Presentata la quinta edizione del rapporto KPMG Consulting
eFINANCE IN ITALIA: 4 MILIONI DI CONTI ON LINE, DI CUI 2,1 MILIONI e-TRADING.
- Per la fine del 2003 si stimano circa 5,6 milioni di conti e-banking, di cui 3,1 milioni di conti e-trading.
- Crescono i volumi del Trading on Line (+3%) grazie all'attività di una ristretta minoranza di "day e heavy trader" (0,5% del totale della clientela).
- Fineco e ImiWeb (Gruppo San Paolo ? IMI) guidano la classifica degli intermediari.
Milano, 28 novembre 2002 ? KPMG Consulting ha reso noti oggi i risultati del rapporto sull'e-Finance in Italia, la più completa analisi del mercato dei servizi finanziari on line nel nostro paese. Il rapporto, giunto alla sua quinta edizione, elabora i dati relativi a 55 tra le principali Banche e Sim italiane fornendo un quadro completo del business nei primi sei mesi del 2002.
Secondo i risultati dello studio, sono 4 milioni i conti correnti bancari on line nei primi sei mesi del 2002, con un aumento del 18% rispetto alla fine del 2001 (3,25 milioni). Una crescita analoga si registra anche per i conti di trading on line: sono 2,1 milioni rispetto a 1,8 milioni del 2001. Questi dati fanno riferimento sia a conti ?nuovi' (il 38% circa nell'e-banking ed il 44% nell'e-trading) sia all'accesso via web ai conti ?tradizionali'. Secondo i risultati dello studio, sono inoltre circa 350 mila i conti su cui è possibile acquistare fondi di investimento on line. Le stime sulla crescita, fanno presumere che nel 2003 saranno operativi circa 5,6 milioni di conti on line, di cui 3,1 milioni abilitati al trading on line. Mentre nella prima fase (seconda metà del 2000) l'incremento della base dei clienti e-banking è stata determinata dagli alti tassi d'interesse riconosciuti sui conti, in seguito (a partire dal 2001) è stata l'offerta dell'accesso via web ai conti tradizionali da parte delle banche e la propensione della clientela all'utilizzo di canali on line, a determinare lo sviluppo del settore.
Per Vincenzo Gagliardi Presidente KPMG Consulting "Si tratta di due fenomeni interessanti e di segno diverso. Il primo, che riguarda il trading on line, evidenzia la peculiarità del mercato italiano rispetto a quello europeo. La costante crescita dei volumi, in controtendenza con quelli di Borsa Italiana e il confronto dei principali indicatori, sottolineano l'originalità del mercato italiano del trading rispetto agli altri paesi europei. Il secondo fenomeno riguarda l'e-banking applicato ai conti tradizionali. La massiccia offerta e la diffusione dei conti on line, confermano la possibilità di ottenere impatti positivi sul "cost to serve" ed in prospettiva l'opportunità di ulteriori razionalizzazioni ed ottimizzazioni delle attività di sportello soprattutto nelle banche tradizionali multicanale. La sfida, per questo modello competitivo, consiste nel coniugare l'offerta di più canali con una loro effettiva integrazione in termini di pricing, di gestione, raccolta, analisi e distribuzione dei dati a livello di profilo (comportamento d'acquisto dei prodotti ed utilizzo dei servizi) e redditività".
L'andamento negativo dei mercati finanziari ha determinato una diminuzione della movimentazione della clientela di trading per cui l'80% dei conti (circa 1,7 milioni) è rimasto inattivo. Il restante 20% (circa 430 mila clienti) ha fatto registrare almeno una operazione nel semestre. Di questi, almeno 35 mila effettuano più di 6 operazioni al mese mentre sono circa 10 mila, i veri e propri "day e heavy trader" (con oltre 33 eseguiti al mese). Si è così ulteriormente accentuata la ?polarizzazione' tra una ristretta minoranza molto attiva ("day e heavy trader" circa lo 0,5% dei conti totali) e il resto della clientela che rimane ferma o movimenta poco, in attesa di una ripresa del mercato.
Secondo l'analisi KPMG Consulting, nel periodo considerato (gennaio-giugno 2002) il 78% delle operazioni sui titoli da parte dei privati è stato effettuato on line (l'anno scorso era il 75%) pari a circa l'80% del controvalore. Nel complesso sono stati eseguiti on line circa 14 milioni di ordini (di cui l'8,5% sui derivati), per un controvalore di 110 miliardi di euro sul mercato cash e di almeno 123 miliardi sull'IDEM. La crescita dei volumi rispetto al semestre precedente è del 3%, un incremento contenuto, ma comunque in controtendenza rispetto all'andamento dei mercati. Il dato è ancor più rilevante se si considera che oltre il 35 % dei volumi è stato fatto da una nicchia di trader privati. L'operatività bancaria vera e propria, che fa riferimento ad operazioni sul conto corrente, quali interrogazioni ed ordini di pagamento si conferma ancora in lenta ma costante crescita: le interrogazioni via web sul conto sono aumentate del 48% e le operazioni di pagamento (bonifici soprattutto) sono cresciute del 38%. Tuttavia le operazioni per cliente registrano ancora volumi assai ridotti: 16 interrogazioni in 6 mesi e meno di 1 bonifico nello stesso lasso di tempo.
Le quote di mercato degli intermediari vedono ancora Fineco al primo posto per numero di eseguiti con il 26,8 % del mercato. Seguono il Gruppo San Paolo IMI, che grazie alla crescita di ImiWeb (che esprime l'86% dei volumi del Gruppo) diventa il secondo intermediario con il 15,9% del mercato e Directa, al terzo posto, con il 10%. Con una quota paritaria del 4,8% seguono Gruppo Intesa, Twice e Gruppo MPS. Per quanto riguarda il controvalore intermediato al primo posto sale il Gruppo San Paolo IMI che trainato dalla performance di ImiWeb (che da solo determina il 92% del controvalore del suo Gruppo) passa da una quota del 8,9% al 20% dell'intero mercato. Seguono con quote paritetiche Twice e Fineco con il 14,4% dell'intermediato. Secondo le stime del rapporto, le commissioni unitarie lorde dei canali specializzati sono di circa 1/3 più basse rispetto a quelle dei canali bancari.
Per Anna Ponziani, Responsabile Financial Market Research di KPMG Consulting " La crescita dei volumi di trading, nonostante l'andamento negativo dei mercati, evidenzia come il settore sia trainato da una nicchia di trader professionisti che tendono ad operare con canali specializzati. Non crescono altrettanto i ricavi del settore perché gli operatori si contendono il target dei veri trader con continui adeguamenti di pricing, mentre la quasi totalità della clientela movimenta poco o niente i propri conti titoli".