E’ passata quasi una settimana dall’ultimo articolo, ma la situazione operativa non è cambiata di una virgola. I corsi dei titoli sottili stanno congestionando e camminando di lato, dominati da aumenti e contrazioni di volatilità. La watched list rimane sempre di tipo ferragostano e, come lamentano i lettori, i commenti inevitabilmente scarseggiano.
Forza Relativa Percentile:
Ascanio Strinati ha ragione di dire che è inutile parlare per niente, ma quest’oggi ho proprio voglia di spendere due veloci parole su economia, FED e giornalisti.
Guardando ai titoli dei quotidiani, sembra che sia tutta colpa della FED se Wall Street ieri sera ha dato una bella scrosciata agli indici. Personalmente, io non capisco perché tanto pessimismo su questa decisione di tenere i tassi invariati e sembra, per quel poco che ho potuto leggere io, che nemmeno la stampa lo capisca o per lo meno sappia fornire delle risposte plausibili. Sostanzialmente Greenspan & Co. ha detto qualcosa che noi tutti già conoscevamo: non ci sono pericoli inflazionistici ma l’economia continua ad arrancare. Guardando ai dati macroeconomici delle ultime settimane a me la situazione è sembrata più rosea di quanto ritenessi, con minore crescita del previsto dei disoccupati, contenimento dell’inflazione (anche se in questo caso temo di più la deflazione che l’inflazione), mantenimento ad un buon livello dei consumi e, con delle riserve, degli investimenti. A stagnare in maniera evidente è solo la fiducia degli operatori economici. A questo punto io mi chiedo una cosa: quale efficacia potrà avere una riduzione a 1,25% dei tassi sull’economia reale? Le famiglie spenderanno forse di più? Le imprese investiranno approfittando di questo, ironicamente parlando, “grandioso ribasso”? E’ solo una mossa per tentare di indebolire il dollaro senza attuare operazioni di mercato aperto? Ritenendo che la teoria dell’utilità marginale decrescente sia una delle cose che vale ancora in questa incomprensibile economia, a quel 0.5% in meno sono sensibili solo i modelli econometrici delle grandi istituzioni, non le tasche della gente comune. Oramai i tassi sono, ora come ora, solo una leva psicologica per i mercati finanziari in assenza (o in attesa) di un nuovo e potente catalizzatore quale fu internet negli anni 1990. In sintesi Greenspan ha fatto la mossa giusta: se le cose dovessero peggiorare avrà ancora spazi di manovra…sperando che il sistema si riprenda da solo.
Buon Ferragosto!
Sotto osservazione
Articolo di Sandro Mancini.
L’autore del presente articolo è iscritto all’Ordine dei Giornalisti e non detiene gli strumenti oggetto delle sue analisi.
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