EURUSD (PC: 1,0874)
Major Trend: l’impostazione dominante rimane stabilmente al ribasso. Lo sfasamento tra la politica monetaria della Fed – in via di progressiva normalizzazione, anche se ancora molto espansiva – e della Bce – in ulteriore espansione fino al marzo 2017, con tassi di interesse schiacciati sullo zero quando non in territorio negativo – mantiene un quadro strategico a favore del dollaro Usa, a maggior ragione contro l’euro che rimane tra le divise più deboli del sistema. Graficamente il cambio è indirizzato al test della parità, ma nel corso del 2016 sono possibili discese anche verso area 0,9500-0,9600. Tale ipotesi dovrebbe essere accantonata nell’eventualità di risalite del cambio al di sopra dei picchi di fine agosto 2015 a 1,1715, eventualità che al momento pare ipotizzabile soltanto qualora la Fed, spaventata dalle possibili conseguenze del crash della Borsa cinese, dovesse decidere di soprassedere rispetto al programma annunciato di progressivo rialzo dei tassi.
Medium Trend: da metà marzo si è assistito ad una lateralizzazione al di sopra dei minimi di periodo in area 1,0455/0540 ed al di sotto di 1,1500/1715. Dovrebbe trattarsi di una pausa distributiva, dopo il tracollo dai picchi del maggio 2014 a ridosso di 1,4000. All’interno di tale trading-range una zona spartiacque è individuabile in area 1,1060-1,1200: finché il cambio staziona al di sotto di tale resistenza il tono predominante rimane all'insegna della debolezza.
Minor Trend: la risalita dai minimi del 3 dicembre a 1,0540 si è finora arrestata al di sotto di 1,1060. Il tono si indebolirebbe nuovamente su ridiscese al di sotto del supporto a 1,0800 e le pressioni ribassiste riprenderebbero sotto 1,0700; al superamento di 1,1060 (poco probabile) possibili strappi verso la forte resistenza a 1,1200, dove dovrebbero comunque prevalere i realizzi.
USDJPY (PC: 117,73)
Major Trend: l’impostazione dominante rimane stabilmente al rialzo. Lo sfasamento tra la politica monetaria della Fed – in via di progressiva normalizzazione, anche se ancora molto espansiva – e della Banca del Giappone – in contunua espansione da fine 2012 per volontà del Governo Abe, con tassi di interesse schiacciati sullo zero – mantiene un quadro strategico a favore del dollaro Usa. Da fine 2011 il cambio si è apprezzato dai minimi a ridosso di 75,30 al picco del giugno 2015 a ridosso di 126. Nei mesi seguenti il cambio è ridisceso fino a toccare un minimo a ridosso di 116 a fine agosto, per poi stabilizzarsi tra 118 e 124. Da metà dicembre si è sviluppato un movimento correttivo che ha recentemente portato alla perforazione della base a 118, avvicinandosi ai minimi di fine agosto. La tenuta del supporto chiave in area 115-116 è fondamentale per conservare un'impostazione positiva per i mesi a venire. Gli acquisti riprenderebbero al di sopra di 124 (al momento poco probabile). L'evoluzione della crisi borsistica in Cina potrebbe portare ad ulteriori deprezzamenti del Renminbi, con possibili incrementi della volatilità per le principali divise asiatiche, tra cui lo yen.
Medium Trend: da inizio settembre si è assistito ad una lateralizzazione al di sopra dei minimi di periodo in area 116-118 ed al di sotto di 124, con livello intermedio a ridosso di 120. La recente perforazione di 118 sta respingendo il cambio verso i minimi di fine agosto a 116 (ext 115), la cui tenuta è essenziale per evitare un deterioramento del quadro tecnico in ottica plurimensile. Il tono migliorerebbe solo su risalite al di sopra di 120 (prematuro) e gli acquisti riprenderebbero al superamento di 122,35 (al momento poco probabile).
Minor Trend: nelle ultime settimane il tono è stato decisamente ribassista, col cambio in discesa da quota 124 verso 116,65: la discesa potrebbe continuare verso 116, con estensioni non al di sotto di 115. Nell'immediato, vista la prossimità di importanti livelli di supporto, sono comunque possibili dei rimbalzi tecnici verso 119. Il tono migliorerebbe in modo convincente al al superamento di 120 (prematuro), ma solo sopra 121 si aprirebbero spiragli rialzisti.
EURGBP (PC: 0,7455)
Major Trend: l’impostazione dominante rimane stabilmente al ribasso, con la sterlina inglese favorita da un differenziale di rendimento – ancorché modesto – a proprio favore. Rispetto ai livelli di fine 2008 la sterlina si è apprezzata di un 40% circa contro euro, col cambio passato da 0,9800 ad un minimo a 0,6935 a luglio 2015. Negli ultimi mesi si è assistito ad una fase di lateralizzazione al di sopra dei minimi di luglio ed al di sotto dei picchi di metà ottobre a ridosso di 0,7500, marginalmente superati nella seduta odierna (max 0,7555). Dovrebbe trattarsi di una pausa distributiva, che dovrebbe quindi preludere ad una ripresa delle vendite, ma non si possono escludere movimenti erratici per diversi mesi a venire. Finché il cross staziona al di sotto di 0,7500-0,7600 non emergono comunque segnali significativi di risalita. Le vendite riprenderebbero sotto 0,6935-0,7000 (prematuro), con obiettivo 0,6800 ed estensioni verso 0,6500. Tale ipotesi dovrebbe essere accantonata nell’eventualità di risalite del cambio al di sopra della resistenza critica in area 0,8000-0,8100.
