Diciamo che non mi piace scrivere di macroeconomia, per prima cosa perché non ne sono capace, per seconda cosa perché penso che per quello che facciamo noi la macroeconomia è importante perché ti dà l'idea del quadro di insieme ma non ti dice certo se comprare questo o quel titolino. Però la barra odierna sul nostro indice impone delle considerazioni.
La prima, molto banale, è che chi ha vissuto il periodo 1990 - 2000 sui mercati USA sa che il mantra "ora rialzano i tassi e tutto finisce" è continuato in maniera ossessiva anno dopo anno e il mercato USA ha continuato a salire nonostante i tassi a lunga salissero di volta in volta. Considerate che il tasso di interesse a 10 anni in un qualsiasi corso di finanza aziendale viene considerato come il proxy della crescita futura. Se il tasso di interesse a 10 anni è a zero o è negativo quello è lo scenario macroeconomico. Quindi quello che è successo venerdì dove la curva dei tassi a 10 anni in tutto il mondo è volata al rialzo in maniera consistente (e ha sbriciolato il mercato azionario) non è nient'altro che il segnale che la politica monetaria ha fatto quello che doveva fare, la crescita economica nel medio periodo è positiva negli USA e forse tra breve lo sarà anche in Europa e in Giappone e quindi (forse) il mondo si sta rimettendo in carreggiata. Fin qui Tomasini, che vale come il due di coppe quando bastoni è la briscola.
Ma ora facciamo parlare Goldman Sachs in un report diffuso circa una ora fa e che prima che lo traducano al Sole 24 Ore lo leggerete domani per l'edizione mattutina su carta:
"Prevediamo che i tassi sui Treasury a 10 anni raggiungano il 2% per l'inizio del 2017 o in altre parole 25-30 basis point sui tassi forward attuali. I numeri corrispondenti per i tassi tedeschi e giapponesi sono 0.3% e 0.1%, anche in questo caso sopra i tassi forward. E ciò nonostante questi incrementi lasceranno i bond sotto i loro valori macro. Il repricing dei bond, che per noi non è dannoso per la ripresa economica, anzi, si basa su 3 considerazioni principali:
1) nonostante il calo del terzo trimestre la crescita del PIL negli USA e nel mondo è solida e ci aspettiamo che continui da qui all'inizio del prossimo anno tornando sui valori medi.
2) l'influenza del quantitative easing sui premi della parte finale della curva sta tornando alla normalità
3) il testimone dalla politica monetaria si sta trasferendo alla politica fiscale, gli stati debbono pagare meno interessi sul debito e quindi conviene indebitarsi ora"
Morale: tecnicamente la caduta del nostro indice oggi non significa molto perché veniamo dalla congestione e nella congestione rimaniamo. Siamo ancora su una fascia forte di resistenza (o supporto ... ormai non si capisce più niente, siamo nel collo di una bottiglia in orizzontale) con un enorme gap di apertura e indice che finora ha aperto male ma che poi in realtà è rimasto (per il momento) nei pressi di dove ha aperto.
Il quadro "complessivo" ci dice che in realtà siamo nella direzione giusta. Dicono che quando gli USA crollano sono sempre una occasione per comprare (ed infatti sulle azioni americane funzionano le tecniche mean reverting). Stiamo a vedere se (per loro) siamo ancora al rialzo. Francamente non mi aspetto particolari novità sul nostro fronte. Sempre nel collo della bottiglia ...