allineato al valore medio – il rendimento scenderebbe a un pur dignitoso 3,9%.
Quotazione consigliata per acquisti su debolezza: sui 9,95 euro, punto di appoggio nella maggior parte delle fasi ribassiste del 2016.
Ascopiave
Progressiva la crescita della distribuzione di profitti da parte di questa società: nel 2009 si collocava a 0,09 euro, mentre nel 2016 è salita a 0,15 euro (stacco 9/5), con un rendimento attuale del 5,7% (prezzo di calcolo a 2,60 euro). Il mantenimento degli 0,15 euro per il 2017 appare più che probabile, poiché si tratta di un dividendo stabile da due anni.
Quotazione consigliata per acquisti su debolezza: il titolo ha registrato un trend rialzista per tutto il 2016, ma da inizio settembre sta correggendo non poco. Sui 2,40 e sui 2,25 ci sono aree interessanti per chi punti al rendimento da dividendi.
Igd
Il settore immobiliare risente degli alti e bassi del mercato, con utili in contrazione. La società lo conferma, con dividendi che hanno variato nel tempo. Nel 2016 ha pagato 0,04 euro (stacco 23/5), equivalente a un rendimento attuale del 6,1% (calcolo con quotazione a 0,656 euro). E’ pur vero che buona parte della performance dipende dalla notevole correzione in corso.
Quotazione consigliata per acquisti su debolezza: a 0,66 c’è un forte supporto, testato proprio nelle ultime sedute. In caso di rottura al ribasso un interessante livello di acquisto si colloca sugli 0,58 euro.
La prossima settimana pubblicheremo un’analisi sul rand e sulle emissioni in tale valuta che rendono di più.