Emilio Tomasini scrive regolarmente per:

PULL BACK O FALSA ROTTURA ?


Quando non ho le idee chiare sul mercato ho l'abitudine di aspettare la chiusura di Wall Strett prima di scrivere le mie sciocchezze quotidiane. Ma in situazioni come questa l'escamotage vale poco. Anzi niente. Prendete il grafico dell'S&P: ieri i prezzi hanno rotto il supporto grande come una casa che sorregge i prezzi. Sicuramente ci sarà un pull back. E forse invece del pull back ci sarà un falso breakout. Nel primo caso, quello del pull back, i prezzi correggono al rialzo e poi ripiombano giù. Nel secondo caso, quello del falso  breakout, qualche simpaticone ha pulito gli ordini di sell stop sotto il minimo precedente e poi ha fatto ripartire al rialzo il mercato. Insomma, come parlare della vita e della morte.

Purtroppo allo stato attuale non sappiamo da che parte propendere. Vorremmo che scendesse, anzi che capitombolasse, ma non ci è dato di saperlo. Se guardate tutti e tre gli indici americani (Nasdaq, S&P 500 e DJ) vedrete come pare che un geometra precisino abbia deciso di tracciare le linee dei supporti e dei pull back. Insomma, se prendessimo un manuale di analisi tecnica potremmo verificare che questo è un pull back. Ma siccome tra la accademia e la realtà ce ne passa prima di giurare che si tratta di un semplice rimbalzo vorremmo esserne sicuri. Tutto qui. Poi come sempre se uno non risica non rosica, e quindi visto che c'era il segnale il DB, che non capisce niente insieme a suo fratello D-Day, ha pensato bene di andare corto. Succede sempre così: se siete certi di qualcosa in Borsa sappiate che non guadagnerete una lira. Quindi ci prendiamo i nostri rischi e speriamo che tutto vada bene.

Nessun altra idea in questo momento. Incrocio le dita: un'altra perdita sul DB sarebbe veramente pesante, e spero che mi venga evitato. Detta come va detta. Ma so che pochi vedranno la luce e saranno i puri di spirito, coloro che non demordono, i convinti, anzi forse i matti. E quindi continuo con immutata fiducia. Se fosse facile speculare sul FIB non lavorerebbe più nessuno. E forse l'unica differenza tra questo lavoro e gli altri è proprio questa: la sofferenza, così intensa, così profonda

L’autore del presente articolo è iscritto all’Ordine dei Giornalisti e non detiene gli strumenti oggetto delle sue analisi.
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