Avevo promesso al lider maximo che non sarei tornato a scrivere sugli scenari di medio/lungo periodo fintanto che il valore dell'indice S&P 500 fosse stato compreso fra 700 e 1000.
Sono costretto a venir meno a questa promessa per esporvi un dubbio: come distinguere l'ennesimo bear market rally dalla prima gamba del nuovo ciclo rialzista?
Ovviamente non ho nessuna risposta, se non quella che, questa volta più che mai, vale la pena aspettare. Perché potremmo essere molto vicini al momento in cui avremo chiaro se dovremo aspettarci una nuova gamba ribassista primaria oppure se il bear market è finito a metà ottobre, ma ancora non ce ne siamo resi conto.
Per onestà intellettuale, per chiarire le cose (innanzitutto a me, e quindi, mi auguro, a voi) devo ripartire da dove ci eravamo lasciati.
Il 26 luglio, fra le altre cose scrissi che ?…quello in corso non sembra un semplice minimo secondario (stile '98 e 2001) ma un complesso minimo primario… il modello da ricercare deve quindi essere quello molto complesso e laborioso che caratterizza le svolte cicliche (ovvero i massimi e minimi primari secondo la teoria di Dow)… anche se il minimo ciclico fosse alle spalle, al di là di un possibile rally iniziale ci si deve aspettare una fase di consolidamento lunga almeno sei mesi prima della rottura che segnalerebbe l'inizio di un nuovo mercato rialzista primario…?.
Dopo un forte rimbalzo e la seguente correzione, che portò a nuovi minimi sul Mib 30 ma non (se non marginalmente e su base intraday) sull'S&P, il 14 ottobre ricordai che ?…negli ultimi bottom primari l'S&P è ripartito solo dopo avere completato un modello a doppia V (il classico doppio minimo dei manuali base di analisi tecnica), nel primo caso con un test perfetto e nell'ultimo con uno sforamento (secondo minimo inferiore) durato pochi giorni… ma se e solo se l'S&P dovesse superare i massimi di agosto (attorno a 960 circa) si avrebbe la prima seria negazione del fatto che il trend primario permanga ribassista.?
Guarda caso, ad inizio dicembre l'S&P ha sfiorato quota 960 (massimi a 954), ha subito la resistenza ed è tornato sotto quota 900.
A questo punto la situazione appare più chiara.
Assumendo come benchmark dei mercati occidentali l'S&P 500, possiamo sicuramente affermare che:
1) il trend primario del mercato resta ovviamente ribassista, in quanto manca ogni prova contraria;
2) se però nei prossimi mesi l'indice dovesse superare quota 960, avremmo una successione di:
a) due minimi non decrescenti (luglio ed ottobre);
b) due massimi non decrescenti (agosto e dicembre);
c) due minimi crescenti (ottobre ed il prossimo);
d) due massimi crescenti (agosto-dicembre ed il prossimo).
In questo caso sarebbe evidente che il trend primario non è più ribassista ma quantomeno laterale.
Di conseguenza, nel prossimo futuro:
1) una perforazione dei minimi di ottobre negherebbe ogni ipotesi rialzista, confermando la persistenza del bear market e proiettando obiettivi molto inferiori ai livelli attuali (probabilmente tra 600 e 500);
2) una chiara rottura dell'area 950/970 (almeno a livello di chiusura settimanale) potrebbe invece segnare la fine del bear market e l'inizio del nuovo ciclo primario rialzista.
A mio parere il principale elemento a favore dell'ipotesi 2 resta lo studio della durata ed intensità dei principali bear market del passato.
Ipotizzando infatti che il bear market primario fosse finito a luglio, avrebbe avuto un'intensità e durata molto simili all'ultima esperienza simile sull'S&P ('72-'74) e a quella più recente del Nikkei ('89-'91).
Se invece ad oggi fosse ancora in corso (ed anzi dovesse partire la sua gamba più violenta), avremmo superato per durata (ma non certo per intensità) ogni esperienza degli ultimi 150 anni (compresa la grande depressione).
Inoltre, risultano finora rispettate le principali caratteristiche di bottom (e top) primari, già precedentemente identificate in:
1) due minimi (o massimi) su livelli simili a distanza di circa 3 mesi di distanza uno dall'altro;
2) un trading range lungo e complesso, caratterizzato da alta volatilità, della durata di almeno 2/3 trimestri prima che si affermi il nuovo trend.
Ma, soprattutto, lo sviluppo nuovo delle ultime settimane è che su alcuni indici chiave (non solo l'S&P ma anche il Dow, l'Eurostoxx 50 ed il Mib 30) sembra si stia formando il più classico dei modelli di bottoming, ovvero un testa e spalle di inversione.
Questo modello è meno chiaro negli Usa, più chiaro in molti mercati europei (ma non sul Dax) in cui il bottom della spalla sinistra sarebbero i minimi di luglio, il bottom della testa i minimi di ottobre e la spalla destra sarebbe in formazione in queste settimane.
Difficile dire dove e quando potranno essere i minimi (varie considerazioni di natura stagionale vedono la prossima settimana come un possibile obiettivo ? ma non è detto che non si debba attendere fino a gennaio).
Quello che conta è che se effettivamente i mercati dovessero segnare un minimo nelle prossime settimane e quindi tornare verso le resistenze chiave (i soliti 950/970 di S&P piuttosto che i 27000 di Mib30), questa volta avrebbero maggiori possibilità di superarli.
E se così fosse (magari con volumi in accelerazione) potrebbero chiudere un modello di bottoming primario, che aprirebbe la strada ad un nuovo mercato rialzista.
Il cui sviluppo, almeno nella fase iniziale, dovrebbe però risultare ancora molto contrastato e ricco di improvvise folate ribassiste: non mi sorprenderebbe vedere un forte rialzo dopo la rottura di 27.000, con possibile obiettivo tra 33.000 e 35.000 (target del testa e spalle, ritracciamento del 50% del ribasso precedente), seguito da un ritorno verso la neck-line (ovvero di nuovo verso 27.000) prima della partenza della gamba più ?sana? del rialzo (una tipica onda 3), che difficilmente arriverà prima del 2004.
Ad ogni modo, dobbiamo ancora aspettare ma finalmente si inizia ad intravedere la svolta…
… nel frattempo buone feste a tutti.