Tomasini a rapporto dal suo comandante


Un giorno un omone dallo sguardo austero, abito da festa di foggia antica, come quelli che portava vostro nonno nei giorni di festa, profumo di lavanda, boccoli bianchi sul collo, lunga barba bianca, busserà agli uffici Lombard.

"Chi è ?" chiederà l’impiegata, ingenua diciannovenne dalla voce pastosa.

"Ma come, sono io, sono il padrone, il comandante" dirà l’omone.

E si avventurerà lungo le scale dell’ufficio ansimando per la mole corpulenta.

Entrato nel mio ufficio con un cenno autoritario mi chiederà il posto. Io tremebondo, insieme al socio Strinati, gli cederò il posto scattando sull’attenti.

"Comandante !" dirò, "Finalmente ! Erano da anni che aspettavamo la sua ispezione e siamo lieti che Lei finalmente sia giunto".

"Lei sa chi sono io, vero Tomasini" chiederà sornione l’omone.

"Certo, Comandate, lei è il capitalismo ed è venuto a ispezionarci. Noi l’aspettavamo da anni, Signore. Vedevamo tanti coglioni che ci facevano concorrenza, Signore, e speravamo che Lei un giorno arrivasse per ispezionare il settore, Signore, eravamo molto demoralizzati, Signore, vedevamo gente che non sappiamo se non capiva niente ma che comunque era molto falsa, Signore, e comunque aveva il suo sito e guadagnava un sacco di soldi, Signore, tutti ne parlavano e la Borsa andava al rialzo, Signore, e noi sempre qui come dei fessi ad investire, Signore"

"Bene, allora portatemi i bilanci !" chiederà l’omone. Ed io tutto ansimante correrò a porgli, quasi titubante, quei pochi fogli che contengono il magro bilancio Lombard.

"Uummm, bene, bene, vedo che è andata bene in termini di fatturato" dirà l’omone

"Certo Comandate, ancora una volta i lettori ci hanno dato fiducia."

Fiducia ?

"Ma gli utili, ne vedo pochi, Tomasini".

"Comandante, risponderò io, abbiamo speso tutti in software, libri, corsi, programmatori bulgari, abbiamo finanziato l’impossibile, abbiamo sacrificato noi stessi, ci guardi, siamo ciccioni, coi capelli bianchi quando va bene, gli occhiali, stanchi, stressati, indifferenti. I nostri averi sono sotto gli occhi dei lettori, sono sui mercati, incessantemente. Abbiamo decuplicato la rete dei collaboratori, anche se sul sito sono i soliti a firmare dietro a loro c’è una macchina logistica indicibile, chi compra i software, chi programma, chi testa, chi studia, chi parla, chi scrive, chi opera, chi contabilizza, e chi ci rimette in salute. Abbiamo addirittura organizzato un campionato di trading, abbiamo urlato ai quattro venti ai migliori trader di entrare in lizza, abbiamo cercato di selezionare i migliori, portarli sulla nostra barricata, clonarli, scambiarci delle idee, andare avanti insieme".

"Bene, bene, dirà l’omone: voi non vi siete molto arricchiti, dirà, ma vedo che ci sono molte persone che hanno fiducia in voi. Perché questo ?"

"Non so, mio comandante, perché ci danno fiducia, non so se perché quest’anno abbiamo guadagnato sui mercati 30 milioni, non so se perché tutti gli altri hanno perso, non so se perché ormai siamo dei sopravvissuti allo sboom della Borsa, non so davvero perché. Ma, mio comandate, la cosa incredibile è che abbiamo toccato il minimo in estate e da allora stanno tornando tutti, vecchi lettori e non, amici, parenti, insomma siamo in tanti. Ogni giorno c’è un rientro, come tra reduci di una battaglia, ogni giorno qualcuno dice "vi ho conosciuto 2 anni fa e poi ho smesso di abbonarmi ma voglio tornare". Non so perché, comandante, ma è così."

"Beh, dirà l’omone, anche per quest’anno vi autorizzo a rimanere sul mercato, ovvero nel mio regno. L’anno prossimo non so. Tornerò di nuovo e ne riparleremo, ha capito, Tomasini ?"

"Signorsì, comandante, ho capito".

"Ma cosa debbo fare, comandante, per continuare a rimanere sul mercato ? Lei capirà, signor comandate, ho 33 anni, una ragazza che frequento da ormai 5 anni, una brava e buona ragazza, vorrei sposarla, sa, mettere su casa, vorrei anche smettere di lavorare fino alle 23 tutte le sere e magari una volta su due rimanere a casa il week end. Signor comandante, ma mi permette di farlo ?"

"Non so, Tomasini, sinceramente non so. Io sono il capitalismo, e questi aspetti umani della vicenda non mi interessano. Io sono il Dio del mercato, io do la vita e la morte, e se anche all’inizio mi commuovevo poi con il passare del tempo, lo sa, l’età, eppoi ci si abitua a tutto, insomma ora come ora non me ne importa. Io faccio il mio lavoro e basta: quando debbo fucilare fucilo, a volte prorogo il giudizio di un anno, a volte assolvo."

"Comandate, mi dia un consiglio: come debbo fare ? Le forze si stanno esaurendo, ormai non ce la faccio più, D’accordo, Lombard è una macchina che ormai funziona senza di me, come un bambino che è diventato grande e vuole prendere la sua strada. Ma i lettori … "

"Non so, risponderà l’omone, non so cosa dire. Quello che posso consigliare è di continuare a dare il massimo, sempre e comunque. Se poi quel massimo sarà, in termini relativi, sempre meno rispetto ad un tempo, non è importante. Sempre il massimo è."

"Ma i lettori capiranno ?"

"Certo che capiranno ! Ma da quando è, Tomasini, che ogni giorno la sua voce si affievolisce ? E’ nella logica delle cose. L’importante è che davanti a lei ci siano persone che sanno che, se anche meno rispetto al passato, Lei continuerà sempre e comunque a dare il massimo insieme a tutti gli altri collaboratori. Questo è quello che conta. Il resto sono frottole".

"Grazie, comandante".

"Di niente, e speriamo di vederci nel 2003".

Speriamo …

 

 

 

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