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La teoria delle trendline di Thomas De Mark - parte prima


Buonasera a tutti,

approfittando di queste giornate di discesa dei mercati, che allontanano almeno per qualche giorno i segnali operativi long, vi illustro a grandi linee la tecnica di analisi del mercato a mezzo trendline ideata da Thomas De Mark. Dico a grandi linee perché il capitolo del libro di De Mark in cui si parla di questo argomento è oltre 50 pagine del libro stesso, quindi io qui posso soltanto farvi una sorta di "Bignami".

L'idea di base di De Mark è che l'informazione più recente disponibile sul mercato è generalmente la più importante. Innanzitutto perché è la più "fresca", quindi più aggiornata; e in secondo luogo perché è oggi che noi dobbiamo interpretare il mercato, non ieri. Il prezzo odierno di uno strumento è quindi più importante di quello di ieri, di una settimana fa, di un mese fa, e via dicendo. L'idea di De Mark quindi è che le trendline vadano tracciate da destra a sinistra, e non da sinistra a destra come fanno tutti.

Ma a monte di tutto bisogna poter identificare dei punti chiave di prezzo sui quali tracciare le trendline stesse. Ebbene, come è facilmente intuibile, questi punti sono massimi relativi e minimi relativi: massimi contornati da massimi inferiori, minimi contornati da minimi superiori. In sostanza stiamo parlando dei punti che Larry WIlliams utilizza per identificare i suoi swing, che Thomas De Mark ha battezzato "TD Points".

Ecco quindi come ci si muove: a partire dall'ultima barra disponibile (che per definizione non può essere nè un minimo né un massimo, dato che non sappiamo cosa succederà domani) si va all'indietro alla ricerca di un massimo relativo o un minimo relativo.

Se si individua un massimo relativo, come il punto MAX2 (perché lo chiamo 2 ve lo spiego subito) in figura seguente, riferita al titolo A2A al 10 settembre 2015, come se oggi fosse il 10 settembre 2015.

A questo punto si va all'indietro alla ricerca di un secondo massimo relativo, che chiamo MAX1 (vedi figura), maggiore di MAX2. Perché deve essere maggiore? Perché la tecnica di De Mark prevede entrate sui breakout di resistenze (dove si entra long) o di supporti (dove si entra short). Un breakout, per essere significativo, deve essere un segnale di possibile inversione del trend (sia esso di breve, medio, lungo, o quel che è). Ergo, un breakout rialzista deve essere potenzialmente un breakout di inversione di un trend ribassista, da cui la necessità di cercare una trendline discendente, fatta di due massimi relativi discendenti.

Da qualche parte in mezzo ai due massimi c'è inoltre un minimo relativo, che chiamo MIN1. Questo minimo mi servirà per definire due dei possibili target (sono tre in tutto, ma uno di essi non è legato al minimo MIN1) identificati da Thomas De Mark. Ma andiamo per gradi. 

Una volta identificata una trendline dobbiamo poter identificare a priori il punto di possibile breakout, perchè così saremo in grado di inserire ogni mattina una serie di ordini operativi pronti a scattare in caso di breaout, e anche per sapere esattamente a quale prezzo posizionare l'ordine di acquisto (o vendita allo scoperto, se si opera in entrambe le direzioni).

Ebbene, per sapere a che livello si troverà la trendline tra un certo numero di barre devo sapere qual è la pendenza della linea stessa. Qui si applica un concetto base di geometria: la pendenza della linea è data dal rapporto tra la variazione verticale (il prezzo) e la variazione orizzontale (il tempo): si divide la differenza tra i due massimi per il numero di giorni che hanno portato dal primo al secondo.

I due massimi in figura sono posizionati ai valori 1.1900 e 1.1770. Tra di essi sono intercorse 17 giornate di trading. Il tasso di discesa giornaliero è quindi pari a (1.1900-1.1770)/17=0.000765 euro.

Cosa ce ne facciamo del tasso di discesa? Questo valore lo usiamo per determinare il livello al quale il prezzo taglierà la trendline domani, o dopodomani, o fra 2, 3 , 5, 10 giorni, e così via. Se il breakout si verifica domani, infatti, allora sarà a 1.1770-0.000765 euro, cioè a 1.176235 euro (che ovviamente dobbiamo arrotondare al primo tick superiore, il che ci riporta a 1.1770, perché quello è il primo prezzo scambiabile effettivamente al di sopra della trendline).

Se ci vogliono 3 giorni per andare a breakout, la trendline scende di 3 volte il valore 0.000765, cioè 0.0023 circa. In quel momento quindi il breakout si verificherà a 1.1747, cioè noi piazzeremo un ordine di acquisto se l'ultimo prezzo sarà maggiore di 1.1750, primo tick utile sopra alla trendline.

Se allarghiamo il grafico di A2A, vedi figura successiva, vediamo che il breakout ha richiesto 17 giorni per verificarsi (è avvenuto il 2 ottobre), e questo ha determinato un valore di breakout pari a 1.1770-17*0.000765=1.1640. E quindi si sarebbe dovuto comprare il titolo a 1.165, primo tick utile sopra il punto di breakout esatto.

Quale stop loss applicare? Dove uscire se le cose vanno bene? Ne parlo nel prossimo articolo.

Buona serata a tutti

Domenico Dall'Olio

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)

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