Quando la borsa vi pagava le vacanze di Natale: ricordi dei tempi delle grida


Trent' anni fa la borsa pagava le vacanze di Natale  a molti operatori. Non si trattava di un gesto di ringraziamento per l 'attività esercitata,ma di una spettacolare possibilità offerta dalla normativa fiscale allora vigente.

Si poteva mettere infatti in bilancio  il valore dei titoli al 31 dicembre.Società indebitate ed azionisti con con titoli a riporto -con quotazioni depresse per 11 mesi-erano costretti a cercare di fare il possibile per risospingere  le quotazioni su livelli meno depressi e ripristinare  in tal modo il valore dei titoli dati in garanzia.

Mitico il caso di Rumianca. L 'indebitata società chimica  veniva  risospinta verso il valore nominale di Lit. 1000.Il giochetto ha funzionato per due-tre anni con gli operatori che iniziavano a comperare le azioni verso  novembre ( la  classica liquidazione dei morti solitamente deleteria per il nostro mercato) per venderle nell 'ultima riunione dell 'anno.E spesso riversare sul mercato un quantitativo doppio da ricomperare a prezzi ben piu' bassi dopo qualche seduta. La pratica era possibile in quanto la liquidazione era mensile.

Il giochetto  coinvolgeva anche altri valori. Si teneva  debito conto dei titoli che mostravano sospetti movimenti nella seconda quindicina di dicembre per comperarli  l 'anno successivo nel presupposto che la storia potesse ripetersi. E questo talora accadeva.

Purtroppo "un bel gioco dura poco". La norrmativa fiscale venne mutata :  si doveva tener conto della media  dei prezzi di compenso degli ultimi tre mesi. Addio vancanze pagate ? Non proprio.

Gli operatori scoprirono un ' altra possibilita' per farsi pagare dal mercato le vacanze di fine d ' anno.. Bastava acquistare le azioni di talune banche popolari (allora quotate al ristretto) in ottobre- novembre e venderle poco dopo S.Silvestro. Un gioco  ben noto dal 1997 agli abbonati del lombard report.com in quanto funzionava egregiamente da 20 anni e ha continuato a funzionare bene anche fino al 2001.

La ragione,secondo quanto riportato da radio-borsa, era semplice . e solo parzialmente riconducibile ai bilanci con utili crescenti delle banche popolari.

Gli amministratori di talune banche popolari,che non possiedono azioni oltre lo 0,5% del capitale per nominativo e non sono percio' proprietari dell 'azienda di credito, devono giustificare il loro operato davanti ai soci. Amano percio' presentare la relazione annuale con dati positivi sulle loro azioni. Il grafico deve mostrare un  rialzo a fine esercizio e possibilmente deve essere su valori superiori rispetto all 'inizio dell 'anno. Fantaborsa ? Sembra proprio che sia fantaborsa-anche a noi sembra impossibile-,ma la formula ha funzionato per trent 'anni nonostante i dinieghi degli interessati. Chiaramente questi movimenti non sono  piu' attualmente possibili su titoli di banche popolari a larga capitalizzazione. .

Ma spinte di manine interessate  al rialzo sono avvenute anche negli ultimi anni su piccoli istituti,nonostante i dinieghi degli interessati.

Occhio percio' ai movimenti di borsa per vedere se anche quest ' anno la legge dei rialzi delle popolari ( già parzialmente avvenuti  nella seconda parte di novembre) verra' ancora confermata. Sara' falsa,ma merita di essere sfruttata.

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)

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