Se la matematica dice che la roulette è perdente, allora per scrivere unsistema bisogna rifarsi ad altre scienze. Per esempio la fisica. Unprofessore americano ha stabilito con una dotta dissertazione che i Newtondi forza impressi alla pallina dal croupier sono sempre diversi e che èimpossibile indirizzarla in una particolare buchetta, tenendo conto dellevariabili umane, della forza di rotazione e di non so quali altri fattori.Poi però credo siano state fatte delle prove da parte di croupierparticolarmente esperti che hanno saputo mandare la pallina quanto meno inun certo settore con notevole precisione. Il dibattito sull'influenza chepuò avere il croupier è aperto: c'è chi dice che è importantissimo, chiinvece pensa sia ininfluente. Io non lo so. So però che molti aspettano aposizionare i gettoni sul tavolo quando la pallina è già stata lanciata. Nellungo periodo le 'manine vicino allo zero' dei vari croupier però sibilanciano, se è vero come è vero che le statistiche su un numero elevato diboules dicono che effettivamente le proporzioni canoniche di uscita vengonorispettate. Il nero e il rosso escono più o meno le stesse volte, così comei 37 numeri del cilindro.Un sistema deve essere applicabile. Non è pensabile un sistema che postuliun attacco ogni 767.456 giocate: uno cosa fa? resta 50 anni al casinò senzagiocare? Le figure (o eventi) quindi devono essere riconoscibili in unnumero ragionevole di boules. Diciamo che un sistema che prenda comeriferimento due cicli (un ciclo sono 37 tiri, tanti quanti i numeri dellaroulette, quindi 74 boules complessive) richiede una presenza di almeno dueore e mezza consecutive al tavolo. E se poi quel tavolo viene chiuso? Si puòcontinuare il conteggio su un altro? E se il croupier viene cambiato, comespesso succede? La mia verità, che non è assoluta, è che un sistema deveprevedere un attacco su un 'pattern' il più possibile limitato. Partendo dalpresupposto che esistano delle variabili fisiche che sottintendanoall'uscita dei numeri (croupier, roulette, non so cos'altro), bisogna che lecondizioni di applicabilità siano omogenee. Non si può cominciare ilconteggio su un tavolo e proseguirlo su un altro, o il giorno dopo. Non sipuò assimilare un croupier a un altro suo collega: se cambia, il conteggiova azzerato. Al limite va considerato anche un fattore di affollamento altavolo: non è la stessa cosa se ci sono 40 persone accalcate e urlantiattorno a una roulette di Macao, che respirano e producono tensione, oppurese si è soli su uno sgabello in un casinò svedese. Non è un caso che iprofessionisti – se mai ne esistono – non giocano nei week-end o di sera,quando i tavoli sono maggiormente frequentati. Tutto ciò, lo dicoesplicitamente, non ha alcun fondamento spiegabile razionalmente, nè credopossa essere ridotto a una formulazione matematica. Però di questo va tenutoconto, almeno come speculazione teorica alla ricerca del sistema che possabattere la roulette.Ipotizziamo di aver testato un sistema, poi di aver riscontratol'applicabilità reale. Resta da stabilire che benefici ci può dare. Innanzitutto devo quantificare il rischio. Nella roulette la mia stop-loss è ilcapitale che impiego a ogni partita (che va definita come il gioco scaturitodall'attacco, dopo l'osservazione di un evento che si è verificato, fino alraggiungimento di un obiettivo o al 'salto' del sistema stesso), e più ingenerale il capitale complessivo che decido di impiegare prima di cambiaremestiere. In una partita posso rischiare 100 euro, ma se mi vanno male 30partite di fila? Ecco allora che stabilisco a priori questi due valori. Iltest mi dice che il mio sistema infallibile, frutto di una genialeintuizione, per esempio mi fa vincere in media 5 volte per ogni volta cheperdo tutto. Ma è favorevole un sistema che mi fa vincere 1 gettone per 5volte, mentre me ne fa perdere 10 all'unica sconfitta? Io dico di no. Eccoquindi che il beneficio teorico atteso è il fattore a mio avviso su cuiriflettere in maniera più approfondita.Stefano Budriesi