La settimana appena passata si è chiusa con un bilancio abbastanza positivo per gli indici italiani, con il Mibtel che ha guadagnato circa un 3%. Se si guarda al minimo del 24 luglio ci si accorge che la nostra borsa è corsa all’insù del 15% o 2485 punti, i quali a prima vista non sembrano pochi ma, se confrontati a livello grafico con i circa 15000 punti persi da marzo 2000, ci si accorge che sono solo una goccia sulla lunga marcia verso i massimi assoluti. Tutti in questi giorni si domandano se sia giunta l’ora della ripresa definitiva dei corsi e, complice la calma in campo economico-politico e societario, sembra anche essere l’argomento più trattato dagli analisti. Tra quelli che io leggo più volentieri i pareri principali sembrano essere sostanzialmente due e molto contrastanti tra loro: ci sono coloro che affermano che si tratta di un buona accelerazione al rialzo che ha portato una ventata di sano ottimismo sui mercati, diversa da quelle precedenti e fondata su basi più forti per una serie di lunghi motivi, mentre, dal lato opposto ci sono i sostenitori che questo è solo un pull-back che sarà seguito da una veloce e violenta ondata ribassista. Entrambi i filoni di pensiero sono però accomunati da una frase che oramai è diventata una costante in tutte le previsioni sul futuro dei mercati: in queste condizioni generali di attesa ed incertezza sul fronte politico ed economico non è detto che il mercato agisca come da noi sostenuto. Appena leggo questa frase mi viene da pensare subito ai minuti buttati via a leggere questi commenti, anche se, essendo redatti da persone che del loro mestiere ne sanno molto bene, so razionalmente di aver acquisito in maniera sintetica molti dati utili.
Personalmente sostengo sempre che al mercato, così come al tempo, non ci si comanda, e continuo solitario ad appoggiare la mia tesi di fase laterale…fino a che il minimo del 24 luglio tiene botta. Il “rally” che stiamo assistendo non ha visto qui in Italia nemmeno un giorno di ampia partecipazione del listino al rialzo come segnala il “market breadth”, i cui picchi si bloccano tra 3 e 4, mentre, negli USA esso ha superato solo una volta il valore critico di 9 ma senza la complicità di volumi in crescita. Altro elemento sconcertante è il calo delle transazioni che ha accompagnato tutto questo rialzo che, se guardata alla luce dei dati sulla raccolta dei fondi di investimento (-2915 mln di euro a luglio sull’azionario) e la notevole quantità di ordini asteriscati che fioccavano, lasciano spazio per pensare ad una manovra fatta ad hoc dagli istituzionali per riaccendere le fiammelle dell’entusiasmo. Accanto a questo sottolineo che a livello di forza relativa non è emerso alcun segnale di effettivo cambiamento della leadership e nemmeno di rottura nella fase di congestione o negatività in cui versano da qualche mese i più forti del mercato. Se spostiamo l’occhio sull’economia, notiamo come i mercati scontino un taglio dei tassi di interesse da parte della FED, aspettative che, se smentite, potranno portare ulteriore negatività sui titoli. I dati che arriveranno le prossime settimane sono molto importanti e, aldilà del GDP, quello che io tengo molto sott’occhio sono i dati sulla disoccupazione, gli investimenti in beni durevoli e il tasso di inflazione. Un incremento dei disoccupati potrebbe infatti dare avvio a quella contrazione nei consumi delle famiglie che fino ad ora non si è ancora visto, mentre, fattore ancora più importante, una inflazione ancora in calo porterebbero gli Stati Uniti al pericolo della deflazione, la quale darebbe sì la possibilità a Greenspan di manovrare i tassi, ma, se dovesse dimostrarsi persistente, legherebbe le mani alla FED e sarebbe un serio pericolo per i mercati finanziari e l’intera economia.
Al momento non vedo nulla di estremamente positivo da essere qui segnalato, si nota solamente un rialzo sostenuto più dal sentiment che non da dati concreti (ad esclusione della una formazione di triplo minimo su Mibtel e Mib30).
Per quanto riguarda la watched list, essa continua a rimanere piuttosto limitata senza rilevanti cambiamenti nelle posizioni di forza:
Tra i titoli segnalati e presenti nella lista si sottolinea che si è aperta la posizione su Merloni e Banca Popolare di Verona e Novara. Proprio quest’ultima mi sembra impostata piuttosto bene e, anche per questo, ho deciso di elevare lo stop ad un livello tecnico più consono, ovvero su CHIUSURA sotto 12.60-12.65. Merloni non è stata piuttosto brillante e il book non l’abbellisce di certo poiché era pieno di buchi e presentava diversi ordini asteriscati, il titolo comunque ha scaricato l’ipercomprato riguadagnando appeal e, quindi, l’operatività non cambia.
Per finire, un titolo molto interessante: IMA.
Articolo di Sandro Mancini.
L’autore del presente articolo è iscritto all’Ordine dei Giornalisti e non detiene gli strumenti oggetto delle sue analisi.
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