Panzanate


Quando ero giovane ed illuso cronista al Resto del Carlino locale mi sorbivo uno degli eventi più luttuosi della vita moderna: l'esercizio della democrazia nei consigli comunali locali. Mi dicevano che subito dopo la guerra le sale cosigliari pullulavano di frequentatori che applaudivano, urlavano, minacciavano silenziosamente con la loro presenza lo svolgimento dei lavori. Poi piano piano ci si abitua a tutto, sia nel bene e sia nel male, e così anch'io che sono tutto sommato un uomo del passato mi sono ritrovato lo scorso referendum a dimenticarmi di andare a votare. Succede. So che me ne pentirò un giorno, ma è così. Inutile negarlo. So quindi bene che quando si vuole menare il can per l'aia e non si hanno argomenti tecnici da divulgare si passa a parlare della crisi palestinese, dell'identità israeliana, del Comunismo e del Liberismo, di qualche guerra sperduta in Asia, di Pol Pot, dei colonnelli greci ed argentini. I consigli comunali sono pieni di questi quaqquaraquà che invece di parlare di buche da riempire e strade da costruire discettano sui grandi problemi del mondo. Uno spettacolo pietoso, perché regolarmente si sa che nei consigli comunali le eminenze grigie (ciccio mazzetta, per intenderci) non parlano mai di simili stupidate, annuiscono annoiati ai discorsi e quando parlano (esercizio di democrazia) non li capisce nessuno perché parlano di diritto amminstrativo, appalti, lacci e lacciuioli delle pastoie amministrative italiane. Ecco cosa succede in democrazia. Da allora ho mutuato una avversione profonda a tutti i discorsi difficili, alle valutazioni da piccolo intellettuale su guerre e stragi. Ma questa volta con Osama, forse perché si parla di guerra biologica, una guerra che mi ha spaventato fin da bambino (consiglio: evitate che i vostri figli a 6 anni si interessino di sterminio degli ebrei o guerra di trincea, senza sapere leggere e scrutando solo le foto, vivranno più felici) e che nessuno ha mai considerato, voglio rompere questa abitudine saggia ed antica. E chiedermi e chiedervi: Osama è uno che ha fatto il pieno delle carte, ha fatto un piano e lo sta applicando. La prima carta l'ha giocata lui, gli USA la seconda, il carbonchio (che come aggressivo biologico fa scappare da ridere ma i giornalisti italiani non se ne sono ancora accorti: 6000 morti sulle strade italiane nel 2000) o antrace, che è la terza carta, l'ha giocata lui. Ora se io fossi un americano giocherei in anticipo per rompere il gioco di seguire gli eventi e non crearli. Ma quello che mi preoccupa non è l'antrace né la quarta carta degli USA. Quello che mi preoccupa molto è la prossima carta che già anni fa Osama ha stabilito che avrebbe giocato. Uno come lui, che ha calcolato tutto, nei minimi particolari, deve avere in mente una mossa che nessuno, ma nessuno, nemmeno uno scrittore di fantascienza, può avere immaginato.

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