Da lunedì è scattata l'IPO di poste italiane: sarà conveniente la sottoscrizione o meglio evitare?
Lunedì scorso abbiamo avuto il piacere di partecipare alla presentazione dell'Ipo di poste italiane e molte cose interessanti sono emerse sia ascoltando Caio sia intervistando vari gestori italiani.
Partiamo dai dati formali:
Poste è una società al 100% dello Stato italiano controllata tramite il ministero dell'Economia e delle Finanze. L'Ipo è stata imposta dallo Stato per fare cassa ed è costituita da un'offerta globale per il 38,2% della società: 70% ad investitori istituzionali e 30% a retail.
Prezzo: fra 6 e 7,5 con bonus del 5% per chi deterrà le azioni per un anno, lotto minimo 500 azioni.
Periodo sottoscrizione: entro il 22 ottobre.
Vediamo come sono ripartiti i ricavi del guppo per capire il business di Poste:
- 67% grazie a Poste vita, società nata nel 99 è oggi leader in Italia
- 19% servizi finanziari/bancari
- 13% attività postali
- 1% telecomunicazioni ovvero Poste mobile
Se invece guardiamo la scomposizione dell'Ebit del 2014 scopriamo che: i servizio finanziari apportano 766 milioni, poste vita 414, poste mobile 14 milioni, mentre l'attività postale classica brucia 500 milioni all'anno.
Già da questa scomposizione capite che è pressoché impossibile paragonare questa società: paragonarla con un'altra società postale non è corretto, ma non è nemmeno corretto paragonarla ad una banca poiché, il rischio credito, non è presente in poste dato che non prestano denaro.
L'unica società più o meno paragonabile probabilmente è la portoghese Correios de Portugal (PE 2016 17.7, Dividend yield 2016 al 5% e P/B 2017 a 4.7) che diventerà a breve una banca, tuttavia il paragone resta non del tutto coerente.
Vediamo quindi alcuni valori economici di Poste italiane: PE 2016 con prezzo a 6, 6.75 e 7.5 lo abbiamo rispettivamente a 13.8, 15.6, 17.30. Giusto a scopo informativo segnaliamo i PE medi del settore europeo per il 2016 sono a quota 14. Inoltre, se consideriamo il dividend yield 2016 al prezzo di 6, 6.75 e 7.5 abbiamo rispettivamente un rendimento del 6.1%, 5.4% e 4.9%.
Ribadiamo che i peers sono difficilmente utilizzabili, tuttavia crediamo che un prezzo nella parte bassa sarà un prezzo sicuramente interessante, mentre se il management sceglierà la parte alta, beh a quel punto non sarà sicuramente a sconto.
Detto ciò vediamo le informazioni non ufficiali che non troverete pubblicati da nessuna parte.
Innanzitutto, il meeting di lunedì a Milano era pieno di gestori ed investitori e Caio, nel complesso, ha sicuramente fatto bella figura: piano industriale con poche cifre ufficiali ma con idee molto sfidanti. Fra i vari elementi positivi ricordiamo che poste ha acquisito il 10% di Anima appositamente per avere dei formatori professionali da affiancare ai propri venditori con la speranza di aumentare ulteriormente le entrate dall'attività finanziaria. Ricordiamo che poste ha 6.2 milioni di conti correnti, risparmio amministrato per 469 miliardi e 6.5 milioni di carte postamat. Poste è, come asset, seconda solo ad Intesa e ciò la dice lunga sulla possibilità di sviluppo della rete finanziaria.
Altro aspetto da non sottovalutare è il costo del personale dipendente: il dipendente medio costa solo 40.000 euro lordi. Ricordiamo che invece un bancario medio costa invece 78.000 euro lordi, una bella differenza. A riguardo dei dipendenti abbiamo appreso anche alcuni dati non proprio positivi. I dipendenti totali sono circa 141.000 (ma 20.000 usciranno nei prossimi 5 anni a fronte di 8.000 nuove assunzioni) e pare, da uno studio non ufficiale, che ben 10.000 non si presentino mediamente al giorno per qualche motivo. Inoltre la produttività dei non addetti allo sportello pare non proprio eccellente.
Oltre al lato produttività da migliorare per alcuni dipendenti , segnaliamo inoltre che l'e-commerce non è stato sicuramente capito. Tuttavia il nuovo accordo con Amazon potrà indubbiamente portare nuova redditività e ultimo ma non ultimo, è da ricordare che l'AD è un super tecnologico.
Altra segnalazione importante: la maggior parte dei gestori che abbiamo incontrato è stata soddisfatta del futuro payout, di una storia italiana di ristrutturazione sfidante ma con alte probabilità di fare bene (10 milioni di clienti hanno meno di 33 anni e mediamente il 51% ha delle carte postamat prepagate).
L'analisi potrebbe ancora continuare a lungo, ma vogliamo chiudere con una massima che un noto operatore italiano (che non ama la pubblicità) ci ha dato " Caio è un AD bravo e tecnologico, che sa ascoltare ma cattivissimo, vedrai che i fancazzisti li sistema per bene".
In una parola: se il prezzo dell'Ipo sarà nella parte bassa della forchetta, suggeriamo anche ai meno propensi al rischio, di acquistare il titolo in sottoscrizione e eventualmente venderlo entro la prima settimana di quotazione.
Redazione RC