Analisi Valutaria


EURUSD (PC: 1,1240)

Major Trend: l’impostazione dominante rimane stabilmente al ribasso. Lo sfasamento tra la politica monetaria della Fed – in via di progressiva normalizzazione, anche se ancora molto espansiva – e della Bce – in ulteriore espansione fino al marzo 2017 (con possibili accelerazioni da marzo 2016), con tassi di interesse schiacciati sullo zero quando non in territorio negativo – mantiene un quadro strategico a favore del dollaro Usa, a maggior ragione contro l’euro che rimane tra le divise più deboli del sistema. Graficamente il cambio è indirizzato al test della parità, ma nel corso del 2016 sono possibili discese anche verso area 0,9500-0,9600. Tale ipotesi dovrebbe essere accantonata in caso di risalite del cambio al di sopra dei picchi di fine agosto 2015 a 1,1715, eventualità che al momento pare ipotizzabile soltanto qualora la Fed, spaventata dalle possibili conseguenze del crash della Borsa cinese e dai rischi di implosione dell'industria dello shale Usa a causa del crollo del greggio (con conseguente possibile avvio di un bear market anche sull'SP500, con segnale alla violazione del supporto chiave a 1815), dovesse decidere di soprassedere rispetto al programma annunciato di graduale rialzo dei tassi o, in caso di scenari davvero disastrosi, ipotizzare addirittura un nuovo round di easing quantitativo, riprendendo il programma interrotto nell'ottobre 2014 con ulteriori espansioni del proprio Bilancio (stabile da ottobre 2014 a ridosso di 4,5 trilioni di dollari).

Medium Trend: da metà marzo 2015 si è assistito ad una lateralizzazione del cambio al di sopra dei minimi di periodo in area 1,0455/0540 ed al di sotto di 1,1500/1715. Dovrebbe trattarsi di una pausa distributiva, dopo il tracollo dai picchi del maggio 2014 a ridosso di 1,4000. All’interno di tale trading-range, una zona spartiacque è individuabile in area 1,1060-1,1200, superata al rialzo di slancio ad inizio febbraio su dichiarazioni Fed di atteggiamenti attendisti in merito ai rialzi tassi previsti nel corso del 2016. È possibile che la Fed, spaventata da una possibile nuova crisi finanziaria innescata dal crash della Borsa cinese e del collasso del prezzo del petrolio, possa tornare ad una politica del tipo ZIRP (zero interest rate policy) da portare avanti ad oltranza. Le prese di beneficio sul dollaro Usa potrebbero spingersi verso 1,1500 (max 1,1377 l'11.02), con estensioni al test della resistenza critica a 1,1715: tale eventualità non negherebbe comunque il major down-trend, ancora a favore del dollaro Usa. È anche probabile che un eccessivo apprezzamento dell'euro verrebbe prontamente contrastato dalla Bce, la cui preoccupazione maggiore è arginare le spinte deflazionistiche nell'area euro, che sarebbero invece aggravate da un euro in risalita. È quindi probabile che si entri in un contesto se non di "guerra valutaria" sicuramente di tensioni ed attriti tra le due Banche Centrali. Un segnale distensivo si avrebbe su ridiscese sotto 1,1070 ma il tono tornerebbe debole solo alla violazione del forte supporto in area 1,0700-1,0800 (al momento improbabile). 

Minor Trend: il forte rialzo delle ultime sedute sancisce la fine della fase laterale delle ultime settimane, con volatilità in compressione, nell'intervallo tra 1,0700 e 1,1060. Il rialzo si è spinto ad un picco a 1,1377 l'11.02, con volatilità in netto rialzo, seguito da un ripiegamento verso 1,1200. Il tono rimane sostenuto finché le quotazioni stazionano al di sopra di 1,1070. Una conferma del superamento di 1,1200/50 potrebbe spingere il cambio verso 1,1400 e quindi 1,1500, che dovrebbe contenere, almeno in prima battuta, il rialzo in atto. Un segnale di ritorno al movimento laterale delle settimane passate si avrebbe su pronte discese e consolidamenti al di sotto di 1,1070. 

