Piano Bar di Virginio Frigieri
*23 Set.2012 – Commento ai mercati
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Terminate le ferie, prima di vedere grafici e quadro tecnico cerco di tracciare un riepilogo generale della situazione che appare sempre più confusa e impantanata. Per l'ennesima volta vediamo applicare cure che non hanno funzionato finora e non potranno funzionare in futuro, anzi potranno solo aumentare i danni. Ogni giorno che passa il divario tra l'economia reale e i mercati aumenta e mentre l'economia reale batte sempre più in testa e solo in Italia vede la chiusura a raffica di decine di aziende ogni giorno che passa, i mercati finanziari assomigliano sempre di più ad una gigantesca Las Vegas. Mentre tutto questo accade l'Europa che è ormai il vero vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro, continua a cercare di barcamenarsi e guadagnare tempo senza risolvere i problemi che ne minano le basi e le radici più profonde fin dalla nascita. Volendo parafrasare l'Europa ha una malattia congenita dalla nascita che non le consente di fare quello che fanno tutti gli altri bambini.
Da un lato le banche centrali che tentano di inflazionare e reflazionare il sistema e dall'altro i timori della gente normale che vede ogni giorno ridursi il proprio potere di acquisto e reagisce chiudendosi a riccio e diminuendo sempre più i propri consumi aumentando la crisi. Deflazione o Inflazione?
Con queste premesse non è semplice orientarsi e fare progetti per il futuro, anche perchè si tratta di scenari agli antipodi, per cui è evidente che se si sbaglia il timing si perdono soldi.
Tanto per fare un esempio concreto su un tema da sempre caro agli italiani, prendiamo il mattone. In molti posti le quotazioni rispetto al 2007 registrano prezzi inferiori di un buon 30-35% (si arriva anche al 40% in casi particolari). Ora se avessero regione coloro che vedono un'inflazione in crescita già a partire dal 2013 e in accelerazione negli anni successivi, allora uno farebbe bene a comprare mattone ora. Se invece dovessero aver ragione coloro che vedono uno scenario deflattivo destinato a durare ancora diversi anni, allora è evidente che acquistare adesso, potrebbe risolversi in una perdita di un ulteriore 15-20% nei prossimi 4-5 anni. Partendo sempre dal presupposto che nessuno ha la sfera di cristallo, proviamo allora a dipanare le ragioni degli uni e degli altri per avere alla fine una serie di elementi di valutazione su cui riflettere.
Quello che possiamo osservare guardando l'operato delle banche centrali è che i rispettivi bilanci dall'inizio della crisi ad oggi si sono gonfiati parecchio. Sommando i bilanci delle quattro banche centrali più grandi del mondo (FED, BCE, Bank oF England e Bank of Japan) prima dell'inizio della crisi si arrivava ad una cifra di 3.500 miliardi di dollari, mentre oggi si arriva a 9.000 miliardi di dollari; sono numeri in grado di far tremare le vene anche ai polsi anche a fior di consulenti e gestori di fondi di grande prestigio. Capire che genere di implicazioni possono venire da una politica monetaria così accomodante non è semplice.
Dall'altra parte possiamo avere qualche dato certo se rovesciamo la frittata e ci poniamo una semplice domanda: cosa succederebbe se improvvisamente le banche centrali decidessero di abbandonare una politica monetaria così morbida, e ogni stato imponesse misure durissime per una rientro relativamente rapido del debito pubblico? Quasi certamente una linea di comportamento di questo tipo porterebbe ad una nuova e più feroce crisi del debito pubblico; stati come la Grecia e il Portogallo e a seguire anche altri, non troverebbero più una sola porta aperta per potersi rifinanziare a costi ragionevoli ed assisteremmo un dopo l'altro al default di questi paesi. Ma a quel punto il problema non sarebbe solo degli stati in quanto molte aziende anche ottime come prodotti, ma "deboli" dal punto di vista finanziario, seguirebbero la medesima sorte e fallirebbero. Anche se dal punto di vista squisitamente economico, la cosa seguirebbe un "decorso assolutamente naturale", è difficile immaginare una politica a quel punto in grado di sostenere questo tipo di escalation; molto probabile invece assistere a gravi disordini di piazza, gente all'esasperazione che si picchia di santa ragione
insomma la guerra civile. E' soprattutto per quest'ultimo motivo che il sistema politico in genere tende a favorire l'inflazione. Soprattutto negli USA a tutt'oggi non si avverte nessuna disponibilità a favorire un vero e proprio cambiamento di politica monetaria, anzi il vero e proprio incubo degli Stati Uniti è che a un bel momento l'eccessivo indebitamento e la deflazione possano far venire in mente a qualcuno la voglia di indurre sia le imprese che i risparmiatori a risanare il debito. Il fatto è che un processo di questo tipo innescherebbe una pesante flessione della domanda su vasta scala oltre che mettere sotto pressione i prezzi, e a quel punto qualsiasi tentativo di ridurre il debito fallirebbe per il fatto che una sensibile riduzione della spesa pubblica renderebbe consumatori e imprese sempre più cauti e parsimoniosi nello spendere il loro denaro. D'altra parte anche delle politiche di espansione basate sull'aumento della Spesa Pubblica fallirebbero, poiché i consumatori e le imprese sotto il peso di maggior pressione fiscale, arresterebbero i consumi riducendoli all'indispensabile. Insomma da qualunque parte si analizza la questione ci si trova sempre e comunque in una spirale da cui è difficile uscire.
