Riceviamo da Goldman Sachs un report sulle banche italiane e il loro stato e lo spieghiamo perché i nostri lettori possano valutare la ragione per cui il settore bancario è stato bastonato: ovviamente questo report rispecchia il parere di Goldman Sachs e non necessariamente quello del nostro giornale.
Uno dei fattori di rischio nell'area Euro rimangono le banche dei paesi periferici e data la dimensione del paese specialmente quelle in Italia. Il livello comparativamente basso di quity relativamente ai NPLs (non performing loans, i debiti incagliati) e le nuove regole di bail in (circa la metà dei 160 miliardi di bond subordinati sottoposti a bail in sono detenuti dalle famiglie italiane) rendono la situazione particolarmente delicata. Considerando che, in Italia, il Texas ratio (ovvero il rapporto tra prestiti incagliati e il capitale tangibile più le riserve per fronteggiare i debiti incagliati) sta a 117% o circa 3 / 4 volte di più che in Germania e Francia. Secondo alcuni media il Governo italiano sta studiando la possibilità di iniettare 40 miliardi di euro nelle banche italiane. Questa sarebbe, secondo Goldman Sachs, una somma molto importante, corrispondente a circa il 30% dell'equity a bilancio dell'intero sistema bancario. Se questo possa avvenire insieme ad una sospensione del bail in, che può provenire solo a livello europeo da Bruxelles, al momento attuale non è certo. Dal punto di vista del governo, se un tale ammontare di fondi fossero raccolti sui mercati, essi sarebbero un considerevole incremento (circa il 50%) delle emissioni prospettate nella seconda metà del 2016 e spingerebbero gli spread verso alto, facilmente verso la banda superiore di oscillazione che noi abbiamo fissato (200 bp). Ma non è chiaro ancora se tali capitali potrebbero provenire dal pubblico oppure via ESM (che sarebbe una forte forma di supporto ma che verrebbero con più stringenti condizioni sul rientro del debito). Sostanzialmente sono da evitare posizioni long sui BTP italiani nonostante gli attraenti spread.
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