Vale la pena riportare un interessante articolo di Marco Liera su Il Sole 24 Ore di domenica:
Le raccomandazioni di acquisto sulle azioni quotate formulate dalle investment bank sono utili ? La risposta di tre affermati professori americani Brad Barber (University of California ? Davis), Reuven Lehavy (University of Michigan), Brett Trueman (University of California ? Los Angeles) è totalmente negativa. I tre guru hanno analizzato in un recente studio tutte le raccomandazioni di acquisto delle investment bank Usa nel periodo febbraio 1996 ? giugno 2003, confrontandole con i consigli di società di analisi indipendenti. Il confronto è enormemente a favore di queste ultime: i ?buy<? in assenza di conflitti di interessi hanno generato ritorni annualizzati superiori dell'8% a quelli delle banche nel periodo considerato. Quel che è peggio + che le raccomandazioni delle dieci banche d'affari che lo scorso anno erano state duramente sanzionate per i loro consigli distorti (Merrill Lynch, Morgan Stanley, Citigroup e altre ancora) sono state batture dalle scelte degli analisti indipendenti con uno scarto del 18% all'anno nel periodo marzo 2000 ? giugno 2003. Eccezionalmente disastrosi poi i consigli dati dalle dieci banche in occasione dei collocamenti di Borsa: hanno sottoperformato le raccomandazioni degli analisti indipendenti del 21% anno. I risultati della ricerca sono particolarmente significativi, come ha scritto il ?Wall Street Journal? di martedì, perché le banche di investimento ?incriminate? (e multate per 1,4 miliardi di dollari) sono ora obbligate a fornire ai loro clienti delle ricerche indipendenti in aggiunta a quelle prodotte dai team di analisti interni. Il messaggio è chiaro: l'evidenza del passato mostra che gli investitori farebbero meglio a seguire i consigli degli analisi indipendenti, non delle banche di affari. In Italia la situazione è quella di una ricerca azionaria quasi totalmente nelle mani delle investment bank: pur non esistendo studi così approfonditi come quello citato, la Relazione Consob ogni anno ricorda che le raccomandazioni d'acquisto surclassano fin troppo generosamente quelle di vendita. Il problema è che non si è ancora trovato un modo per finanziare e possibilmente creare utili con l'analisi remunerata dalle commissioni: ben pochi investitori sono disposti a pagare un abbonamento per averla. Per ovviare a questo, e riconoscendo una elevata valenza sociale della consulenza indipendente, le autorità Usa hanno obbligato le banche d'affari Usa a comprarla e a rigirarla ai propri clienti. Di fronte a distorsioni così gravi ed ineliminabili dell'industria, un po' di sano dirigismo non guasta.
Come spesso ripete il povero diretto di questo umile foglio, chi investe abitualmente in Borsa più di 100.000 euro dovrebbe comprare almeno 2/3 fonti indipendenti di informazione finanziaria / consulenza. Ed invece assistiamo al magna magna della festa del gratis, che non vale proprio niente. Fa piacere risentirsi dire queste cose, ripetute fino all'ossessione in casa Lombard, da Il Sole 24 Ore.