Medium Trend: da inizio marzo si assistito ad una lateralizzazione del cambio al di sopra dei minimi di periodo a 0,6935 ed al di sotto di 0,7555, con area intermedia a ridosso di 0,7200-0,7300. Dovrebbe trattarsi di una pausa distributiva, che dovrebbe quindi preludere ad una ripresa del major down-trend (segnale sotto 0,6935). Spunti di risalita solo sopra 0,7555, con obiettivo 0,7755.
Minor Trend: da metà novembre il cross è in fase di risalita, dai minimi a ridosso di 0,7000 verso 0,7555, dove si segnala perdita di spinta; per conservare un tono positivo il cambio devo mantenersi sopra 0,7200-0,7300. Al superamento di 0,7555 (prematuro) obiettivo 0,7600 ed estensioni verso 0,7715.
EURNZD (PC: 1,6574)
Major Trend: dal massimo storico del febbraio 2009 a ridosso di 2,5800 il cross eurnzd ha iniziato un movimento ribassista marcato, esauritosi nel minimo dell'aprile 2015 a ridosso di 1,3900. In tale periodo il dollaro neozelandese si è imposto tra le divise più forti del sistema, apprezzandosi sistematicamente anche contro il dollaro statunitense. Il quadro tecnico, contro euro, ha iniziato a modificarsi nella primavera 2015, quando interventi di taglio dei tassi da parte della Banca Centrale hanno bloccato ulteriori apprezzamenti del kiwy e hanno favorito una marcata risalita del cross verso 1,8850 a fine agosto (+34% dai minimi di aprile). Sono quindi prevalsi i realizzi, con una veloce ridiscesa verso 1,5800, livello testato ad inizio dicembre e ad inizio gennaio. Il rimbalzo in avvio del 2016 si è spinto verso 1,6845 e sembra perdere spinta. Il trend dominante ribassista pare quindi esaurito ma non sembrano esserci le condizioni per un'inversione al rialzo stabile. Probabile quindi l'inizio di una lateralizzazione all'interno dell'ampio intervallo tra 1,3900 e 1,8850, con livelli intermedi a 1,5000 e 1,7300, rispettivamente. I rendimenti sui governativi sui 3-5 anni rimangono sul 2,80-3,00%, su livelli appetibili per investitori dell'area euro. L'evoluzione della crisi borsistica in Cina potrebbe portare ad ulteriori deprezzamenti del Renminbi, con possibili incrementi della volatilità per le principali divise asiatiche, tra cui il dollaro neozelandese.
Medium Trend: il trend degli ultimi mesi rimane stabilmente al ribasso, anche se va segnalato un tentativo di stabilizzazione al di sopra di 1,5800. Le vendite riprenderebbero solo sotto tale supporto (prematuro), con primo obiettivo importante 1,5400 (a tendere il supporto a 1,5000). Segnali di rimbalzo solo sopra 1,6845-1,7000 (prematuro).
Minor Trend: per le prossime sedute possibile storno verso 1,6300, sotto cui si aprirebbe la strada a discese verso 1,6000. Le vendite riprenderebbero alla rottura del supporto a 1,5800 (prematuro). Il tono migliorerebbe significativamente solo al superamento di 1,6700 (prematuro).
EURTRY (PC: 3,2874)
Major Trend: l'impostazione in ottica pluriennale rimane stabilmente orientata al rialzo (dall'introduzione dell'euro nel gennaio 1999 il cross è passato da 0,3670 ad un massimo storico a 3,480 il 14 settembre 2015), intervallata da periodiche fasi correttive di ampiezza media del 15-20%. Il pur rilevante differenziale di rendimento a favore della lira turca (i Bond decennali in Try al momento rendono circa l'11% a fronte di un misero 1,58% dei Btp decennali) è finora sempre stato inadeguato a compensare il persistente e forte deprezzamento del cambio, per di più caratterizzato da volatilità decisamente elevata. Ciò rende sconsigliabile investimenti del tipo "buy&hold" su tale divisa. Graficamente un primo segnale a favore della lira turca, in ottica plurimensile, si avrebbe su ridiscese del cross al di sotto del supporto a quota 3, con primo obiettivo 2,800 e quindi i minimi di gennaio a ridosso di 2,600. Gli acquisti di euro riprenderebbero al superamento di 3,350, per un ritest del massimo storico di settembre a 3,480.
Medium Trend: dal massimo storico di metà settembre a 3,480 si è sviluppato un veloce movimento correttivo - grazie ad un indebolimento generalizzato dell'euro e alla maggiore stabilità politica post-elettorale in Turchia - con una ridiscesa verso quota 3 a fine novembre; il successivo rimbalzo si è esaurito a ridosso di 3,310-3,340 e lascia presagire una successiva ripresa delle vendite. La perforazione di quota 3 (prematuro) aprirebbe la strada a discese verso 2,800 e quindi 2,600, dove verosimilmente dovrebbero tornare gli acquisti. La fase in atto dovrebbe essere una pausa con prese di beneficio dopo i forti apprezzamenti dell'euro da febbraio a settembre, ma non cambia il major trend, che rimane stabilmente rialzista. Prima resistenza area 3,310-3,340.
Minor Trend: il rimbalzo in essere da inizio 2016 ha riportato il cross verso la resistenza in area 3,310-3,340 e sembra perdere spinta. Il tono peggiorerebbe su ridiscese al di sotto di 3,230-3,260 ma le vendite riprenderebbero solo al di sotto di 3,140-3,170 (prematuro), per un test del forte supporto a quota 3, dove probabilmente sono presenti ordini in acquisto. Spunti positivi sopra 3,3400, con obiettivo 3,400.
(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)