I bond bancari subordinati, dopo il così detto salvataggio delle oramai famose quattro banche locali, stanno in alcuni casi crollando, solo quindi rischi o forse anche opportunità?
Prima di iniziare con la nostra analisi, fateci fare un passo indietro e permetteteci di dire che il falso salvataggio delle quattro banche, avvenuto con un decreto emanato una domenica sera, è stato davvero gestito male!
Le responsabilità sono varie, ma sta di fatto che, fare fallire per la prima volta nella storia italiana dei bond bancari sebbene fossero subordinati dal giorno alla notte provocando ovviamente una crisi di fiducia su tutto il sistema, non ci pare sia stato il metodo usiamo un eufemismo migliore. E' anche vero che se si fosse arrivati al 2016, con le nuove normative europee, si sarebbero anche interessati bond senior e forse correntisti, ma è anche vero che le quattro banche erano in crisi da tempo e si poteva fare di più prima e meglio.
Detto ciò, il mercato si è accorto dal giorno alla notte che i subordinati non erano più così simili ai senior bond ed il "popolino", preso dall'ansia mediatica, sta più o meno buttando via tutti i bond subordinati. Crediamo che su alcune banche l'atteggiamento di alleggerire il rischio sia corretto, ma su altre ci pare del tutto fuori luogo: come fare quindi ad identificare una banca solida da quella meno sicura?
I bilanci bancari non sono di facile lettura tuttavia, semplificando, vi è un indicatore che ci può aiutare a riassumere il rischio che corriamo nell'investire in un istituto di credito, stiamo parlando del Common Equity Tier 1 anche definito CET1 Ratio. Semplificando possiamo definire il CET1 come il rapporto tra il capitale di qualità primaria e gli attivi ponderati per il rischio, quindi più alto è meglio è per il bond holder. Ad esser più precisi, l'analisi di una banca va ben oltre il solo CET1 poiché, l'analisi dell'attivo, l'analisi della redditività, la qualità dei crediti, sono altri elementi non di poco conto che dovrebbero essere analizzati. Tuttavia il CET1, come tutti gli indicatori, non hanno il fine né di svelare tutti i "segreti" di una banca, né di essere esaustivi, ma hanno il grosso pregio di segnalarci con velocità e semplicità la qualità/solidità di una banca.
In poche parole, quindi, se siamo detentori di bond bancari con CET1 alto possiamo dormire sogni relativamente tranquilli! Ma quando è alto un CET1? La risposta è semplice, basta chiederlo alla Bce. Forse non tutti sanno che la Bce, tramite una revisione periodica degli attivi delle banche europee (lo Srep), segnala ad ogni istituto il suo livello minimo di CET1 e quindi è intuitivo capere che, più un banca si allontana in positivo da questo limite minimo, più sicurezze ci sono per gli obbligazionisti.
A scopo informativo vi alleghiamo una interessante tabella da noi elaborata con le principali banche Italiane ed i relativi livelli di CET1 e di CET1 richiesto dalla Bce. Come potete evincere dalla tabella le principali banche italiane non hanno affatto problemi patrimoniali e quindi, se vi fossero particolari pressioni nelle prossime settimane sui relativi bond subordinati, riteniamo che saranno per gli investitori propensi al rischio delle opportunità di acquisto piuttosto che dei rischi.
Ps a completezza di quello che è avvenuto alle quattro banche fallite, è bene evidenziare che tutte le banche italiane hanno partecipato al "salvataggio" delle 4 banche con svariati milioni a testa di linee di credito per sostenere gli istituti in dissesto. Intesa Unicredit e Ubi, sono state le prime a dare una linea di credito rimborsabile entro i prossimi 18 mesi, ma anche tutte le altre avranno importanti impatti sui propri conti economici
in poche parole, alla fine il conto lo stanno pagando anche gli azionisti di quelle banche che sono in bonis, ma che per salvaguardare il sistema devono versare liquidità per banche attualmente in dissesto. In altre parole: oggi le banche italiane danno liquidità alle banche in dissesto le quali, fra qualche anno, diventeranno nuovamente concorrenti delle banche che le hanno aiutate!
Forse per capire il nostro sistema bancario non serve un esperto di finanza bensì uno psicologo….
Redazione RC
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