USDJPY (PC: 113,35)

Major Trend: l’impostazione dominante al rialzo denota una tendenza alla lateralizzazione nell'ultimo semestre, al di sotto del picco a ridosso di 126 toccato ad inizio giugno 2015. Lo sfasamento tra la politica monetaria della Fed – in via di progressiva normalizzazione, anche se ancora molto espansiva – e quella portata avanti dalla Banca del Giappone – in continua espansione da fine 2012 per volontà del Governo Abe, con tassi di interesse schiacciati sullo zero – mantiene un quadro strategico a favore del dollaro Usa. Da fine 2011 il cambio si è apprezzato considerevolmente, dai minimi a ridosso di 75,30 al picco del giugno 2015 a ridosso di 126 (+67%). Nei mesi seguenti il cambio è ridisceso fino a toccare un minimo a ridosso di 116 a fine agosto 2015, per poi stabilizzarsi tra 118 e 124;  da metà dicembre si è sviluppato un forte movimento correttivo, con la perforazione della base a 118 ed il ritest puntuale, il 20 gennaio, dei minimi a ridosso di 116, su cui si è sviluppato un movimento di rimbalzo che è rimasto al di sotto di 122, da dove si è sviluppato un nuovo sell-off con un nuovo minimo a 110,98 l'11.02.  La perforazione del supporto chiave in area 115-116, se confermata, potrebbe pregiudicare l'impostazione per i mesi a venire. Un primo segnale di stabilizzazione si avrebbe al superamento di 116, ma il tono migliorerebbe solo al superamento di 118 (prematuro). L'evoluzione della crisi borsistica in Cina potrebbe portare ad ulteriori deprezzamenti del Renminbi, con possibili incrementi della volatilità per le principali divise asiatiche, tra cui lo yen.

Medium Trend: da inizio settembre si è assistito ad una lateralizzazione al di sopra dei minimi di periodo in area 116-118 ed al di sotto di 124, con zona intermedia in area 120-121,70. Il rimbalzo dal supporto a 116 testato il 20 gennaio ha riportato il cambio a ridosso di 121 (max 121,87 il 29.01), seguito però da una veloce ridiscesa verso 116,00, la cui rottura ha provocato un'accelerazione verso 111 nelle ultime sedute. L'annuncio della BoJ due settimane orsono di portare da +0,10% a -0,10% i tassi sui depositi aveva dato un pò di slancio al dollaro, subito perduto però dalle recenti dichiarazioni "dovish" della Fed sui prossimi rialzi tassi negli Usa. Anche nel cambio dollaro/yen sono le politiche monetarie più o meno espansive delle rispettive Banche Centrali a fare la differenza, col rischio di tensioni e di gare a chi fa di più per deprezzare la propria divisa. L'apprezzamento dello yen riflette poi una situazione di risk-off sui mercati azionari, è solo un miglioramento in tale asset class porterebbe a prese di beneficio sullo yen. Graficamente si ripropone un movimento laterale nell'intervallo tra 110 e 120-122, con livello spartiacque a ridosso di 116. Un segnale rialzista si avrebbe solo al superamento di 122 (al momento improbabile). La conferma della violazione del supporto critico a 115-116 potrebbe comportare un deterioramento del quadro tecnico in ottica plurimensile.

Minor Trend: nelle ultime settimane il tono è stato decisamente ribassista, col cambio in caduta libera da quota 124 al test puntuale dei minimi di fine agosto a 116, avvenuto il 20 gennaio e poi, dopo un rimbalzo effimero verso 122, con un'accelerazione verso 111 nelle ultime sedute. Le forti prese di beneficio sulle posizioni corte in yen si sono accompagnate, come divenuto oramai consueto negli ultimi anni, alle forti vendite sui mercati azionari: in una situazione di risk-off, ovvero di avversione al rischio con conseguenti liquidazioni di posizioni sull'azionario, è infatti normale assistere a contestuali ricoperture sulle posizioni corte detenute in yen per sfruttare il cosiddetto "carry-trading". Sono possibili rimbalzi verso 115-116 ma iI tono rimane molto debole finché il cambio staziona al di sotto di 116, e migliorerebbe sensibilmente solo al superamento di 119 (prematuro).  


