Egregio Governatore,
la nostra pubblicazione ha apprezzato il Suo comportamento nei confronti dell' oro detenuto nei forzieri della Banca d 'Italia. Contrariamente alle svendite effettuate da altre Banche Banca d'Inghilterra ad ex l 'Istituto da Lei diretto ha evitato di vendere il prezioso metallo sulla base delle quotazioni svilite ricavate negli scorsi anni da altre Banche consorelle.
Si licet parva…noi stessi avevamo titolato un anno fa un nostro editoriale con la significativa frase" non vendiamo il nostro oro".Abbiamo apprezzato moltissimo che tale assurda decisione,seguita purtroppo da molti Istituti stranieri,non fosse pedissequamente copiata. Questi Istituti stranieri sono stati costretti successivamente a mantenere probabilmente il controvalore incassato in dollari,per una ovvia diversificazione monetaria.Con conseguenti minusvalenza.
Il metallo giallo custodito nei forzieri della Banca d 'Italia appartiene a tutti gli italiani.Puo' essere pero' sfruttato nell'interesse di tutta la comunita'.
Il lombardreport.com suggerisce sommessamente di duplicare la mossa effettuata dalla Francia nel 1973.Prendendo le debite cautele per evitare una Caporetto come quella sopportata dalla Stato francese.
In tale occasione il governo francese emise il cd "prestito Giscard".L'emissione elargiva un rendimento del 7% agganciato al prezzo dell 'oro.Analoga indicizzazione era prevista per il rimborso.Una clausola impegnava all'utilizzo di tale forma di rimborso se la Francia avessa svalutato. Il franco venne effettivamente svalutato nel 1977 e nel 1978 il Fondo Monetario Internazionale abolì il collegamento delle valute all'oro. Come conseguenza il rimborso del prestito avvenne nel 1988 a 8.919 franchi.Il valore da rimborsare era cresciuto del 700%.Analoga sorte era accaduta agli interessi,aumentati da 70 a 393 franchi per obbligazione.
Noi dobbiamo ovviamente salvaguardare le riserve della Banca d 'Italia e l 'interesse generale dello Stato temperando la voglia di guadagni dei sottoscrittori e l 'imperante desiderio-purtroppo presente anche nelle alte sfere italiane-di liquidare il metallo giallo.
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Si potrebbe percio' valutare la convenienza di emettere un prestito decennale convertibile in oro,sulla base della quotazione corrente,recante un rendimento limitato allo 0,5%.Per evitare che il prestito venga immediatamente sottoscritto da maxi-investitori extra-UE tale classamento deve essere polverizzato fissando un importo limitato per ogni sottoscrittore e facilitando al massimo i risparmiatori nazionali.Ovviamente nei limiti concessici dalla normativa UE..
In tal modo i fondi di investimento extracomunitari interessati a questa obbligazione potrebbero successivamente solo acquistarla sul mercato a prezzi probabilmente superiori.
In tal modo Banca d 'Italia potrebbe ottenere un consistente profitto dall'oro saggiamente accumulato.Pagherebbe un risibile tasso di interesse senza deludere il mercato. Se la quotazione dell'oro dovesse scendere nuovamente tra dieci anni chiudera' con un consistente utile l'operazione. Se il metallo dovesse invece proseguire l'ascesa si sara' finanziata ad un tasso ridicolo e non avrebbe tradito le aspettative dei risparmiatori italiani .L 'incubo della svendita delle nostre riserve sarebbe quasi azzerato.L'oro,sotto forma di certificato,rimarrebbe infatti probabilmente nei dossier dei risparmiatori italiani.
Distinti saluti
Guido Bellosta
LombardReport.com
(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)