Negli Stati Uniti viene chiamata baby boomers la generazione dei nati tra il 1943 ed il 1960, ed è chiamata così perché in quegli anni il boom demografico delle nascite toccò punte record con oltre 4 milioni di neonati nel 1957. Oggi sono circa 70 milioni di individui (circa un terzo dell'intera popolazione e quasi metà della popolazione elettorale). Considerando che mediamente gli americani vanno in pensione tra i 62 ed i 65 anni, avremo dal prossimo anno per i successivi 15 anni, un'onda anomala di pensionati che preoccupa notevolmente i fondi-pensione americani, già sotto pressione dall'andamento delle borse negli ultimi tre anni. Questa generazione rischia insomma di prosciugare i fondi pensionistici della nazione.
I baby boomers hanno vissuto la guerra del Vietnam, le lotte per i diritti civili, il movimento hippie, la rivoluzione sessuale. E adesso sono arrivati al potere: Bill Gates (classe 1955) e' l'uomo piu' ricco d'America, Clinton eletto nel '92 è stato il suo presidente. Per vent'anni in america non si e' fatto praticamente altro che parlare dei "baby boomers", delle trasformazioni sociali indotte dal loro stile di vita, dei loro valori morali, della evoluzione della loro personalita' da hippie a yuppie, e cosi' via. Quella massa rappresenta oggi una grossa percentuale della popolazione attiva, tale da determinare le sorti della nazione. Sono loro negli anni '80 a originare il fenomeno degli "yuppies" ("young urban professional"), avidi e cinici, materialisti fino ai piu' meschini eccessi. Saranno loro negli anni '90 a dar vita al ?realignment? ovvero a quel fenomeno sociale che vede il declino degli ideali degli anni '60 ed il ritorno del mito del self-made-man aggiornato all'era dei computer.
La penna di Piero Scaruffi , storico, poeta e libero pensatore, con molta crudezza e schematicità, ma direi anche con buona lucidità, ha tracciato, delle due generazioni in questione, il quadretto che vi riporto:
?Si tratta di una generazione non conflittuale nei confronti della realtà sociale, ma desiderosa invece di integrarvisi il più rapidamente possibile. Dimostrano maggior rispetto per la famiglia e la religione, sono ansiosi di guadagnare molto denaro e molto in fretta. L'unica differenza sostanziale rispetto agli standard dei loro genitori e' che sono molto più sensibili alla qualità della vita. Il weekend e' sacro e, pur non arrivando al concetto europeo di "ferie", il tempo libero e' diventato prezioso. La salute fisica viene subito dopo: dal "jogging" all'aerobica, dai cibi naturali alle vitamine. La BMW e' il loro status symbol preferito.
Detestati e vilipesi da tutte le altre generazioni, sia quelle piu' anziane sia quelle piu' giovani, i baby boomers sono comunque destinati a marchiare a fuoco la storia degli U.S.A. La nazione ha praticamente seguito passo passo la loro crescita. Negli anni '60 ci fu il boom di bambini, la crisi di spazio nelle scuole, la corsa ai vaccini, e così via. Negli anni '80 questi bambini hanno generato un boom nei consumi e nell'occupazione. Già si profila la preoccupazione di quando tutti questi baby boomers andranno in pensione, prosciugando i fondi pensionistici della Nazione.
All'inizio del secolo , il 4% degli Americani aveva più di 65 anni. Oggi sono 33 milioni, ovvero il 13%, e nel giro di 15 anni, quando sarà la volta dei baby boomers, passeranno il 15%..
L'irresponsabilità proverbiale dei baby boomers si rifletterà purtroppo pesantemente sull'economia nazionale. I vecchi di oggi, infatti, avevano saggiamente risparmiato e possono godere oggi di un buon tenore di vita. I baby boomers, i vecchi di domani, hanno investito pochissimo in assicurazioni pensionistiche. (ndr quelli che hanno investito saranno in carico ai fondi pensioni quelli che non si sono messi via nulla, a carico della società…)
Forse nella storia degli U.S.A. nessuna generazione ha goduto di tante attenzioni, analisi e critiche. Della generazione successiva, la ?Generazione X? si comincia a parlare soltanto negli anni '90, e quasi per caso.
Alle spalle dei ?baby boomers? e' passata del tutto inosservata, considerata poco più che un incidente di percorso, la "tredicesima" generazione americana (secondo un sistema convenzionale di contare le generazioni): quella dei giovani nati fra il 1961 e il 1981, che pure oggi costituiscono il segmento più grande della popolazione (sono ottanta milioni).
Sono stati ironicamente battezzati "baby busters", sottintendendo più di un semplice antagonismo demografico, oppure "Generation X", un'espressione resa celebre dall'omonimo libro di Douglas Coupland, ad indicare una generazione senza identità, senza nulla di rilevante da dire.
