Il 2009 non è solo l'anno del ventesimo anniversario della distruzione del Muro di Berlino, ma costituisce anche il sessantesimo anniversario della firma del Patto atlantico, l'alleanza politico-militare che consentì l'adesione dell'Italia, Stato sconfitto, al nascente blocco occidentale guidato dagli Stati Uniti. Il Patto atlantico sancì anche il forgiarsi di un'alleanza politica fra Italia e Stati Uniti d'America, asse che ha orientato la politica internazionale del nostro Paese negli ultimi sessanta anni.
I rapporti politici fra Italia e Stati Uniti avevano avuto inizio già nel 1861, quando il governo americano era stato uno dei primi Stati a riconoscere l'esistenza del nuovo Regno d'Italia. Le elite americane avevano dimostrato simpatia verso il movimento liberale nazionale risorgimentale italiano, ritenendolo portatore di valori di libertà e autodeterminazione nazionale simili ai propri. Ma i valori liberali e nazionali risorgimentali, nonostante la formazione del Regno d'Italia, rimasero minoritari in una società italiana dominata da tradizionalismo, conservatorismo sociale e da un cattolicesimo spesso ostile alla modernità.
Fra gli ultimi decenni dell'Ottocento e l'inizio del Novecento la lontananza geopolitica impedì gravi scontri d'interessi fra Italia e Stati Uniti; ma la distanza fra italiani e statunitensi emerse con chiarezza con la prima guerra mondiale e lo scontro diplomatico fra Woodrow Wilson e la classe dirigente italiana alla Conferenza della Pace. Il dissidio sui confini italo-jugoslavi nel 1919-1920 mostrò l'incomprensione statunitense verso le esigenze di sicurezza italiane e l'ignoranza e la sottovalutazione del governo di Roma su cosa fosse l'America. La reciproca incomprensione e ignoranza caratterizzarono anche i rapporti italo-americani nel periodo fra le due guerre mondiali. In America Mussolini e il fascismo furono visti inizialmente con favore in quanto ritenuti positivo elemento di stabilizzazione capitalistica e anticomunista di un Paese arretrato e sottosviluppato, <<orientale>>, come l'Italia. Da parte sua, a partire dagli anni Trenta Mussolini si lanciò in una politica estera aggressiva chiaramente antitetica agli interessi degli Stati Uniti. Per il duce ? mai stato negli Stati Uniti e politico di vedute eurocentriche ? l'America rooselveltiana era un'entità politica debole e ininfluente nel mondo in quanto corrotta dalla democrazia borghese e dai valori borghesi.
Un rapporto di duratura amicizia e collaborazione politica fra Italia e Stati Uniti sorse solo con la sconfitta dell'Italia nella seconda guerra mondiale. Anche per la presenza di una forte e numerosa comunità italo-americana, fra i vincitori gli Stati Uniti si dimostrarono il Paese meno ostile verso l'Italia. Con lo sviluppo della competizione con l'Unione Sovietica e la crisi economica della Gran Bretagna, Washington assunse progressivamente il ruolo di Potenza egemone nel Mediterraneo.
Da parte americana si rivolse attenzione all'Italia per ragioni di politica interna (influenza del voto italo-americano alle elezioni presidenziali) e strategiche (in una situazione di conflittualità con l'Unione Sovietica, l'amicizia italiana e il controllo militare delle coste della Penisola erano elementi cruciali per garantire la stabilità dell'Europa occidentale e del Mediterraneo). Così a partire dalla fine degli anni Quaranta nacque una forte collaborazione italo-statunitense, che trasformò l'Italia in uno dei più fedeli alleati degli Stati Uniti. In quegli anni assistemmo anche alla progressiva trasformazione economica e sociale della società italiana, che fu spesso il tentativo di fare propri valori e modi di vivere e pensare tipici dell'economia e della cultura americane.
Ma rimasero difficoltà nei rapporti fra i due Paesi: anche nell'Italia repubblicana rimasero presenti forze e interessi estranei ai valori di libertà individuale e collettiva e di pluralismo, all'idea di alleanza con Washington e le Potenze occidentali: proprio la crisi politica e sociale italiana alla fine degli anni Sessanta e Settanta, gli anni di piombo, dimostrarono la forza degli orientamenti anti-americani presenti in Italia.
In fondo solo a partire dagli anni Novanta si sono poste le basi per un'autentica amicizia italo-statunitense: con la crisi del comunismo e del neofascismo, abbiamo assistito ad un definitivo indebolimento di gran parte delle forze antiliberali e anti-americane in Italia. Di fatto sia per Washington che per Roma esiste un forte interesse a mantenere uno stretto rapporto reciproco. L'Italia, immersa nel Mediterraneo, è un importante fattore geopolitico fra Africa, Vicino Oriente e Europa: in una fase di crescente destabilizzazione politica dei Paesi islamici la sua amicizia è assai utile anche per una potenza globale come gli Stati Uniti. Per l'Italia, a sua volta, il rapporto con gli Usa resta vitale al fine di garantire la propria sicurezza militare e di poter influenzare la politica di Washington in aree d'interesse nazionale come il Mediterraneo, i Balcani e l'Europa orientale.
Gli Stati Uniti, poi, nonostante un parziale declino politico ed economico manifestatosi con la presidenza di George W. Bush, rimangono un elemento di punta del processo di modernizzazione e innovazione tecnologica mondiale: per un Paese arretrato come l'Italia allontanarsi e separarsi dagli Stati Uniti vorrebbe dire condannarsi ad un lento ma sicuro declino. Nonostante tante tensioni e difficoltà, l'amicizia e l'alleanza con gli Stati Uniti hanno garantito all'Italia sicurezza e pace. Gli americani si sono dimostrati un popolo generoso verso gli italiani, la cui civiltà passata ritengono una delle fonti e dei modelli dei propri valori.
Gli italiani sarebbero folli a gettare via un tale rapporto consolidato e ad auspicare un declino di una Potenza <<benigna>> come gli Stati Uniti d'America.
Prof. Luciano Monzali, docente di Storia delle Relazioni Internazionali presso la Facolta´di Scienze Politiche, Universita´di Bari l.monzali@yahoo.it