TOKYO, UN GIORNO AL TOKYO STOCK EXCHANGE COME GAIJIN


 

Da un nostro lettore in visita a Tokio riceviamo e volentieri pubblichiamo:

 

Lunedì 11 c.m. ,in una splendida, ma uggiosa, Tokio mi sono recato a vedere con i miei occhi una tra le borse valori più importante del mondo. Mi reco pertanto nel distretto Kabutocho di Nihombashi, con la voglia di vedere uno dei più importanti centri economici, che scambia giornalmente trilioni di yen quotidianamente.

L'edificio non si presenta maestoso ed imponente, a differenza di molti altri grattaceli della città ed anzi, trovarlo non è stato immediato come si possa immaginare.

All'ingresso per visitatori (quello ad est dell'edificio), una guardia mi viene immediatamente incontro, con la faccia di chi non capiva quello che gli stessi dicendo (in inglese). Al secondo o terzo tentativo, capisce le parole visitor e tour invitandomi a gesti a passare dal metal detector. Conosco la procedura, pertanto non è necessaria alcuna spiegazione ulteriore e, appena superato l'ingresso, mi viene immediatamente consegnato un bedge con sopra evidenziata in rosso la scritta ?visitor?. Mi avvicino al bancone con la speranza di poter chiedere qualche informazione ma, dopo il solito ?arigatou gozaimasu? (usato come buongiorno e come grazie da quanto ho potuto intendere) la segretaria mi consegna un volumetto ?guide to Tokyo Stock Exchange? (scritto in inglese) e, subito dopo, legge una frase scritta in diverse lingue su un foglio appositamente attaccato dal suo lato del bancone… ?Feel free to have a tour on the second floor?. Non comprendendo appieno quanto da lei detto in prima battuta, mi affaccio e leggo da me quanto scritto sul foglio. Neanche le segretarie all'ingresso parlano inglese.

Questo è stato uno degli aspetti che più mi ha colpito del Giappone. Se, per quanto strano possa sembrare, è comprensibile non trovare gente che parla inglese per strada, molto più sconcertante è che neanche al TSE sono riuscito a trovare qualcuno con cui scambiare qualche parola sull'attività di trading che si svolge quotidianamente. Salendo le scale, ci si trova in una prima stanza dove c'è un po' di storia della vita del TSE, dagli inizi del 19 sec. fino ad oggi. Successivamente si trova la prima sala attrezzata da computer all'interno di una stanza di vetro. Questi computer, da quel poco che c'era scritto in inglese, è la stanza del training, dove aspiranti traders cominciano a fare pratica. In questa stanza mi imbatto in un professore e 5 studenti, dell'età di 15-16 anni (anche se i giapponesi sembrano, per un occhio inesperto, sempre più giovani di quello che sono), che facevano una visita. Provo a parlare con questo professore, ma anche lui non parla l'inglese. Ovviamente provo ad accostarmi ad uno di questi computer, ma la grafica e la tastiera in giapponese non aiuta la mia navigazione esplorativa, pertanto decido di procedere. La terza stanza è il vero cuore pulsante del TSE. Il tour prevede una passeggiata in un corridoio che circonda un piano ammezzato, sede vera del Tokyo Stock Exchange. In questo corridoio sono esposte, ancora, delle immagini dell'evoluzione tecnologica avuta nel corso di un secolo. Sembra molto strano pensare che in una stanza che ospita un centinaio di monitor in tutto (tutti LCD) ed altrettanti computer, una volta ospitava migliaia di persone che compravano e vendevano ?alle grida?. Le immagini, però dicono questo. Questa sorta di grande salone centrale si presenta su due livelli. Il primo ospita il nucleo del TSE, cioè una stanza rotonda con la parete di vetro, divisa in 5 settori (un settore al centro ed altri 4 ai bordi), ciascuno dei quali si interessa a determinati prodotti finanziari (il settore dei futures, il settore degli ETF…). All'interno della stanza di vetro, ben visibile da ogni postazione, si trovano 20 monitor con le quotazioni aggiornate in tempo reale. Ovviamente, anche queste scritte tutte in giapponese. Solo in un angolo sono riuscito a scorgere l'S&P 50 ed il CAC. Il secondo livello, invece, è composto solamente da schermi leggermente più grandi dei precedenti, di fronte ai quali si trovano solamente delle sedie, in posizione di osservazione. In un angolo più defilato del salone, poi, si trova una specie di miniclasse con una trentina di posti a sedere tra i banchi e con tanto di lavagna. Le lezioni di economia finanziaria, evidentemente, si faranno direttamente nella borsa di Tokyo. Infine, sulla via d'uscita, si trova una minibiblioteca con dei testi che, ho dedotto, trattavano di trading e di sistemi grafici. Ovviamente tutti scritti rigorosamente in giapponese. Dopo questa visita, un po' perplesso ed un po' deluso, mi avvio verso la porta d'uscita, non convinto di aver appena visto il secondo centro di finanza mondiale (da quanto scritto sul loro depliant, dal quale apprendo che nessuna azienda italiana è stata quotata fino alla fine del 2005, sebbene ve ne siano diverse europee), oppure un ufficio-edificio altamente tecnologico. Non ho percepito un vero fermento, non ho percepito la voglia di ?battere il mercato?, non ho percepito la voglia di rischio anzi, non so se sia stato il momento della quasi ventennale depressione, ma devo ammettere che durante quell'ora trascorsa tra le varie ?aree?, non c'era quasi nessuno!! Un centinaio di computer e qualche persona nelle varie stanze che si intravedevano nel percorso ed un visitatore occidentale, io. Ovviamente la zona accessibile ai visitatori è solo una piccola parte del palazzo ma, comunque, mi sarei aspettato di vedere qualcosa di più dinamico.

Infine, un'ultima curiosità: oltre a guidare a destra della strada, ad avere il lato guida sulla destra dell'autovetture, in Giappone la grafica dei guadagni è rossa, mentre quella relativa alle perdite è verde!!!

Così si è conclusa la mia breve gita all'interno del Tokyo Stock Exchange. Come ho già detto, non posso paragonarlo ad un'altra borsa valori (viste solamente nei filmati televisivi) ma, comunque, devo ammettere che non è stato emozionante come avrei immaginato.

Soprattutto, la grossa nota negativa è data dal fatto che, così come ho letto da qualche parte, il Giappone è fatto per i Giapponesi e non per i gaijin (gli stranieri, in senso dispregiativo)… persino alla borsa valori.

 

Dario Tomasello

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