Poche certezze per i mercati finanziari in questa prima parte di settembre, tuttavia una certezza la abbiamo: l'Italia non è fallita!
Scusate l'ovvietà ma solo l'anno scorso il tema era più che di attualità ed ora invece, per fortuna, i mass media sembrano più interessati ai problemi politici di qualcuno che ai problemi reali.
Polemiche a parte, volevo condividere con i "buon padri di famiglia" del rischio contenuto un po' di considerazioni che sto elaborando dopo aver partecipato ad un importante evento (l'Italian Infrastructure day) nel quale ho conosciuto ed intervistato vari manager di importanti società Italiane.
Partiamo dal primo ed importante punto: l'Italia ha trovato un punto di minimo in questa recessione?
E' ancora presto per asserirlo, tuttavia un po' di ottimismo c'è. Vi segnalo che Atlantia ad agosto ha finalmente avuto un segnale positivo dal traffico italiano nel suo complesso: ¬¬+0,2% (era da anni che non si vedevano dati positivi). Il traffico pesante, vero coincident indicator dell'economia, è stato ancora negativo, tuttavia il dato complessivo ci da un minimo di ottimismo e se si confermerà positivo nei prossimi mesi anche il traffico pesante dovrà seguire quello leggero.
Inoltre, un altro dato interessante per l'economia reale dell'Italia è quello di Enel. Se è vero che i manager si aspettavano per il 2013 un calo della domanda di energia elettrica per l'Italia e la Spagna meno marcato di quello che è per ora accaduto, è da segnalare che a giugno Enel ha registrato finalmente una stabilità nel consumo di energia elettrica sia in Italia ma soprattutto in Spagna (Spagna più avanti di noi?).
Riassumendo: l'economia italiana sarà probabilmente l'ultima economia dell'area euro ad uscire dalla recessione, ma qui l'importante oramai non è più quando uscire ma se uscirne e qualche indicatore realmente reale incomincia a darci un po' di positività sull'argomento.
Economia Italiana a parte, volevo con voi condividere alcune riflessioni alle quali sono giunto parlando con manager e gestori.
Pare che ci sia interesse in giro per il mondo per le azioni dei paesi così detti periferici (come l'Italia), tuttavia non si vedono ancora flussi veri in acquisto. Mi spiego meglio. Pare che i veri big europei stiano sì considerando le azioni italiane, ma senza comprare direttamente le azioni ma entrando su opzioni. Ciò spiegherebbe come mai nelle ultime settimane il FtseMib passa da un ¬¬+2% ad un -2% alla velocità della luce, denaro fresco investito davvero sui titoli domestici non ve ne è ancora e quindi appena ci sono tensioni si coprono velocemente le posizioni come si riaprono altrettanto velocemente appena c'è un po' di positività in giro. Insomma il mercato è in mano a chi compra e vende volatilità e non a chi vuole investire per davvero.
Per finire vi segnalo una mia impressione sulle varie presentazioni delle società. Il focus oramai non è più sui dividendi (come era una volta) ma sulla crescita futura, siamo cioè entrati in una nuova era, molti manager ne sono ovviamente già consapevoli ma l'impressione è che qualcuno ancora non lo sia e questi non potranno che sparire dal mercato.