Cedole & dividendi
Se la partita politico/finanziaria è ancora molto incerta e rischia di diventare una patata bollente nei rapporti fra Italia e Francia, quella dei rendimenti ha già un vincitore netto. Lo scontro in atto tra Vivendi e Mediaset, con il gruppo del raider transalpino Vincent Bolloré ormai possessore del 20% della società dei Berlusconi, grazie a un’operazione lampo e totalmente ostile, nasconde situazioni complesse, ma rivela anche un netto divario di redditività dei due gruppi, che è quanto più interessa ai lettori di questa rubrica. Lo scontro finisce quindi con un predominio di Vivendi. Ecco i dati.
Vivendi: nel 2016 – con riferimento all’esercizio 2015 – sono stati pagati 3 euro di dividendi per azione, con acconti il 29 giugno 2015 (1 euro) e il 3 febbraio 2016 (1 euro) e saldo il 28 aprile 2016 (1 euro). Si è trattato però di una situazione particolare, poiché solo 0,21 euro sono derivati da profitti per attività operativa, mentre il resto è dipeso da plusvalenze per dismissioni. Inevitabile un “dividend yield” eccezionale del 16,7%, che ha collocato Vivendi ai primi posti – a livello mondiale – per distribuzione di profitti. Attenzione però alla sostenibilità nel tempo: il payout sugli utili si situa infatti oltre il 300%, rispetto a una media del mercato del 40,3% e del settore specifico dei mezzi di comunicazione del 44%. I 3 euro del 2015/2016 sono quindi un evento eccezionale, mentre fonti di stampa francese riportano l’anticipazione che il dividendo 2016/2017 tornerebbe a collocarsi su un valore più realistico di 1 euro. Ne conseguirebbe un “dividend yield” del 5,5%, interessante, seppur sempre decurtato dal fisco con il doppio prelievo: ritenuta in questo caso in Francia ("ritenuta a monte") e poi del 26% nel nostro Paese sull'ammontare derivante ("ritenuta Italia"). Si può stimare quindi un 3% netto, sebbene al momento attuale non ci siano ancora comunicazioni ufficiali sulla politica di distribuzione profitti per il 2016/2017.
Mediaset: negli ultimi anni la scelta in termini di dividendi da parte del gruppo del Biscione è stata particolarmente penalizzante. Nel 2015 e nel 2016 sono stati infatti pagati 0,02 euro, un’inezia, che corrisponde – alla quotazione attuale (un po’ gonfiata in realtà dall’operazione Vivendi) - allo 0,56% lordo (0,41% netto). In estate si era diffusa la voce di un possibile aumento nella distribuzione degli utili per l’anno in corso (quindi con pagamento 2017) in previsione della cessione di Premium a Vivendi, poi interrotta.
In sintesi: è evidente come Vivendi batta nettamente Mediaset, sebbene le performance 2015/2016 siano ormai irripetibili. La società francese paga solitamente fra maggio e giugno (la data non è fissa) e quindi su eventuali debolezze del titolo, con discese sotto i 17 euro contro gli odierni 18,3 euro, il rendimento lordo potrebbe salire al 5,9% (3,3% netto), mediamente interessante in un contesto di tassi quale l’attuale, con possibili buone prospettive di successivi rimbalzi della quotazione. Occorre comunque tenere presente che si tratta di un gruppo irruente, alla continua ricerca di occasioni di business sui mercati.