Un vecchio ebreo amico di mio zio in Sud Africa raccontava che per non avere problemi nella vita si devono avere tre cose: denaro cash, mattone ed oro.
“Avere solo una di queste non garantisce un’esistenza tranquilla mentre il giusto equilibrio tra le tre permette a chiunque di passare attraverso qualsiasi difficoltà” (soprattutto quelle causate da fenonemi ambientali guerre, crisi economiche, eventi naturali ecc….).
Su questa affermazione, forse oggi superata, o forse no, è possibile fare diverse considerazioni.
Innanzitutto viene affermato il principio della diversificazione. Secondo che quest’ultima non è finalizzata al massimo rendimento ma alla minimizzazione del rischio. Terzo e non per questo meno importante il valore dell’oro come bene rifugio.
Oggi questo valore viene costantemente messo in discussione, le banche centrali se ne liberano perché non più utile quale strumento di riserva valutaria, e la sua funzione di termometro dell’inflazione è sminuita.
Così ci viene raccontato che il prezzo dell’oro, sui minimi storici da circa tre anni, è così basso perché, in poche parole, non interessa più a nessuno.
La realtà è ben altra e con questo mi ricollego al caso Enron. Il prezzo dell’oro è così basso perché da anni è in atto una manipolazione del suo prezzo da parte di chi ha un preciso interesse che l’oro venga sempre più svalutato e non solo a livello di immagine (i motivi nel dettaglio li spiegheremo in un’altra occasione)
Anche qui potrebbe esplodere un’altra Enron, anzi forse tre, quattro o cinque Enron, quando sarà accertato che è esistito questo cartello tra grandi istituzioni finanziarie e corporative.
Il fatto che è stato venduto paper gold (oro di carta; futures) a termine per quantitativi che superano di alcuni decenni l’eventuale surplus di produzione rispetto la domanda, significa cioà che è stato venduto oro che non esiste, così come Enron faceva trading su commodities (energia inclusa) che non esistevano (vedi le due mucche che diventano otto nell’editoriale di ieri) esponendosi poi al rischio di doversi ricoprire a costi altissimi se le cose non fossero andate nel verso auspicato.
Cosa succede se dovesse essere pubblicamente dimostrata l’attività questo cartello volto a sopprimere artificialmente il prezzo dell’oro per fini essenzialmente di profitto, ma anche di equilibrio economico generale? La stessa cosa che potrebbe succedere a J.P.Morgan che detiene la spaventosa posizione di $23 mila miliardi di dollari in derivati sui tassi di interesse in caso di improvviso aumento della volatilità ed innalzamento del loro livello.
Come ampiamente e in maniera ben documentata il nostro Bellosta ha sottolineato, i titoli auriferi hanno sovraperformato l’S&P nel 2001 con performance da New economy dei bei tempi.
Tanto per ricordarne qualcuno di quelli che non hanno programmi di vendite a termine che coprono gran parte della produzione futura e che non beneficerebbero di un rialzo dei corsi dell’oro abbiamo
Newmont Mining (NEM), Harmony gold (HGMCY), Agnico Eagle (AEM), Durban Roodeport.. (DROOY), Goldfields (Sud Africa)
Un consiglio è quello di guardare I grafici perchè hanno tutti figure molto interessanti e molto meno monotone di alcuni titoli di casa nostra.
Ritornando al nostro mercato la giornata di oggi è trascorsa nella noia più mortale fino alle quattro del pomeriggio circa quando è entrato il d-day, che questa volta si è portato a casa la pagnotta. Fino ad allora il FIB30 si era mosso in poco più di duecento punti ed era quasi difficile rimanere svegli davanti al monitor. Un titolo come STM, per fare un esempio si era mosso fino al pomeriggio in una manciata di tick.
Spicca oggi il salto di Autostrade che si porta via con forti volumi il massimo dell’anno scorso e di questi tempi non è poco. A me non piace ma basta guardare il grafico e vedere che di meglio in questi tempi è fatica trovare.
Continuano gli acquisti su BNL e su BIN che dividono con Autostrade lo scettro di regine del mercato di questi giorni, mentre Banca di Roma sembra lì pronta ad esplodere anche se forse deve digerire un po’ l’abbuffata dei giorni scorsi.
Sul fronte dei nostri system continua il balletto dei supporti e delle resistenze che in questo momento fa dannare il nostro db sulle azioni. Ora siamo corti di Seat Pg, Mediolanum ed Olivetti, mentre siamo lunghi sul FIB30. Una sorta di hedging fatto in casa, anche se non è mai detto che per forza se guadagna uno l’altro è destinato a perdere (potrebbe anche essere che perdano entrambi!!!)
Sull’altra sponda dell’oceano si divertono nel frattempo a prenderci un po’ in giro, almeno fino a quando rimaniamo aperti, poi decidono che è ora di partire e prendono la corsa, mentre a noi non rimane che aprire il giorno dopo con i giochi già fatti.
Ma al riguardo una domanda sorge spontanea. Chi ha deciso che alla mattina dobbiamo per forza aprire mezz’ora dopo gli altri (Dax e Cac)? Forse pensa che una mezz’ora di riflessione in più porti a scelte più ponderate ed oculate? Se qualcuno conosce la spiegazione ce la faccia conoscere.
A domani…