I Market Movers della settimana


Pronti alla stretta. I dati dell'occupazione Usa e la ritrovata, o potenzialmente ritrovata, dinamicità del commercio mondiale sembrano tracciare la rotta della Fed. Entro l'anno rialzo dei tassi e generalmente rotta verso condizioni di politica monetaria ordinarie.

Tutti ricchi e felici? Non proprio.

Anzitutto i dati sulla piena occupazione sorvolano su quanti, e sono molti, il lavoro non lo cercano più, i cosiddetti scoraggiati (e si ce ne sono anche in USA).
Per il commercio mondiale poi più che di dati si dovrebbe parlare di auspici. Il manifatturiero globale ha assorbito solo in parte la crisi ed i dati della solita Cina iniziano, e sottolineiamo iniziano, a puntare al sereno. D'altronde se è vero che "market is always right", il mercato ha sempre ragione, tutti gli indici parlano di crisi archiviata.
Restando in Asia il Giappone fa registrare alcuni timidi segnali positivi. Soprattutto l'inflazione è lontana da quel 2% tanto caro alle banche centrali di tutto il mondo, inclusa Bank of Japan. Il tutto forse a rimarcare che antichi e sedimentati vizi (e inefficienze) non possono essere spazzati via in poco tempo neppure dalla più aggressiva delle politiche economiche / monetarie. Politiche che peraltro potrebbero tornare alla carica. E questo è forse il dato migliore.
In Europa la crescita sembra ancora positiva, soprattutto grazie ai periferici. La Germania stenta e gli analisti continuano a sottovalutare le implicazioni psicologiche del diesel gate per il popolo tedesco.
Intanto che la commissione chiude volentieri un occhio (o entrambi) sugli andamenti negativi degli aggiustamenti di bilancio. Come dire che l'Italia non è certo la sola a fare manovre espansive. Che l'austerity ci abbia traghettato alfine verso la stabilità finanziaria? O semplicemente gli elettori nei singoli paesi non sono disposti a tollerare politiche diverse? Sta di fatto che l'atteggiamento 'espansivo' dei cittadini in questa fase è, mirabile dictu, condiviso da economisti ed analisti di mezzo mondo.

Vediamo i dati.
Martedì 10 novembre alle 10.00, il dato della produzione industriale Italiana. Il dato è atteso positivo, forse anche oltre le stime, ma dovrebbe soprattutto fare registrare un tendenziale importante.
Giovedì 12 novembre alle 11.00, il dato della produzione industriale europea di ottobre. Il precedente a -0,5% e le dinamiche positive nella periferia fanno convergere i consensus su un +0,2%. Non saremmo così ottimisti, come detto la Germania potrebbe apportare maggiore negatività del previsto.
Venerdì 13 novembre è la giornata clou. Dati sul Pil Europa, Germania, Francia ed Italia. Ancora una volta sembra lecito attendersi che una peggiore performance della Germania venga assorbita tutta od in parte da qualche decimale di ottimismo in Francia ed Italia.
Venerdì 13 novembre alle 14,30 il dato delle vendite al dettaglio USA, che si attende in miglioramento. Tutta a maggior gloria della stretta di cui sopra.

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