Quando Riolfi dice crack ... eppure i titolini corrono


Di quanto ormai sia irrilevante il nostro mercato azionario lo dimostra il fatto che ieri il Dow Jones ha superato il massimo dell'ottobre 2007 spinto da ottimi dati fondamentali sull'immobiliare e sull'occupazione mentre il nostro indice Ftse All Share languisce nei bassifondi del canale di congestione in cui viviamo da ormai anni. E in cui vivremo fino alle prossime elezioni.
Walter Riolfi è il giornalista finanziario specializzato in mercati che apprezzo di più. Proviene dal mondo del trading e dell'investimento e i suoi articoli al sabato sul Sole 24 ore sono sicuramente i migliori per capire il mood del mercato.

Per la prima volta domenica scorsa ha platealmente rotto il codice di omertà del Sole 24 Ore per cui non bisogna fare terrorismo e ha scritto quello che pensa da anni: l'Italia entro la fine del 2013 deve uscire dall'Euro o sarà la Germania ad uscire. L'Italia non può reggere il peso della concorrenza tedesca perché la Germania non è l'Italia, è sostanzialmente "migliore" in termini economici e questo lo sarà sempre. Noi per competere abbiamo bisogno dell'inflazione, la Germania compete con una industria innovativa, altamente performante, un sistema Paese efficiente.

Scaricate qui il file:
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E la crisi politica in cui ci dibattiamo è lo specchio di tornasole di un Paese in crisi di identità, comunque la pensiate e comunque abbiate votato. I nodi si stanno avvicinando fragorosamente al pettine e il crack come dicono ormai Tomasini e Riolfi è qui alle porte.
Ci sono poi quelli che sostengono che un ritorno alla lira sarebbe un toccasana per il nostro Paese perché l'inflazione farebbe quello che la politica non è in grado di fare: monetizzare il debito pubblico, privato e previdenziale e ridare fiato alla nostra industria dimezzando i salari reali di una manodopera che non è quella tedesca.
Ogni cambiamento porta paura, questo è evidente, ma non dobbiamo fare la politica dello struzzo che non vede che ieri il Dax ha rotto il massimo relativo precedente e Wall Street è tornata sui massimi del 2007 che per il Ftse All Share sarebbero addirittura a quota 45.000 mentre noi ora siamo affogati a quota 17.000. I mercati azionari stanno scontando che metà del patrimonio aziendale, immobiliare ed economico del nostro paese sia andato bruciato durante la crisi. E del resto i differenziali di inflazione / competitività di prezzo con la Germania negli ultimi 10 anni sono decisamente superiori al 50% quindi se tanto mi dà tanto …
Quello che stupisce in situazioni come questa è come invece ci siano titoli che puntino decisamente al rialzo sul nostro disastrato listino.

Apriamo quindi la caccia al titolino che tanto piace ai nostri lettori. Finora siamo andati alla grande con il primo pool di azioni e ora siamo costretti (benché ci tremino le ginocchia) a tornare all'attacco:
Azimut: uno dei titoli missili del mercato sta riprendendo quota, stiamo pronti a comprare 13.28 stop
BB Biotech: da ricaricare, assolutamente un titolo che può raddoppiare se non triplicare di prezzo. Vediamo dove entrare di nuovo.
Cucinelli: ha fatto il breakout e ora ha ritracciato. Da prendere assolutamente, sta rompendo consecutivamente i massimi crescenti sopra quello di collocamento.
Ima: ha rotto una congestione interminabile e ora rischia di fare filotto.
Recordati: sopra il massimo storico entriamo in acquisto buy 7.85 stop
Reply: aspettiamo il prossimo uncino, ma questa vola
Salvatore Ferragamo: abbiamo pasticciato sul titolo, è da riprendere, quando non so.
Yoox: sta semplicemente diventando una moda comprarla, noi siamo arrivati un po' prima degli altri.

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