Piano Bar : Se si sta sul ring con una mano legata dietro la schiena...


Piano Bar  di Virginio Frigieri

Se si sta sul ring con una mano legata dietro alla schiena…

 

Tutti odiano il dollaro americano eppure io sono convinto che a rischio di estinzione vi sia l'euro.

 

Non è facile discutere di certi argomenti avendo studiato elettronica invece che economia, ma proverò a farmi capire. Punto primo: perché il Giappone che ha il debito pubblico più alto del pianeta, vive beato e tranquillo e da noi appena un piccolo staterello sternutisce tutti sono pronti ad indossare il lutto, mettere la veletta e andare al suo funerale?.

Forse che gli Stati Uniti a debito stanno meglio della Spagna? Certamente nò. E perché l'Argentina una decina di anni fa , fu costretta al default con un debito pubblico che aveva raggiunto solo il 63% del reddito nazionale? Mentre mi interrogavo fra me e me rimuginando su queste domande ho trovato delle spiegazioni se non esaustive abbastanza convincenti su un bell'articolo della scorsa settimana del sole 24 ore di Guido Tabellini. In buona sostanza la storia insegna che un conto è uno stato che si indebita nella propria valuta e un conto è quando un debitore sovrano non può indebitarsi nella propria valuta. In questo caso la posizione di questo stato sarà molto più fragile; infatti se uno Stato contrae debiti in una divisa diversa dalla sua, la sua banca centrale non riesce più ad aiutare lo Stato, qualora venisse a mancare la fiducia sui mercati e questi ultimi si rifiutassero di rinnovare il debito in scadenza. La Banca centrale infatti potrebbe eventualmente stampare nuova moneta, ma non risolverebbe nulla, poiché la sfiducia del mercato indurrebbe ad una svalutazione del cambio che andrebbe ad aggravare ulteriormente l'onere del debito. In altre parole quando il mercato è  consapevole che tu Stato ?Pincopalla? non hai questa valvola di sicurezza, tu sarai inevitabilmente esposto alla speculazione e alla volatilità dei mercati finanziari, e nel momento in cui viene a mancare la fiducia non c'è più niente da fare perché  il peso del debito in scadenza diventa un macigno insostenibile. Piaccia o non piaccia la figura della Banca Centrale alla fine è uno dei pilastri fondamentali (se non l'unico nei casi in cui manchino ricchezze naturali come petrolio, oro diamanti, gas etc,) su cui si regge la stabilità di un debitore sovrano.  In condizioni normali non ce ne rendiamo conto, ma il fatto implicito di sapere che in condizioni estreme si può contare sull'aiuto della propria banca centrale, è ciò che contribuisce di fatto a rendere stabile il sistema. Il problema è che quando la Germania pose le sue condizioni per mettere in comune la moneta e la banca centrale, fu messo nero su bianco che ogni paese dell'area, poteva si indebitarsi nella propria moneta (euro) ma nessun singolo paese può usare la politica monetaria per far fronte a qual che sia, situazione d'emergenza. Ne consegue che  anche paesi come la Spagna e il Portogallo che non hanno ancora raggiunto rapporti di debito/PIL particolarmente elevati, possono andare incontro a crisi di fiducia sul loro debito sovrano con una certa facilità, anche se inizialmente ci eravamo illusi di poter ignorare questo problema.

 

Sempre sullo stesso articolo si pone poi l'accento su un altro tipo di problema che accomuna vari paesi europei che è l'intreccio tra la crisi del debito pubblico e la crisi delle banche. Così se nel caso della Grecia ha avuto un ruolo chiave il debito dello stato, in Irlanda il debito pubblico era saldamente sotto controllo fino a poco tempo fa (12% del PIL nel 2007). Ma quando all'inizio di questa estate le autorità di vigilanza si sono rese conto che le perdite delle banche erano molto più alte del previsto, e contemporaneamente stavano per scadere le garanzie che il governo aveva dato all'apice della crisi nel 2008, il nodo è arrivato al pettine ed il bubbone è scoppiato. Il governo ha scelto di rinnovare le garanzie su un ammontare di obbligazioni bancarie pari al 30% del PIL ma questo era troppo, per una finanza pubblica già messa a dura prova dalla crisi economica, ed i mercati hanno tolto all'Irlanda la fiducia. Da questo fatto si evince che anche voler salvare le banche se poi questo mette a rischio la solvibilità dello stato sovrano, non serve a nulla.

