LA MOSCA AL NASO


Volevo rompere l'abitudine di non parlare di politica quando il governo Prodi ha annunciato a tradimento la più grande ondata di privatizzazioni vere che l'italia ha visto dai tempi di Luigi Einaudi e Donato Menichella. Io non sono di sinistra, anzi, direi che sono un liberale. Un liberale, intendiamoci, di quelli che ormai non hanno più santi in paradiso, quelli che magari di nascosto, senza dirlo a nessuno votano Prodi, oppure non votano, che alla fine è uguale, si sta meglio e ci si toglie un pensiero. O che votano per dispetto a questo e quel partitucolo. Insomma quella larga parte di italiani che non si sentono rappresentati da una sinistra che fa cose di destra e una destra che non è ben chiaro neppure a lei che cosa sia.

Da tempo immemorabile spendo alcune lezioni all'università parlando male di notai e farmacisti, con la famosa scenetta di Tomasini che finalmente libero di acquistare medicinali da banco va alla Coop e si riempie il carrello di aspirine per poi ingurgitarle una dopo l'altra. E non parliamo poi delle supposte, altro esempietto che scatena la ilarità degli studenti. E non citiamo i notai, retaggio del sistema medioevale, io sono io e tu sei tu e allora paga 1000 euro. Per trasferire la proprietà di una automobile mi vogliono far andare dal notaio. Già 5 anni fa credo hanno passato un provvedimento che mi consentiva di non andarci e oggi ne passano un altro. E poi chissà, i notai sono peggio di Totò u Curtu, resisteranno ancora e quindi aspettiamo nel 2010 un altro decreto che finalmente liberalizza i passaggi di proprietà delle macchine. Sic ! Prodi ha dato un colpo alle reni di questa Italia che non rispecchia più il mondo di oggi e io congolavo come un bambino, io che sono liberale e che dovrei in teoria vedere Prodi come il fumo negli occhi. Chissà, pensavo tra me e me, se dopo aver fucilato le assicurazioni gli sgherri di Prodi non verranno anche a fucilare le sim, a accettare la direttiva europea Minimum Capital Requirement così dopo a fare gestione ci mettiamo 125.000 euro di capitale e accontentiamo tutti i lettori, in barba a banche, sim, sgr e quanti altri tumori il TUF ha identificato finora. E chissà come godrebbero i promotori, quelli onesti, che sono la categoria in questa vicenda tutta maltrattata.

Ma poi mi sono trattenuto. Quanti lettori nostri sono notai ? Quanti lettori nostri sono farmacisti ? Tomasini piccolo italiano si è detto che era meglio tacere, non solleticare il can che dorme, in fin dei conti perché andare a toccare interessi di lettori che magari, nel bene o nel male, vengono toccati da provvedimenti governativi. Un conto è cosa sia giusto o meno giusto, un conto è quando ti toccano il portafoglio. E se toccano il portafoglio di un mio lettore, onestamente, mi dispiace anche un po'. Tra la teoria e la pratica, tra la norma astratta e la faccia sconcertata di un mio lettore, farmacista o notaio, ce ne passa. E al cuore non si comanda: se domani proibissero i giornali di borsa, putacaso, e un mio lettore mi venisse anche a dire che hanno fatto bene perlomeno lo sbranerei.

Ma ieri sera, osservando il rientro degli azzurri, novelli consoli vittoriosi che rientravano a Roma dalle lontane provincie dell'impero carichi di bottino e circondati da suoli di schiavi, che sfilavano sui fori imperiali tra la folla in delirio, mi sono chiesto se davvero questo Paese ha fatto un passo in avanti rispetto a 2000 anni fa. Il Paese, di fronte a situazioni ben più luttuose, vedi lo stillicidio di nostri soldati all'estero, che comunque la pensiate, di destra o di sinistra, sempre figli di mamma sono, e delle nostre mamme, o ben più importanti come il G8 con corna in fotografia e rivoluzioni varie, o in Europa con battute che è meglio riservare a cinema di provincia, si è dimostrato disilluso, inerme, inebetito. Ieri addirittura, siccome il popolo vuole panem et circenses, anche il nostro quadro istituzionale si è mosso all'unisono, con quel figurante di Napolitano che entra negli spogliatoi per imitare Pertini, o Prodi che accoglie tutti a Palazzo Chigi  e fa un discorso che fa intenerire solo a pensare che lo pronuncia quello che poco prima ha lanciato le prime vere liberalizzazioni e quindi dovrebbe essere fino a prova contraria un asshole di quelli che sanno benissimo cosa è che unisce gli italiani. E il bus scoperto, e le Freccie Tricolori che li scorano a casa, e lo sciamare della gente, e i po-po-po come riferisce repubblica, novello inno nazionale.

Eh, sì, ormai sono vecchio, sono di un'altra generazione. Luigi Einaudi, presidente della Banca d'Italia, vicepresidente del consiglio e ministro del Bilancio, scendeva a Roma in carrozza di seconda classe, a Porretta comprava lungo i binari sporgendosi dal finestrino un panino con la frittata, per bere dalla borsa di cuoio lisa traeva una bottiglia di acqua ed un bichiere che aveva portato a casa, e di pugno vergava sul retro con un lapis smangiucchiato ed ormai agli sgoccioli dei fogli di carta usati della Camera dei Deputati (cfr. Busti al Pincio, Indro Montanelli, Laterza Editore).

Giangiacomo Nardozzi scrive nel suo "Miracolo e declino" (Laterza, 2004) che sono tre i periodi storici di crescita dell'economia italiana sopra il suo trend secolare e sopra il trend secolare dell'Europa: l'impero romano, il seicento, ed il periodo 1950 – 1964 del miracolo italiano, i cui artefici furono appunto Einaudi e Menichella.

Purtroppo io in giro non vedo nessuno: né Einaudi, né Menichella, né quella generazione di italiani che nel 1950 furono i protagonisti del miracolo italiano. E che sicuramente oggi non avremmo trovato lungo i bordi di Pratica di Mare ad osannare i consoli che tornavano vittoriosi dalle provincie dell'impero. O almeno il mio vecchio, che del miracolo italiano fu, insieme a milioni di tanti altri italiani, protagonista, si sarebbe scandalizzato da questo spettacolo di circo equestre.

E con orgoglio posso dire, oggi, cari lettori, che di tutto il campionato del mondo ho visto solo una partita, quella con la Germania, perché ero in Germania appunto e per cortesia non me la sono sentita di dire di no.

Passi per farmacisti e notai, ma questa storia delle frecce tricolori e del pulman scoperto … ah no … mi è saltata la mosca al naso.

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