Il lettore in questi frangenti è disorientato. Prima piazziamo gli ordini e poi li cancelliamo. E che succede quando questi ordini vengono eseguiti e putacaso ci si guadagna pure ? Buzzi Unicem e Snai sono partite, in maniera fiacca e bislacca, d'accordo, ma forse conveniva comprarle ?
No, non conveniva. Sono partiti anche Luxottica, Finmeccanica, Fiat, Tenaris, Terna, per parlare dei titoli ad ampia capitalizzazione. Ma per trovare una Euphon (+10%) non serve l'analisi tecnica e nemmeno quella fondamentale. Serve la fortuna. Ci sarà una Itierre che urla a tutti che sta per esplodere caricando volumi, ma ci sono mille altri titoli che silenziosamente non andranno da nessuna parte. O cincischieranno al rialzo come Ansaldo. Che fare ?
Innanzi tutto dopo aver enunciato la regola di stare fermi per fine del periodo rialzista la violiamo subito e mettiamo un ordine di acquisto su IT Holding (codice ITH): più la guardo e più ci sono considerazioni per acquistarla
BUY IT Holding 1.825 STOP
Detto questo troviamo che sia veramente arrivato il momento di essere selettivi al massimo, di IT Holding non se ne trova una al giorno e quindi bisogna sapersi contenere. Del resto è molto istruttivo l'articolo scritto da Frigieri, un aspetto che chi segue l'intraday sui derivati ha sicuramente colto negli ultimi giorni. Il Dax è forte come un Toro mentre l'SPMIB40 è il vaso di coccio tra i vasi di ferro. Non riesce a rialzare la testa e ci sono volte che fa veramente preoccupare come venerdì scorso, nemmeno una pista di cocaina purissima potrebbe risollevarlo.
La perdita di competitività di questo Paese e la mancanza di visione strategica delle sue élites sono un fenomeno non nuovo nella storia d'Italia. Come ricordava un mio amico, che di mestiere fa lo storico, mentre sabato mangiavamo le salcicce alla sagra di Baiso, ridente paesino dell'appennino reggiano, l'Italia non ha mai avuto élites all'altezza dei compiti e della situazione, se non forse proprio in quel 1950 ? 1960 che ha visto la rinascita dell'economia italiana dopo le distruzioni della guerra.
E a questo proposito consiglio a tutti un libro che si legge in un sorso: Lorenzo Del Boca, Grande Guerra, Piccoli Generali, Utet 2007. Alla storia della prima guerra mondiale non aggiunge nulla, anzi attinge a quelle fonti a cui tutti i cultori della storia militare italiana si sono abbeverati: Isnenghi, Weber, Silvestri, Forcella-Monticone, Salsa, Gasparotto, etc. etc. Ma questo libro ha un pregio: partendo dalla premessa che un libro deve fare male, deve colpire allo stomaco, mette in luce tutta la cecità delle élites italiane, militari, politiche, economiche, dal risorgimento fino al primo conflitto mondiale. E fa capire come la tragedia della prima guerra mondiale, dalle spallate sull'Isonzo alla Strafexpetition, da Caporetto a Vittorio Veneto, non sia che la ripetizione della incapacità delle élites italiane di disegnare il futuro.
Ed è esemplare in questo senso quella che è passata alla storia come ?l'offensiva finale di Vittorio Veneto?, ovvero la riscossa dell'esercito italiano che in una cruenta battaglia campale sbaragliò uno dei più potenti eserciti del mondo. La verità è che l'esercito austro-ungarico si consunse da solo e quasi si mise in fuga da solo, aiutato certamente dal Regio Esercito, ma non certo fu il Regio Esercito la causa principale dello sfaldamento delle forze armate della monarchia asburgica.
E quando comunicarono ad Armando Diaz che la cavalleria italiana aveva inopinatamente raggiunto Vittorio Veneto senza combattere egli curvò le spalle grasse sulla cartina topografica, aggrottò gli occhi nascosti da spesse lenti ed in napoletano sbottò: ?Ma 'ndo cazzo sta Vittorio Veneto ??.
Ecco, quella fu l'alba radiosa di quella che i libri di storia ancora raccontano come l'offensiva di Vittorio Veneto, preparata con rara lucidità a tavolino dal nostro condottiero supremo.
E questa è quella capacità a cui ci dobbiamo rassegnare delle nostre élites, passate e presenti, di qualsiasi colore vogliate, di disegnare il nostro futuro: ?ma ?ndo cazzo sta …?