Cedole & Dividendi
Altro che referendum italiano ed elezioni presidenziali in Austria! Il vero motivo di incertezza per gli ambienti finanziari sta nella politica monetaria che sarà adottata nel 2017 dalla Fed. C’è chi prevede un doppio rialzo dei tassi e chi addirittura un aumento quadruplo. In quest’ultimo caso dollaro a manetta! La parità con l’euro potrebbe infatti essere travolta e superata, mentre il costo del denaro negli Usa – scontato un primo passo già a dicembre 2016 – salirebbe all’1,75% per fine del prossimo anno, contro l’attuale 0,50%.
Forse l’ipotesi quattro è esagerata, ma un 1,25-1,50% non lo è, sempre che l’economia a stelle e strisce continui a crescere, grazie anche alla triangolazione politica fra Washington, Mosca e Pechino.
Se il quadro è questo, inevitabilmente le scelte degli investitori devono tenerne conto, salvo imprevedibili svolte, dovute a colpi di scena di cui bisogna sempre tenere conto in un’epoca incerta quale quella in cui viviamo.
Una tattica consequenziale consiste nel puntare sui titoli di Stato Usa nelle versioni “inflation linked” e a tasso variabile. Le probabilità di un downgrade dell’emittente (ora AA+) sono molto basse, almeno nel breve e medio periodo, e le quotazioni dei bond citati attraenti. E’ opinione abbastanza diffusa poi quella che i Treasuries inflation protected (Tips) abbiano potenziali di rendimento addizionale di un 1-2% nei prossimi dodici mesi, grazie al fatto che l’indice dei prezzi al consumo salirà probabilmente al 2,5% contro l’1,6% attuale.
Ecco allora un portafoglio adeguato a una proiezione di tale tipo.
Inflation linked
1°) Tips 0,125%+inflazione Usa, scadenza 15/7/2024, taglio minimo 1.000 Usd e Isin US912828WU04: quota sui 98,6 $, con scambi piuttosto leggeri su Tlx, e il rendimento lordo attuale si aggira sull’1,90%. Con una vita residua a otto anni consente di accumulare inflazione in maniera adeguata nel prossimo biennio. Logicamente un rialzo dei tassi, non accompagnato da adeguata inflazione, potrebbe condizionarne la quotazione.
2°) Tips 0,125%+inflazione Usa, scadenza 15/7/2026, taglio minimo 1.000 Usd e Isin US912828S505: quota sui 97 $, con scambi altrettanto bassi su Tlx, e il rendimento lordo sale al 2%. Qui si è su una vita residua decennale, cioè quella presa solitamente a riferimento dagli operatori professionali. Anche in questo caso un rialzo dei tassi, non accompagnato da adeguata inflazione, potrebbe condizionare la quotazione del titolo.
Tassi variabili
Il Tesoro Usa ha immesso sul mercato da qualche anno dei bond a tasso variabile, della cui esistenza non sempre l’investitore italiano è a conoscenza. In effetti non sono quotati né a Borsa Italiana né su Tlx e quindi possono essere acquistati solo sul mercato “Otc” (non regolamentato), sebbene li si ritrovi su varie piazze europee, ma non alla Deutsche Boerse. Se il vostro intermediario facesse difficoltà a trattare queste obbligazioni ricordategli che si tratta dei titoli quasi più sicuri in assoluto al mondo: hanno rating AA+, si riferiscono al maggiore emittente di governativi e presentano struttura a tasso variabile. Ogni ulteriore commento sarebbe vano.
1°) Treasury frn, scadenza 31/1/2018, tasso attuale 0,572% (3 mesi Treasury Bill yield + 0,272%), taglio 1.000 Usd e Isin US912828N977: quota sui 100,3 $.
2°) Treasury frn, scadenza 31/7/2018, tasso attuale 0,424% (13 weeks Treasury Bill yield), taglio 1.000 Usd e Isin US912828S844: quota sui 100 $.
Purtroppo non esistono Etf riferiti ai tassi variabili in dollari relativamente ai titoli di Stato, mentre ne è quotato uno riferito agli frn “corporate”, un altro mondo, di cui scriveremo domani.
L’unica variabile incerta del posizionamento su Tips e Frn Treasuries sta logicamente nel cambio €/$, che nella fase futura dovrebbe però continuare a essere favorevole al biglietto verde.