Piano Bar di Virginio Frigieri
*Alcune considerazioni sull'Oro
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Le stime fornite da USGS sulla produzione di oro del 2011 e la lettura di alcuni report che seguo da alcuni anni come il Dott.Chaize ci permettono di tirare qualche conclusione su cosa aspettarci per il prossimo futuro dai prezzi del giallo metallo.
Nel 2011 per la prima volta dopo 10 anni la produzione di oro ha segnato un nuovo massimo attestandosi intorno alle 2700 tonnellate contro le 2600 del 2001.
Fra le otto nazioni che rappresentano gli otto maggiori produttori di oro solo il Perù (-8,5%) e l'Indonesia (-17%) hanno avuto una flessione nell'estrazione di oro, mentre gli altri hanno chi più chi meno incrementato il numero di tonnellate estratte.
Saltando il lungo balletto di numeri, il dato interessante da cogliere è che complessivamente la produzione del 2011 sul 2010 risulta incrementata di 140 Tonnellate, ma di queste meno del 14% viene appunto dalle otto "major" .
Infatti a fronte di un calo di Perù ed Indonesia pari a 34 tonnellate, gli altri sei paesi (Cina, Australia, Stati Uniti, Russia, Sud Africa e Canada) contrappongono un aumento di sole 53 tonnellate con un saldo attivo di 19 tonnellate. Le restanti 121 Tonnellate di maggior produzione vengono dunque da una miriade (oltre un centinaio) di Paesi piccoli produttori che messi assieme fanno all'incirca 1088 tonnellate (quindi con una media di una decina di tonnellate a testa).
La prima considerazione che possiamo fare dalla lettura di questi dati riguarda sicuramente i costi di produzione, in quanto questa frammentazione o atomizzazione delle produzioni su una miriade di piccole miniere distanti migliaia di Km le une dalle altre, genera costi ben diversi da quando cinquant'anni fa si estraevano 1000 tonnellate di oro nel raggio di 100 Km attorno a Johannesburg con le relative economie di scala, personale e quant'altro. Dieci anni ininterrotti di prezzi in ascesa hanno consentito ad un certo punto l'apertura di queste miniere sicuramente meno efficienti e redditizie di quelle grandi, ma la loro situazione è sicuramente più precaria e di fronte ad una eventuale correzione dei prezzi dell'oro non è da escludere che debbano chiudere poiché non più remunerative rispetto ai costi crescenti di produzione.
La seconda considerazione è che l'entrata in recessione di quasi tutte le grandi economie del mondo (tutti danno ormai per scontato che il 2013 sarà peggio del 2012 e che la fine della crisi non è dietro l'angolo) nel prossimi 2-3 anni può agevolare anche una correzione dei prezzi dell'oro, accelerando la chiusura delle piccole miniere di cui parlavamo sopra. Nella crisi del 1980, per compensare il calo dei prezzi dell'oro, si continuò ad incrementare la produzione per 20 anni; questa operazione stavolta non è tecnicamente possibile (il perchè lo abbiamo spiegato su vecchi articoli dedicati ad oro e argento che provate con una ricerca sul sito o sul "link collection" di inizio anno).
Quindi stavolta sarà diverso; il calo dei prezzi dell'oro, costringerà le società minerarie a chiudere le miniere meno remunerative, provocando un crollo della produzione di oro e sarà la minore offerta sul mercato a determinare una nuova impennata delle quotazioni stesse negli anni successivi.
Morale della favola; ad un investitore basta aspettare (cosa alquanto semplice per chi, seguendo i consigli dati su questa rubrica si è sempre preoccupato di mantenere un prezzo di carico sul fisico, di gran lunga inferiore al prezzo di mercato). Discorso diverso per le aziende minerarie che dovranno studiare ogni possibile strada per proteggersi dall'aumento dei prezzi dell'energia che nei prossimi anni sarà il nemico numero uno dei loro margini.
Alla prossima