EURGBP (PC: 0,7757)
Major Trend: dal gennaio 2009 l'impostazione è stata stabilmente al ribasso, con la sterlina inglese favorita da un differenziale di rendimento – ancorché modesto –  a proprio favore. Rispetto ai livelli di fine 2008 la sterlina si è apprezzata di un 40% circa contro euro, col cambio passato da 0,9800 ad un minimo a 0,6935 a luglio 2015. Negli ultimi mesi si è assistito ad una fase di lateralizzazione al di sopra dei minimi di luglio ed al di sotto dei picchi di metà ottobre a ridosso di 0,7500, recentemente superati (max 0,7757 il 20 gennaio e quindi 0,7898 l'11.02). Dovrebbe trattarsi di una pausa distributiva, che dovrebbe quindi preludere ad una ripresa delle vendite, ma non si possono escludere movimenti erratici per diversi mesi a venire, e possibili ulteriori risalite erso 0,8000-0,8100. Perdita di spinta sotto 0,7525 e ripresa delle vendite sotto 0,7200 (prematuro), con obiettivo i minimi 2015 in area 0,6935-0,7000. Il major down-trend verrebbe messo in discussione da risalite del cambio al di sopra della resistenza critica in area 0,8000-0,8100 (prematuro).

Medium Trend: da inizio marzo 2015 si assistito ad una lateralizzazione del cambio al di sopra dei minimi di periodo a 0,6935 ed al di sotto di 0,7500, recentemente superato al rialzo, con strappi verso 0,7900. Per conservare un'impostazione tonica il cross deve restare al di sopra di 0,7525; la prossima resistenza è individuabile  in area  0,8000-0,8100, dove dovrebbe esaurirsi il mini-rally dell'euro degli ultimi 2-3 mesi. Il tono peggiorerebbe sotto 0,7300 (prematuro), ma il quadro tornerebbe ribassista solo al di sotto del supporto critico a 0,6935, al momento poco probabile.

Minor Trend: da metà novembre il cross è in fase di risalita, dai minimi a ridosso di 0,7000 verso 0,7900 l'11 febbraio, seguito da un ripiegamento verso 0,7745. Possibili ulteriori storni verso 0,7650, con estensioni a testare 0,7525, la cui tenuta è necessaria per conservare un'impostazione tonica. Nuovi acquisti sopra 0,7900, con obiettivo 0,8000-0,8100. Perdita di spinta sotto 0,7525 (prematuro), ma un segnale di rinnovata debolezza si avrebbe solo su ridiscese al di sotto di 0,7450 (poco probabile), con obiettivo il supporto importante a 0,7300. 


EURCHF (PC 1,0982)

Major trend: negli ultimi mesi il cross si è mosso lateralmente tra 1,0150 e 1,1050, con volatilità in progressiva diminuzione dopo il collasso del cambio avvenuto nella mattinata del 15 gennaio 2015 a seguito della rimozione del cap ad 1,2000 e conseguente caduta libera fino a toccare un minimo a ridosso di 0,8500. La Banca Nazionale Svizzera ha portato in negativo i rendimenti (per avere un tasso positivo sui governativi occorre acquistare scadenze superiori ai 15 anni!), in modo da scoraggiare acquisti di franchi svizzeri e conseguenti apprezzamenti del cambio, considerati negativamente per l'economia del Paese. Nelle ultime settimane si è assistito alla fuoriuscita del cambio dalle parte alta del suddetto trading-range, con un balzo verso 1,1200, seguito da una veloce ridiscesa verso 1,0950 nelle ultime sedute. Anche se è prematuro ipotizzare rialzi consistenti dell'euro in ottica plurimensile, investimenti in franchi svizzeri rimangono poco interessanti stante la remunerazione negativa dei titoli espressi in franchi svizzeri e la bassa probabilità di sostanziali apprezzamenti della divisa elvetica nei mesi a venire.