Dall'altra parte continuando sulla strada attuale, della stampa di denaro ad libitum, forse le banche centrali potranno evitare l'innesco della spirale Debito-Deflazione, mentre la crisi congiunturale in atto tenderà a raffreddare l'inflazione; ma il problema non scompare comunque
semplicemente si sposta in avanti nel tempo. Quando si esagera con la liquidità, l'inflazione prima o poi a galla ci viene e siccome quando arriva fluirà anche nelle materie prime e nelle economie dei paesi emergenti, finirà che i paesi del così detto "Occidente" pagheranno un conto due volte salato, perché avranno sul groppone l'inflazione domestica causata da una ripresa del ciclo economico e un'inflazione indiretta importata attraverso l'acquisto delle materie prime e di prodotti di paesi in via di sviluppo.
A complicare ancora le cose, c'è poi il fatto che a tutt'oggi nonostante molti fattori convergano su uno scenario deflattivo, la gran parte delle persone non hanno ancora metabolizzato quello che sta accadendo. Nei primi cinque mesi di quest'anno, le statistiche di Google ci dicono che le ricerche sulla parola "inflazione" sono risultate venti volte più numerose di quelle effettuate sulla parola "deflazione"; quattro anni fa nel 2008 questo rapporto si attestata addirittura a cinquanta! L'economia ha vissuto per 75 lunghi anni in un regime di inflazione per cui la gente è talmente abituata a vivere e ragionare in un regime inflazionistico che non sa immaginare la propria vita in un regime monetario opposto. (ricordate i famosi luoghi comuni cari alla generazione dei nostri genitori "il mattone alla lunga paga sempre!" ed altre amenità analoghe?)
Se gli economisti più bullish stanno invocando ed auspicando il ritorno e il ripristino del regime inflazionistico, i più bearish invocano il crash del dollaro che significherebbe iper-inflazione. Chi avrà ragione? In realtà se si osserva quello che sta accadendo ogni giorno, si vede che l'Europa con la questione dei debiti sovrani è in tumulto e come finirà questa storia non è ancora nè chiaro né scontato nonostante le rassicurazioni di Draghi; negli Stati Uniti l'indice CPI dei prezzi al consumo ha appena registrato la sua maggior discesa dal 2008
i tassi di interesse americani, sulle obbligazioni ad altro rating sono ai livelli più bassi nella storia del paese, con molti settori economici e produttivi che hanno ridotto la loro attività fino a un 35-40%, e la velocità di giro del denaro, è ormai ai livelli più bassi a partire dagli anni '30-'40.
I buoni del tesoro decennali (Tresaury) durante l'estate hanno raggiunto un minimo a meno dell'1,5% su base annua che equivale praticamente ai tassi più bassi di sempre. I Tresaury bills invece pagano ormai zero. In sei anni gli immobili negli Stati Uniti sono quasi dimezzati di prezzo (-45%) mentre i prezzi delle materie prime in soli 4 anni hanno perso quasi il quaranta per cento e da Marzo il prezzo del gas è diminuito del 15%.
A livello di economia reale negli Stati Uniti oltre 45 milioni di persone (quasi il 15%) lo scorso mese di maggio viveva di buoni pasto omaggio con un incremento di 250.000 rispetto al mese precedente:
Il dato drammatico è che il numero di persone che devono ricorrere ai buoni pasto sta crescendo tre volte più rapidamente del numero di persone che trovano lavoro.