La loro non è auto-commiserazione: è una forma di impotente rassegnazione al proprio destino universale di "sconfitti". Ed è anche, ovviamente, un modo per esorcizzare quel destino.
Se negli anni '60 la frattura generazionale fra i baby boomers e i loro genitori (la cosiddetta "silent generation") fu un fatto violento, che rimise in discussione l'intero sistema di valori dello stile di vita americano, oggi quella fra baby boomers e baby busters è un fatto molto più subdolo, ma non meno traumatico e non meno ricco di conseguenze. In una parola l'atteggiamento dei baby busters verso i loro predecessori e' di disprezzo.
I baby busters stanno crescendo in un mondo che e' ossessionato a livelli di paranoia collettiva da valori come: la pace, l'ambientalismo, il ritorno ai valori tradizionali, la spiritualità, l'ottimismo. Sono sottoprodotti dei baby boomers, che crescendo hanno trasformato le proprie origini libertarie e fabbricato una industria di valori ideologici a proprio uso e consumo. Nei college degli anni '90, invece, prevalgono cinismo, materialismo, distacco, amore della tecnologia, fascino della guerra e un pessimismo di fondo.
Se la generazione dei baby boomers era cresciuta in pieno boom economico con il massimo delle aspettative, la generazione X sta crescendo in piena recessione con il minimo delle aspettative: il problema non è più quello di diventare un altro Bill Gates, è quello semplicemente di trovare almeno un posto di lavoro come commesso al negozio sotto casa. Il loro mondo è un mondo afflitto dalla pestilenza dell'AIDS, dall'inquinamento, dal buco dell'ozono, dal debito pubblico, dalla droga, dagli omicidi, tutti problemi lasciati alle loro spalle dai baby boomers.
Scrittori come Doug Coupland, Shann Nix, Brett Easton Ellis (il cui "Less Then Zero" potrebbe essere il primo affresco generazionale dei baby busters), Nancy Smith, Steven Gibb, Eric Liu, Gael Fashingbauer, David Bernsteis, Robert Lukefahr, Ian Williams esprimono nella loro prosa tutto il fastidio che i baby busters provano per la civilta' dei baby boomers. L'umore della generazione X viene però colto soprattutto dalle ?sitcom? degli anni '90, molte delle quali sono indirizzate specificamente a quel pubblico.
Il grosso della cultura dei baby boomers di oggi è ispirato alla filosofia del "new traditionalism", ovvero un ritorno ai valori tradizionali ma salvaguardando le conquiste sociali, economiche e tecnologiche che sono state rese possibili rinnegando quei valori. E' il terzo voltafaccia di quella generazione, già passata, come scrisse Todd Gitlin, dal "je accuse" allo jacuzzi (ovvero dal periodo hippie a quello yuppie), ed ora pervenuta a un'illuminazione di stampo ascetico con la new age.
Per i baby busters tutto ciò sa di ipocrita, di futile e di vanesio. Clinton e' forse meno amato dei suoi due predecessori (Bush e Reagan), che pure appartenevano entrambi alla "GI generation", quella nata addirittura nel primo quarto di secolo. Il fatto che i baby boomers ce l'abbiano fatta a scalzare le vecchie generazioni (e abbiano lasciato la anonima, noiosa, pedante "Silent Generation" l'unica senza aver mai avuto un presidente) non induce i baby busters a gioire.
I baby busters hanno imparato che i loro genitori sono in realtà dei "nebbies" ("negative-equity boomers"), ovvero che i loro debiti superano i loro averi e che pertanto loro, i figli, passeranno la vita a ripagare quei debiti. La vita che i loro genitori stanno costruendo per loro e' "ovviamente" sempre peggiore, sempre più violenta e sempre più povera; inoltre i genitori sono spesso uno solo, nel senso che maternità senza matrimonio e divorzi hanno reso i baby busters orfani dalla nascita, privati persino del bisogno più elementare, quello della famiglia. I baby boomers potevano lamentarsi di tutto nei confronti della societa', ma se non altro erano cresciuti in una famiglia; i baby busters spesso non hanno neppure una vera famiglia.
Nulla di ciò che stanno facendo i baby boomers può indurre all'ottimismo i baby busters. Persino l'etica apparentemente immacolata dei baby boomers di oggi presenta dei risvolti che la fanno sembrare pericolosamente neo-puritana e fondamentalista : l'idea di punire duramente chi inquina, chi non paga le tasse, chi commette qualsiasi crimine (le nuove battaglie di quella generazione, adesso che deve proteggere la propria esistenza borghese) mira certamente a costruire una società più giusta, ma rischia di tradursi in una sorta di società "orwelliana", e a sperimentarlo saranno loro, i baby busters.