Medium trend: dopo una lunga fase laterale, con volatilità in consolidamento all'interno del range tra 1,0750 e 1,0945, il cross has recentemente messo a segno una veloce risalita verso 1,1200, seguita da uno storno verso 1,0950: la tenuta di 1,0950-1,1000 è necessaria per conservare un'impostazione rialzista, con possibili salite oltre 1,1200 (prematuro), verso 1,1400. Perdita di spinta sotto 1,0950 ma un segnale di debolezza in ottica plurisettimanale si avrebbe solo sotto 1,0850 (prematuro). 

Minor Trend: il movimento di risalita dai minimi del 18 dicembre a 1,0756 ha portato il cross a fuoriuscire dalla parte alta del trading-range dominante nei mesi passati, con un balzo verso 1,1200 il 4 febbraio, per poi ripiegare velocemente verso 1,0950 nelle ultime sedute. Lo storno in atto potrebbe proseguire verso 1,0900-1,0850, dove dovrebbero tornare ordini in acquisto. Al superamento di 1,1200 (prematuro), il rialzo riprenderebbe verso 1,1250 e, a tendere, 1,1400. L'incremento di volatilità delle ultime settimane rende nuovamente interessante il cross in ottica trading (possibili acquisti di euro sulla debolezza, con prese di beneficio verso 1,1400), anche se al momento movimenti consistenti appaiono ancora poco probabili.

EURAUD (PC: 1,5835)

Major Trend: dai minimi dell'agosto 2012 a ridosso di 1,1570, in linea col rasserenamento sui debiti sovrani periferici dell'area euro grazie all'interventismo della BCE di Mario Draghi, il cross ha messo a segno un rialzo sostenuto, esauritosi nel picco dell'agosto 2015 a 1,6615. Si è quindi sviluppato un movimento correttivo, fino ad un minimo a ridosso di 1,4350 ad inizio dicembre 2015. Il cambio è poi rimbalzato fino a toccare un picco a 1,6075 a metà gennaio, per poi ridiscendere verso 1,5250 a fine gennaio e quindi risalire verso 1,6250 nelle ultime sedute. Il trend dominante rialzista dell'euro appare in fase di esaurimento, come confermato dal miglioramento (lateralizzazione dopo un lungo trend ribassista) dell'"aussie" negli ultimi 5 mesi anche contro una divisa forte come il dollaro Usa. Ciò sembra confermare il rasserenamento dopo le forti tensioni estive legate al crash della Borsa Cinese (che rimane comunque molto fragile ed uno dei principali fattori di rischio per l'aussie), la cui economia è tra i principali importatori di materie prime dall'Australia. Nei confronti dell'euro il dollaro australiano dovrebbe poi beneficiare dall'implementazione del programma di easing quantitativo da parte della BCE (in probabile incremento da marzo) e dai conseguenti rendimenti nulli o addirittura negativi nell'area euro. Investitori a caccia di flussi cedolari potrebbero quindi prendere in considerazione obbligazioni in dollari australiani, anche se la volatilità elevata del cambio suggerisce comunque prudenza. Nei prossimi mesi sono possibili ulteriori discese del cross verso i minimi di inizio dicembre a 1,4350 e quindi (prematuro) a testare il minimo 2015, toccato a fine aprile, a ridosso di 1,3675.

Medium Trend: il trend degli ultimi mesi appare decisamente erratico. Un segnale di forza si avrebbe al superamento di 1,6075-1,6250 (prematuro). Perdita di spinta sotto 1,5250 e rinnovata debolezza su discese sotto i minimi di inizio dicembre a ridosso di 1,4350 (prematuro), con obiettivo i minimi di fine aprile 2015 a ridosso di 1,3675, dove dovrebbero prevalere nuovamente gli acquisti. 

Minor Trend: la discesa dai picchi di metà gennaio a 1,6075 ha ricondotto il cross verso 1,5250, dove si è sviluppato un rimbalzo verso 1,6250; il tono migliorerebbe ulteriormente sopra 1,6075-1,6250, ma rialzi marcati appaiono prematuri. Perdita di spinta sotto 1,5650, con conferma sotto 1,5250 (prematuro). 

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)

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