"The Stock Exchange ? The place where you loose money"Questa è stata la prima risposta che avevo ricevuto tanti ,tanti anni fa dopo la mia richiesta alle autorita' competenti locali, di visitare la Borsa di Johannesburg.
Non avevano torto. Piu' passa il tempo è piu' si comprendono le difficilta' che deve affrontare il piccolo investitore(ma anche i piu' importanti gestori) nel cercare di non perdere i soldi.
Nei primi anni della mia attivita' sembrava inutile calcolare il valore delle societa' quotate. Potevi impiegare qualche settimana,trovare che la societa' analizzata quotava in borsa largamente meno della meta' di quanto veniva evidenziato dai calcoli e poi vedere passare i pacchetti di maggioranza sopra la tua testa(cfr.Miralanza) al doppio delle quotazioni di borsa.Senza che queste venissero influenzate.L'unica possibilita' era cercare di partecipare a quelle (poche) cessioni che avvenivano fuori borsa,Come per Ferrovie Nord Milano,ceduta dalla Mittel alla Regione Lombardia nel dicembre 1974. Operazioni ovviamente non sfruttabili dai piccoli azionisti.
Le uniche possibilita' di operare con "scarso rischio" e guadagnare il tozzo di pane erano le operazioni di facciata che taluni CdA dovevano compiere a fine anno per far segnare i borsa taluni prezzi per impedire che gli scarti di garanzia dovessero essere reintegrati. Classico il caso della leggendaria Rumianca che "doveva" segnare oltre quota Lire 1000 per fine anno.
E classico anche il desiderio di molte banche popolari di incremenare il valore dei (pochi) titoli quotati al Ristretto per potere mostrare un grafico annuale in ascesa nel bilancio annuale che sarebbe stato consegnato ai soci quattro mesi dopo.
Dopo l'assemblea,approvato il bilancio e rinnovato il Cda, la quotazione avrebbe stagnato a lungo,in attesa del successivo dicembre.
Le cose sono migliorate con la legge dell'OPA,ma solo parzialmente. Proprio in questi giorni sono state lanciate sul mercato delle Offerte Pubbliche di Acquisto effettuate a prezzi stracciati.Operazioni che riescono ad andare a buon fine,con la successiva cancellazione dei titoli ed espropriazione delle azioni anche nei confronti degli azionisti che non avrebbero voluto consegnarle, grazie a taluni gioci contabili,formalmente corretti ma totalmente criticabili.
La borsa è diventata nel frattempo sempre piu' una bisca. Prima era negletta.Ora è sulle prime pagine dei giornali. Ma il piccolo investitore trova sempre maggiori difficolta'.
Le operazioni avvengono utilizzando,specialmente in USA, velocissimi computer.Il cerino rimane in mano sempre al piccolo..Le analisi effettuate dagli uffici studi internazionali e nazionali sono scarsamente utili in quanto la maggior parte degli analisti segue l'onda. Prima nel 2007 erano tutti rialzisti. Nella primavera del 2009 invece fioccavano i target ribassisti.Ora tutti a scavalcarsi con prezzi nuovamente al rialzo. Meglio evitare di seguire queste analisi. Ma il problema è che fanno ancora mercato.E molti operatori di borsa non credono alle "muraglie cinesi" che dovrebbero dividere tutti l'ufficio studi delle societa' dalle stanze operative.
Aggiungete l'incertezza sul futuro.Le (poche) persone che riteniamo degne di fiducia e che hanno azzeccato la crisi del 2007/2009 (Schultz,Faber ) continuano a predicare prudenza.
Ma la borsa è il regno della speculazione e la parola" prudenza "non è apprezzata. Le commissioni diminuirebbero, l'attivita' languirebbe. Meglio scatenarsi un giorno al rialzo e il giorno successivo al ribasso. Una bisca.
Chi ci rimprovara di operare troppe poche volte sul mercato azionario -privilregiando le CV in ogni caso-deve ricordare il nostro scetticismo sul mercato. Marcato manipolato dalle colossali banche d'affari,passate indenni attraverso il famigerato biennio ribassista.Con premi ai banchieri sempre crescenti. E senza che le autorita' abbiano alzato i margini di garanzia sulle operazioni piu' speculative. La prossima bolla ,come dice Roubini, potrebbe avvenire tra poco.
In tutto questo bailamme meglio rivolgersi, come facciamo dal 2001, alle societa' aurifere ed argentifere ed ai metalli preziosi.Nonostante nove anni di soddisfazione non abbandoniamo questo settore. Anche qui i prezzi sono manipolati( in questo caso al ribasso) da decenni dalle principali banche d'affari internazionali,come ha chiaramente documentato il GATA. Ma almeno sappiamo che la moneta Elisabetta che si puo' acquistare per 170 euro vale esattamente il contenuto aureo fine .E non è di carta come la banconota.
Se dobbiamo frequentare le bische meglio rimanere nella bisca dei preziosi piuttosto che in quella azionaria. Nove anni di rialzi,mdiamente del 15% all'anno, sono una statistica eloquente….E l'oro non è caro in quanto nel 1980 passava di mano a 860 dollari all'oncia. Pari a 2300 dollari oggi per il mutato potere d'acquisto. Percio' quota 1080 non sembra così elevata…
(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)