Vendetta ... a che punto è la notte ? di Lorenzo Iori


Verso fine luglio scrissi un lungo articolo sulle caratteristiche del bear market, in cui si ipotizzava la possibile prossimità di un minimo ciclico.

Al momento tale ipotesi non è confermata né smentita, se si considera come benchmark l'indice S&P 500.

Ricapitolando, all'epoca si diceva:

"… è normale che se anche il minimo ciclico fosse alle spalle, al di là di un possibile rally iniziale ci si debba aspettare una fase di consolidamento lunga almeno sei mesi prima della rottura che segnalerebbe l'inizio di un nuovo mercato rialzista primario".

Pensando agli ultimi bottom primari, vediamo infatti che sia nel '74 che nel '90 e nel '98 l'S&P è ripartito solo dopo avere completato un modello a doppia V (il classico doppio minimo dei manuali base di analisi tecnica), nel primo caso con un test perfetto e nell'ultimo con uno sforamento (secondo minimo inferiore) durato pochi giorni.

In tutti e tre questi casi il tempo intercorso tra i due minimi è stato tra i 2 ed i 3 mesi, e negli ultimi due il Dax ha decisamente sottoperformato soprattutto nella gamba ribassista finale, segnando nuovi minimi anche decisamente inferiori ai precedenti.

Esperienze sicuramente molto vicine a quelle recenti.

Considerando anche il fatto che sia la durata che l'intensità del bear market sono ormai in linea con molte esperienze simili del recente passato (S&P ?72/'74 e Nikkei ?89/'91), e che la sua durata è ormai inferiore solo di 3 mesi circa rispetto a quella del bear market ?29/'32 (l'intensità è però ancora decisamente inferiore, anche ipotizzando che il Dow di allora fosse praticamente analogo all'odierno Nasdaq), è logico pensare che la fine del bear market possa essere prossima.

Resta però ancora in piedi l'ipotesi che il bottom sia più simile al top precedente (in cui i massimi vennero più forte sforati, l'ultima volta a 6 mesi di distanza, prima dell'inizio del nuovo trend) o addirittura vicina all'esperienza del '32 (come vorrebbe la teoria Elliottiana dell'alternanza), con ciò richiedendo quantomeno un ulteriore ribasso del 50% nei prossimi 3 mesi per il Nasdaq 100.

In ogni caso, ricordando la lunghezza e complessità delle fasi di svolta nel trend primario, la cosa migliore è probabilmente mantenere bene in mente i cardini della teoria di Dow.

Che ci dicono che al momento tutti gli indici principali sono in un bear market primario e quasi tutti su livelli inferiori ai precedenti minimi ciclici (quelli di luglio). L'unico indice su cui si può avere qualche dubbio è l'S&P, che non è ancora riuscito a segnare nuovi minimi inferiori ai precedenti (prendendosi la libertà di considerare non significativo lo sforamento inferiore all'1% giovedì in apertura). Se e solo se l'S&P dovesse superare i massimi di agosto (attorno a 960 circa) si avrebbe la prima seria negazione del fatto che il trend primario permanga ribassista.

Insomma, rialzisti sì ma "con juicio", ricordando che il mestiere di cacciatore di minimi non è fra i più semplici (specialmente per quanto riguarda i minimi primari). E sapendo che fortunatamente gli stop sono molto vicini.

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