I sondaggi dicono che i baby busters si sentono soprattutto soli: non possono sperare in alcun aiuto nella vita. Si considerano degli agnelli sacrificali nelle mani dei nuovi sacerdoti del tempio. Il loro curriculum e' una strage: nati dalle prime madri che prendevano la pillola per non averli e che dovettero andare a lavorare per mantenerli, cresciuti nella promiscuità post-hippie, educati da quelle che sono diventate le scuole medie meno efficienti del mondo industriale, affidati ai servizi sociali (pensioni, assistenza medica) più carenti del mondo occidentale, punk, tossicodipendenti ed ora minacciati di sterminio dall'AIDS: i baby busters crescono nel mondo peggiore che si possa immaginare.
La "generazione X" si sfoga indulgendo in rituali per soli adolescenti, ora quelli dei cyberpunk, ora quelli delle street gang, ora quelli del teppismo fine a se stesso.
I baby boomers crebbero nel mondo migliore che si potesse immaginare, fatto di famiglie perfette, scuole perfette, servizi sociali perfetti, comunità perfette.
La differenza più profonda e influente è forse quella relativa all'ambiente familiare. Un detto popolare e' che i baby boomers crebbero nella civiltà dei "my three children" (ovvero della famiglia-tipo con tre bambini che dominò la televisione e il cinema dell'epoca), mentre i baby busters crescono nella civiltà dei "my two dads" (ovvero delle coppie divorziate).
Nel 1962 metà degli adulti americani riteneva che i genitori dovessero evitare il divorzio per amore dei figli; nel 1980 soltanto un quinto la pensava così. Negli anni '60 la società privilegiava le famiglie con bambini, negli anni '80 li penalizzava: sono stati sospesi molti dei finanziamenti alle scuole, non esistono più molti programmi per la gioventù ed è prassi comune di tutti gli stabili per bene di non ammettere famiglie con bambini in tenera età (perché fanno rumore e sporcano). E, per i baby boomers che oggi vanno al potere, i loro figli sono innanzitutto un problema.
Baby boomers come il giornalista Tony Kornheiser (sul Washington Post) e la scrittrice Cornelia Comer (sull'Atlantic Monthly) si sono sentiti in dovere di pubblicare durissimi attacchi contro i baby busters, articoli che sono l'esatto opposto dei panegirici che vent'anni prima scrivevano per se stessi: i baby busters vi vengono descritti come dei perfetti ignoranti, che non sanno nulla di geografia e non sono neppure capaci di fare le sottrazioni; degli idioti a cui sfugge il significato delle situazioni più ovvie; privi di fantasia, di iniziativa e di eleganza. Dopo essere stati abbandonati dai propri genitori, i baby busters vengono a malapena sopportati come un problema da risolvere.
Se e' sempre esistito il dubbio che quella generazione fosse stata soltanto un grande bluff, nessuno lo ha capito meglio dei baby busters. Nella letteratura gnomica dei baby busters tutto ciò di cui i baby boomers si vantano (dalla rivoluzione sessuale al rock and roll, dai diritti civili al boom economico) viene analizzato e rivisto in chiave critica, smascherando falsi miti ed effetti disastrosi.
Mutatis mutandis, la rivalità fra queste due generazioni ricorda quella fra la "missionary generation", nata nel dopoguerra della Guerra Civile, e la "lost generation", nata alla fine del secolo. I primi erano i vincitori per definizione, i secondi erano gli sconfitti per definizione. L'epoca a cui questi secondi diedero vita, la cosiddetta "era del jazz", fu una delle più ricche (culturalmente e artisticamente parlando) della storia americana…
Richard Linklater ha riassunto l'atteggiamento dei baby busters con il termine "aggressive nonparticipation", che ben rende l'idea di questa generazione disgustata dal mondo in cui deve vivere ma al tempo stessa privata (per tante ragioni) della motivazione a cambiarlo.
Nel 1990 la percentuale di suicidi di ragazzi fra gli undici e i quindici anni aumenta dell'11.7% rispetto all'anno precedente. E' il piu' grande incremento di tutti i tempi. La "nonparticipation" e' arrivata all'ultimo stadio.?
Come si vede anche in un sistema pensionistico contributivo, i conflitti generazionali sono tutt'altro che risolti, ed alla fine dei conti, il problema è uno solo: che se i soldi per la pensione li deve gestire qualcun altro (che sia lo Stato o che siano fondi privati), vale sempre il vecchio detto: ?beati gli ultimi… se i primi sono stati onesti?. Alla fine con ogni probabilità si arriverà a delle soluzioni miste che suddividano i rischi, ma è certo che parliamo di problemi di portata enorme di cui non ho certo la soluzione in tasca io che vi ho raccontato un pò quel che si pensa o si dice ai quattro angoli della terra, su queste poche pagine, e tuttavia credo che tra il parlarne ed il far finta di nulla, sia meglio parlarne.
Negli prossimi articoli che seguiranno cercheremo di capire a che punto stiamo con il discorso dell'idrogeno che dovrebbe avviare la ?nuova era? traghettando l'umanità definitivamente fuori dalla dipendenza dei combustibili fossili.