Bond: dove comprarli e come gestirli. I lettori chiedono


Cedole&Dividendi

Abbiamo raccolto alcune domande poste da diversi lettori nelle ultime settimane. Non si è utilizzato il canale della gestione commenti perché si tratta di temi di interesse generale, che richiedono un approfondimento.

1° quesito: quale banca?

“Una domanda, quelli indicati sono titoli che si comprano solo “Otc” o qualche banca li tratta normalmente? Quella che uso ne consente l’acquisto di uno solo.
Anche altre volte ho notato che i titoli consigliati non erano presenti nella mia banca.
Può consigliarne una che li tratta tutti normalmente?”  

Richiesta riferita ai titoli indicati nell’analisi delle valute emergenti, ma decine e decine di interrogativi dello stesso tipo sono state più volte rivolte all’estensore di questo report nell’ambito di vari siti finanziari.  

Affrontiamo allora il tema di come e dove comprare bond, che non potremo certo esaurire oggi.

Tutte le obbligazioni quotate su Mot e su Tlx sono acquistabili senza difficoltà mediante le normali piattaforme di trading. E’ il caso quindi di quelle indicate nella puntata dedicata alle divise emergenti. In passato alcune banche non trattavano bond in rubli e in real brasiliani, per restrizioni di natura fiscale. Una vecchia storia che sembra ormai superata. Ciò non esclude che occorra in taluni casi adeguare il profilo di appropriatezza o adeguatezza secondo la Mifid; se non lo si fa si rischia di vedere bloccata l’operatività riferita a strumenti giudicati più a rischio (e i bond in valuta lo sono, secondo un vecchio schema mentale che ritiene non a rischio solo i titoli di Stato e certe “fetecchie” dai rendimenti bassissimi). 

Un altro ostacolo può essere rappresentato dal fatto che il titolo non sia censito dalla singola banca, il che però si presenta solitamente con le obbligazioni “Otc” e non con quelle quotate su Mot e Tlx.

In relazione – fra l’altro – ai titoli indicati e che il lettore non riesce a comprare segnalo (non parlo mai di me, ma in questo caso lo faccio per motivi di servizio) che sulla stessa piattaforma da lui citata li tratto regolarmente.

La fotografia del sistema di intermediazione italiano è complessa. L’esperienza di tanti anni conferma che le grandi banche sono molto più restrittive rispetto alle piccole. Si assiste inoltre a un fenomeno a “pelle di leopardo”, dove quello che non fa una filiale dell’istituto Pinco Palla lo fa un’altra filiale. Decisivo su questo fronte è l’atteggiamento del singolo operatore: se tiene al cliente cerca di superare i vincoli interni; se è un burocrate blocca tutto.

In sostanza il quadro è il seguente:

1°) piattaforme di trading di banche online: acquistabile tutto quanto trattato su Mot e Tlx, con le precisazioni prima esposte. Per i titoli “Otc” c’è un’offerta limitata e solitamente occorre passare attraverso i “call center”, nonché far censire il singolo titolo, il che può richiedere ore o giorni. Ci sono piattaforme che ampliano poi il servizio anche ad alcune Borse estere: per esempio quella lussemburghese.

2°) borsini delle filiali bancarie: impossibile definire una panoramica del settore. Grandi reti pongono limiti totali; piccoli e medi istituti sono molto più flessibili. Vari investitori riferiscono che nomi di secondo piano (solo per dimensioni!) si dimostrano di totale apertura e acquistano anche bond “Otc” di solito poco trattati.

3°) private banking: pure in questo caso bisogna fare delle distinzioni. Alcuni sono conservativi e altri invece aprono le porte a tutto quanto disponibile sul regolamentato (Mot, Tlx, ecc) e sull’“Otc”. Molto dipende logicamente dalla sensibilità (un’altra volta!) del banker con cui si tratta. Con un private straniero c’è chi ha comprato bond di banche kazake, che hanno registrato rimbalzi impressionanti nell’arco di pochi mesi. Rischio alto, rendimenti altissimi.

4°) Sim: le società di intermediazione mobiliare sono spesso un’ottima alternativa alle banche tradizionali, anche perché talvolta prevedono il deposito dei titoli presso private di istituti primari, pur con oneri più bassi: la sicurezza quindi è totale. E’ una soluzione di compromesso, da valutare attentamente, per un fattore fondamentale: vivono della relazione con il cliente e devono soddisfarne a pieno le esigenze. Tuttavia anche loro hanno dei limiti operativi imposti dalla Consob, spesso superabili e superati.