Ora la Spagna sta per dover affrontare un problema analogo; le emissioni di debito pubblico nel 2011 sono stimate in 90 miliardi di euro, a cui si sommano una montagna di obbligazioni bancarie per un ammontare quasi uguale in un paese che ha avuto una bolla immobiliare smisurata. Finora, grazie ad una supervisione bancaria molto più severa di quella irlandese, si è riusciti a contenere le perdite delle banche spagnole, ma molti economisti sollevano dubbi e temono che nei bilanci delle casse di risparmio si nascondano ancora molti problemi, senza contare che le banche spagnole risulterebbero molto esposte sul Portogallo. Insomma la situazione non promette nulla di buono e può darsi che il governo spagnolo possa trovarsi il prossimo anno a dover affrontare il problema di come tenere a galla il sistema bancario senza far saltare i conti pubblici.        

Posto che si riescano ad isolare e affrontare con determinazione i problemi del settore bancario, affrettandosi a riconoscere le perdite e le situazioni a rischio presenti nei bilanci,  a ricapitalizzare dove serve, e a ricorrere all'aiuto delle istituzioni europee, mettendo in condizione la BCE di fornire la liquidità necessaria, avendo garanzia che le banche a cui offre aiuto siano banche solide (sto pensando agli stress test estivi dove tutti sono stati promossi a pieni voti e poi dopo due mesi le banche irlandesi erano già sulla graticola…) resta dopo da vedere cosa fare dei debitori sovrani.

In linea di principio ci si dovrebbe rivolgere all'Efsf (European financial stability facility) il fondo istituito in maggio che può erogare fino a 440 miliardi per aiutare i paesi della zona euro. Ma questo ente per ora vivrà solo tre anni e non si sa se alla scadenza sarà rinnovato o sostituito nè se le risorse in campo saranno sufficienti. Anche in questo caso l'alternativa sarebbe di ricorrere al sostegno della BCE come si è fatto seppure temporaneamente per la Grecia. Ma in una situazione di crisi sistemica come visto all'inizio, la fiducia dei mercati può essere riconquistata solo se c'è  l'assicurazione che la banca centrale è disposta a sostenere i titoli di stato di un paese sotto attacco;

poiché sul fatto che questa crisi sia una crisi sistemica ci sono ormai pochi dubbi, è del tutto evidente che prima verrà sospeso il principio della separazione tra politica fiscale e monetaria che è uno dei pilastri su cui si è costruita l'Unione monetaria Europea, meglio sarà  per tutti a cominciare dagli amici crucchi teteschi, che ogni volta che salta un coperchio, scopriamo essere i più esposti nei confronti del paese saltato; diversamente se lasciamo tutto come sta, il contagio iniziato con Grecia e Irlanda è destinato a proseguire, con seri rischi per la tenuta dell'ordine sociale, perchè dopo che ti sei svenato per salvare le banche non puoi pretendere di tagliare del 20-25% stipendi e pensioni che sono già da fame, senza che succeda nulla: bisognava pensarci prima quando era ora ed evitare di arrivare a trovarsi in una situazione del genere. Purtroppo con una classe politica inetta e malata di '68, quello che si sarebbe potuto e dovuto fare vent'anni fa per raddrizzare la barca non è stato fatto. Siccome il destino sa essere beffardo, avviso i naviganti che putroppo prendere oggi quegli gli stessi provvedimenti che vent'anni fa avrebbero salvato la situazione, non servirà assolutamente a nulla perchè ormai l'acqua imbarcata è troppa e affogare diventa un percorso pressochè obbligato.

 

alla prossima

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