Dal 2005 la popolazione degli Stati Uniti è cresciuta del 6% passando da 296 a 314 milioni, ma nello stesso tempo il numero di invalidi/disabili è aumentato del 34% passando da 6,5 a 8,75 milioni di persone
Ma poiché il numero di lavoratori disabili non cresce sei volte più veloce rispetto alla popolazione totale, si evince che è in atto un profondo cambiamento nella mentalità degli americani.
In realtà assistiamo ad una sovietizzazione della società americana con un decrescente numero di persone che lavorano e danno da lavorare per fare una vita decorosa, mentre crescono più velocemente che mai i così detti zombies. D'altra parte se il governo ti porge il capezzolo buono perchè tu passa poppare senza pericoli di improvvisi svezzamenti, chi mai andrà a votare contro un pranzo gratis? E siccome i politici sanno bene che il voto degli zombie conta come quello di chi si fa un mazzo così e paga tutte le tasse necessarie a mantenere questo sistema è chiaro che il sistema più semplice per mantenere il potere è di favorire queste forme di assistenzialismo, agevolando con agevolazioni fiscali e regolamentazioni lassiste, i così detti grandi donatori; questo favorisce la zombificazione di milioni di persone che stanno in mezzo a velocità crescente; per l'esattezza sono ormai 108 milioni (oltre un terzo) gli americani che ricevono in qualche modo una qualche forma di welfare federale:
Non passa ormai giorno osserva Nick Odge autore del report da cui ho estratto questi grafici che
non si possano vedere o sentire commenti come questo: "faccio volontariato presso un ente di beneficenza che paga le bollette e distribuisce cibo; arrivano persone a chiedere da mangiare dicendo che non hanno cibo nel frigorifero, e mentre aspetta di essere servito il "povero", senza un grammo di vergogna tira fuori un iPhone per prendere appuntamento dalla manicure, senza la minima consapevolezza dell'incongruenza delle sue azioni; poi molti sono veramente disperati ed hanno veramente bisogno di aiuto finanziario e stabilità, ma tenere la lingua a posto è la parte più difficile di questo lavoro"
Così molte persone crescono in famiglie sbandate senza lavoro stabile: ottengono l'aiuto, poi fanno qualche lavoretto oppure si mettono agli angoli delle strade dove con un bambino puoi tirare su anche 20$ all'ora, e non fanno progetti per il futuro ad eccezione di un pò di buon e grasso cibo.
E' la popolazione pacificata che ha barattato il sogno americano, la libertà e l'individualismo con la dipendenza dallo Stato.
Allo Stato inteso come il "collettivo politico" la cosa piace perché consente loro di rimanere al potere ed ottenere costose cene pagate dalle solite lobby , lavorare poche settimane all'anno, e gestire attività approfittando di scappatoie che loro stessi hanno creato e via discorrendo,; gli zombie sono contenti perchè possono pagare le loro necessità con i soldi degli altri, mentre si utilizza il poco che si ha per ottenere nuovi telefonini, manicure e scarpe da ginnastica etc.. Così un paio di milioni di persone del collettivo e circa 110 milioni di persone, in materia di benessere federale sono felici
c'è da capire cosa ne pensano i restanti 200 milioni o gù di lì!…
Fra poco gli americani eleggeranno il loro presidente: chiunque vincerà avrà davanti la gestione del quadriennio più difficile degli ultimi 100 anni. I mercati azionari vedranno il fondo di questa crisi non prima della fine 2015/estate 2016 e l'economia reale troverà un fondo stabile forse nel 2017. Nel frattempo chi vuole andare al rialzo ha davanti una settimana forse una e mezza in cui non dovremmo avere grossi sfaceli. Noi ci limitiamo ad osservare che i rendimenti dei titoli di stato americano nelle ultime settimane hanno invertito la rotta e teoricamente, vista l'ennesimo intervento della FED, dovrebbero salire ancora.
Sotto per gli abbonati il quadro tecnico della settimana.
"Piano Bar : Quadro Tecnico 2012-09-23":http://www.lombardreport.com/2012/9/23/piano-bar-quadro-tecnico-2012-09-23
Per l'ennesima volta vediamo applicare cure che non hanno funzionato finora e non potranno funzionare in futuro, anzi potranno solo aumentare i danni.