In sintesi un insieme molteplice e articolato. La risposta vera è allora la seguente: se il vostro intermediario – di qualunque tipo sia – non soddisfa le richieste, cercatene un altro. E’ la logica del libero mercato, che nell’ambito finanziario viene spesso tradita da un’esigenza: proporre fondi di investimento con le retrocessioni che comportano a banche e intermediari e quindi con i maggiori profitti che implicano. E’ una festa che sta però per finire! Un promotore riferisce di essere stato sanzionato perché proponeva bond con elevate cedole a diversi clienti. Il fatto che fossero in differenti portafogli dimostrava che era lui a consigliarli e non l’investitore a sceglierli. Con simili logiche dove si va? Lo stesso rigore è forse in vigore per certi fondi con commissioni elevate e rendimenti alquanto dubbi? Se volete possiamo anche fare nomi…

2° quesito: quando vendere?

“Un eventuale acquisto consiglia di portarlo alla scadenza o di liquidare dopo lo stacco della cedola appena la quotazione è favorevole?”

Anche in questo caso il quesito si riferisce ai bond in valute emergenti, oggi via di fuga per ottenere maggiori rendimenti.

Con i bond in divisa occorre adottare strategie molto precise. Dato per acquisito che l’unico rischio è quello di cambio, poiché gli emittenti sono solitamente sovranazionali con elevatissimi rating, decisiva la valutazione di livelli di entrata e di uscita della valuta prescelta. Considerando che nel campo delle monete i trend sono di lungo periodo e intervallati da movimenti intermedi che procedono in direzione opposta, si tratta di individuare durata ed entità delle inversioni. Per identificare facilmente i trend di lungo periodo è consigliabile utilizzare grafici settimanali riferiti a intervalli temporali pluriennali (per esempio cinque anni). In questo modo è più semplice riconoscere la direzionalità su lunga distanza. Le piattaforme rendono disponibili alcuni indicatori di tendenza: facile da interpretare è l’Adx (Average directional movement), molto utile per le valute. Sopra quota 25/30 e con un movimento al rialzo si determina un preciso trend. Il +DI e il –DI completano la funzione dell’Adx, precisando la direzione dello stesso trend. Utilizzando insieme i tre indicatori si determinano sia l’orientamento di quest’ultimo sia la sua forza.

Troppo complesso? La sostanza è più semplice di quanto non sembri e basta un po’ di studio (qualche ora) per capire il tutto. Comunque nel caso delle obbligazioni c’è sempre il paracadute delle cedole, in ogni caso elevate per quelle espresse nelle monete emergenti. Il problema più che di pura quotazione è di “cross” valutario e di rendimento a scadenza: sono questi i due fattori da tenere presenti per entrate e uscite, con un risultato globale che – se non si va controtrend – può risultare di assoluto rilievo.

3° quesito: il conto in valuta serve?

“Chiedo di aiutarmi a capire. Non ho afferrato il vantaggio che si ha dall'apertura di un c/c in valuta. Nell'immediato i dollari restano dollari ma, prima o poi, dovrò riconvertirli in euro e quindi non capisco come si annulli il rischio cambio”.

Si annulla se si effettua la conversione solo quando il rapporto di cambio è favorevole. Mettiamo il caso di avere acquistato bond a “cross” – per il dollaro – di 1,35 e poi di 1,20 e di 1,15. La volatilità successiva poco importa, nel senso che le cedole vengono incassate ai valori di cambio iniziali. Senza conto valutario sarebbero state invece riscosse ai valori del giorno di stacco. Con il cambio valutario restano in dollari e si avvantaggiano di eventuali rafforzamenti del biglietto verde sull’euro. La conversione avverrà quindi solo nel momento più favorevole, con differenze di rendimenti globali che possono essere assai significative. Naturalmente valgono le precauzioni per le entrate fornite nella risposta al quesito precedente. Investendo oggi in dollari si parte da una posizione sfavorevole rispetto per esempio all’inizio del 2014, ma fasi di volatilità non incideranno – con il conto valutario – sui futuri incassi, con valori che tendono a stabilizzarsi nel lungo periodo, il che permette un reinvestimento in ulteriori bond con un fattore cambio ottimizzato. Assicuro che l’esperienza di anni conferma la validità di questa scelta per il dollaro così come per la sterlina o qualsiasi altra moneta. Logicamente il tutto vale (come precisato nel precedente articolo riferito al $) solo se non si ha la necessità di incassare il flusso cedolare.    

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