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QUEL MORBO INCONTENIBILE CHE SI CHIAMA IMPRESA


Ciotti, Mariani e Bocca, galeotto il loro incontro sul Lombard, hanno deciso di avviare un ristorante argentino in pieno centro a Bologna, Aires del Plata, www.airesdelplata.net . La gestione sarà affidata alla Signora Patricia Diaz Ciotti, moglie del Ciotti, ovviamente di Buenos Aires. L'inaugurazione per gli amici del Lombard avverrà venerdì 8 aprile 2005 ore 21 in concomitanza con il King of Dax. Esiste un menu particolarmente allettante riservato agli abbonati ed amici Lombard che vorranno essere presenti alla serata, indipendentemente o meno dal King of Dax. Ovviamente i nostri tre redattori continueranno ad essere trader ed a scrivere per il Lombard, ci auguriamo tutti, essendo dei semplici soci di capitale.

 

L'argomento si presta a facili frizzi: Mariani, da Cooper alla fiorentina. Bocca, una bistecca alla Gann. Ciotti, l'uncino agli straccetti. E sicuramente moltissimi nell'industria la prenderanno in ridere, visto che in media questa industria è fatta di imbecilli. Ma è un dilemma, quello in cui sono incappati Mariani, Bocca e Ciotti, che non si risolve con le risate. Anzi.

              Ogni buon trader è un imprenditore. Ma siamo alle solite: un ristorante che è avviato e che rende lo si vede da lontano un chilometro, un buon falsario del trading invece può abilmente spacciarsi per Mariani senza che nessuno se ne accorga. Fidatevi di uno che ha spulciato i conti del Top Trader per 6 anni di fila. Nel trading si può raccontare di guadagnare i milioni e deridere gli onesti lavoratori della curva, quelli che contengono il rischio e guadagnano decine di migliaia. Nella ristorazione, o nella impresa, ci sono i bilanci che vengono depositati alla Camera di Commercio. Voi pagate una manciata di euro a www.telemaco.it e subito ai vostri amici campioni passa la voglia di raccontarvi la fuffa. Un bilancio grasso, anche se in perdita, o meglio un bilancio che produce del grasso nero, si vede lontano un miglio e non bisogna essere dei finanzieri per capirlo. Morale: ogni trader ha la tentazione, prima o poi, di fare l'imprenditore. Notate bene l'assurdità della frase: ogni trader di successo è in sé e per sé un imprenditore. Può anche postare la sua equity line e le sue contabili, può partecipare a 10 campionati con denaro reale, ma alla fine il pubblico, quello che vuole sempre e comunque il sangue, troverà sempre da ridire. Solo con una impresa alla luce del sole, bilanci puliti alla luce del sole, il pubblico non ha più niente da dire. E badate che quando dico pubblico dico noi stessi. E' la triste verità ma lo sapete anche voi, cari lettori. Noi possiamo anche sapere in cuor nostro di essere degli imprenditori ottimi, leggi trader, ma finché qualcuno non ce lo dice sappiamo che non lo siamo davvero. E' per questo che ogni anno centinaia di persone si iscrivono al Top Trader di Borsa: per avere un riconoscimento sociale. Non c'è niente di male, ma la domanda di tuo figlio ?che mestiere fai? può mandare in crisi di identità chiunque. E se siete trader, scriveva da qualche parte Joe Ross, è sempre meglio avere a portata di mano un altro mestiere per presentarsi in società

E' il mondo degli spiriti animaleschi, quello dell'impresa. Ed è una delle ragioni per cui il mondo ogni mattina va avanti. C'è una bella pagina di Luigi Einaudi, tratta dalle sue magistrali ?prediche della domenica? sul Corriere della Sera (ripubblicate da Eiunaudi), che spesso vedo ancora esposta negli uffici di qualche Brambilla di provincia. C'è scritto che molti imprenditori rinunciano ad un discreto rendimento certo in cambio di un minore rendimento incerto ma della soddisfazione di veder prosperare una azienda, di vederla acquisire nuove clientele, conquistare maggior credito, essere rinomata e citata sui mercati. Insomma, la soddisfazione di fare, l'arte del creare, il mistero del mercato libero che ogni giorno si rinnova ed ogni giorno progredisce. Quando ero convinto di fare solo lo speculatore, verso i 18  anni, trovavo una eresia quella pagina di vera e propria poesia einaudiana. Trovavo che l'imprenditore che per il gusto del fare avesse rischiato i suoi capitali per ottenere un rendimento inferiore a quello di un semplice investimento obbligazionario fosse un fesso. Oggi a 36 anni mi trovo prigioniero di quel dilemma e onestamente non so uscirne. Quell'imprenditore astratto di cui parla Luigino Einaudi sono proprio io, il maledetto, stupido idiota, che preferisce il poco incerto dell'impresa alle dolci sinecure del patrimonio di famiglia. E così lo era mio padre, anche lui industriale, e così lo era mio nonno, anche lui imprenditore, e così anche mio bisnonno. Tutti fessi, mi dico, tutti morsi da quella tarantola che si chiama impresa.

E che posso quindi dire io se Ciotti, Mariani e Bocca si mettono in società e, complice la presenza di una donna con i pantaloni che li mette in riga tutti e tre, che sarebbe la moglie del Ciotti, signora Patricia Diaz, nativa di Buenos Aires, tanto graziosa quanto decisa, fondano un ristorante argentino a Bologna ? Non posso certo dirvi che era meglio che stessero a fare quello che facevano prima, ovvero comprare i breakout, perché anch'io stesso farei la loro stessa scelta se fossi nelle loro condizioni. O meglio magari potevano comprarsi il Lombard che costava loro meno di un ristorante argentino a due passi dalle due torri, così io me ne tornavo a comprare solo i breakout. Ma tant'è.

Di una cosa però sono sicuro: se il trading è un impresa, e sicuramente anche fare il ristoratore è un impresa, allora potete state certi che le bistecche che mangerete all'Aires del Plata saranno le migliori che troverete in giro, un po' come gli uncini dei nostri tre amici redattori.

              Parola di Tomasini.

 

 

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