Molti lettori gioiscono per lo scampato pericolo e vedono rialzi a manetta ovunque. Niente di tutto questo. La cura Draghi compra tempo prima del crack, almeno fino ad ora, e permette ai paesi "maiali" di fare i compiti a casa. Niente più di questo. Lacrime sudore sangue sono ancora davanti a noi. Non c'è un bel niente da gioire. Oggi il sole 24 ore pubblicava una terribile tabella a pagina 3 in cui viene mostrato come il clup (costo unitario per unità di prodotto) in Italia, unico paese tra i maiali, aumentava nel corso del 2011. Ripeto: nel corso del 2011 il costo del lavoro per unità di prodotto è aumentato. E questo quando in Grecia, Portofallo, Spagna e Irlanda è crollato. Torniamo alle solite e come sempre faccio il mio sermone: il vero problema dell'italia è la competitività del suo apparato industriale. Noi paghiamo servizi pubblici il 40% in più dei nostri concorrenti e abbiamo una imposizione fiscale devastante oltre al fatto che il 70% del territorio nazionale è controllato militarmente dalla malavita. Sono storie note. Finché non risolviamo questi problemi di casa nostra continueremo a rimanere in ostaggio dei mercati e che Draghi abbia comprato qualche anno al mercato dei fallimenti non vuole dire niente. Purtroppo non sono in grado di scannerizzare questo grafico del CLUP perché sono in treno e non l'ho trovato sul sito del sole 24 ore. Basterà ai lettori che posto l'inverso del clup aggiornato al 2009 (ma tanto non è cambiato nulla rispetto al 2011 se non un sensibile peggioramento). L'indicatore sintetico del successo dell'impresa nel sistema competitivo è calcolato come rapporto tra valore aggiunto per addetto e costo del lavoro unitario. Esso rappresenta una sintesi della misura di efficienza dei processi produttivi e fornisce, pertanto, indicazioni sulla competitività in termini di costo. Può essere visto, inoltre, come l'inverso del costo del lavoro per unità di prodotto (Clup), indicatore spesso utilizzato a livello macroeconomico. L'indicatore di competitività di costo delle imprese italiane è pari a 112,5 (anno 2009) in calo rispetto all'anno precedente. E per fortuna che non mettiamo il 2011 perché è in peggioramento sensibile.
L'analisi tecnica conta poco: ieri hanno fatto il pieno le emissioni di Snam Rete gas e San Paolo Intesa che hanno venduto bonds corporate ad un rendimento del 5% e passa. Finché i tassi delle obbligazioni rimarranno a questi livelli a nessuno verrà mai in mente di comprare azioni italiane.
Quindi non chiedetemi dove va la Borsa perché la direzione più probabile è quella laterale e questo ancore per molti anni. E' diventato sempre più essenziale differenziare il proprio investimento ed il proprio trading su titoli NON italiani. Questa purtroppo è la via del risparmiatore saggio. E ricordatevi una cosa: questa è la via anche dell'imprenditore saggio, perché il CLUP non aumenta non solo perché il costo del lavoro rimane alto ma anche perché l'investimento in capacità produttiva e in miglioramenti della capacità produttiva è ridotto a zero. Chi è così pazzo da investire in Italia ? Tutti i bravi imprenditori dal 1970 ad oggi piano piano stanno portando fuori dai confini nazionali la produzione. Questa è la via degli imprenditori, i risparmiatori si adeguino.