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L?Ukranian Stock Exchange? sorvegliato da una matrona ex-sovietica


10, Rylskyy provulok. Questo è l'indirizzo dell'Ukranian Stock Exchange sito a Kiev. Kiev, capitale dell'Ucraina, è una città con forti contrasti al suo interno. La forte discrasia tra la parte est dell'Ucraina, filo-russa e la parte ovest, filo-occidentale,  trovano massima espressione nella capitale. Nel cuore della città, nella parte centrale, forte ed evidente è la voglia di rivalsa e di ricchezza. I prezzi sono ?occidentali? e le automobili ancor di più. Sconcertante è, infatti, la passerella di SUV, Porsche,  Chevrolet e… Dodge.

Nelle zone più periferiche, invece, si vedono i disastri causati dal tracollo dell'impero comunista, con una povertà dilagante e spazzatura ad ogni angolo della strada.

Questo è esattamente lo spirito con cui si presenta l'Ukranian Stock Exchange, sito in un edificio in pieno centro (a due passi dalla chiesa di San Michele), in un palazzo condiviso con ristoranti e negozi. Dopo alcune ricerche, riesco a raggiungere il ?10, Rylskyy provulok? (ovviamente con le indicazioni e le insegne scritte in cirillico di cui, quasi per gioco, sono diventato un incuriosito lettore). Non appena arrivato a questo indirizzo, quello che ho visto è… Niente! Nessun segno della borsa valori locale, solo negozi di abbigliamenti falso-italiani (cioè famosi e conosciuti all'estero come moda italica, ma sconosciuti in Italia). Con l'ausilio della mia guida, riusciamo poi ad individuare quello che, per esclusione, doveva essere il numero 10. Un po' incredulo ed incerto mi accingo a salire per le scale di quello che potrebbe benissimo essere un portone d'ingresso di un vecchio palazzo per abitazioni in Italia. Portone a due ante, senza alcuna scritta o indicazione che facesse supporre che quello potesse essere il luogo che stavo cercando.

Alla fine degli otto gradini, lunghi non più di due metri, arriviamo al suddetto portone. Suoniamo il citofono e, una volta entrati, ancor più forte è l'idea che quello dovesse essere un palazzo per abitazioni e non una palazzo per uffici. Alla sinistra della porta, seduta su una sedia, c'era la sorvegliante (o portinaia??). Una vecchia matrona sovrappeso, seduta su una sedia in penombra, con a fianco un telefono come quelli di una volta, col numero da comporre girando la rondella.

Do istruzioni alla mia guida per chiedere se fosse possibile una visita all'interno del presunto Ukranian Stock Exchange. Neanche la mia guida (nonostante fosse stata una persona molto giovane e di insospettabile cultura), riesce a capire quale possa essere l'utilità di visitare la borsa valori. Pensava infatti, che la mia visita fosse finalizzata all'acquisto di azioni, ma non una visita ?esplorativa?. Ovviamente l'anziana signora non ci ha consentito l'ingresso, non capendo per quale arcano motivo si potesse desiderare di visitare l'ukranian stock exchange e dicendoci che non sarebbe stato possibile visitare il luogo senza un accompagnatore che peraltro non sarebbe stata disponibile nè al momento, né in seguito.

Sbirciando al di là della ?guardia?, si vede solo una stanza con dei computer, all'apparenza molto vecchi, spenti.

Questa, purtroppo, è stata la conclusione della mia ?visita? all'ukranian stock exchange. Ovviamente, dal sito, mi sarei aspettato qualcosa in più ma, pensando in maniera razionale, forse non avrei dovuto avere molte aspettative.

Significativo, tuttavia, è il fatto che la donna fosse relativamente anziana. In tutti i negozi, banche uffici cambi e farmacie, tutte le persone con cui si ha a che fare hanno meno di 25 anni, solitamente donne. Nell'ukranian stock exchange, nei musei e agli ingressi delle ?attrazioni turistiche? in genere, gli addetti alle biglietterie ed alla sorveglianza, sono anziane donne.

La sensazione è che negli enti pubblici, o controllati dalla pubblica amministrazione, le persone con cui si ha a che fare sono solamente ?inservienti sovietiche vecchio stampo?, in forte contrasto con la restante parte ?privatizzata?, giovane e dinamica.

L'ucraina è una nazione storicamente devastata dall'oriente e dall'occidente (dai comunisti e dai nazisti), che cerca una sua nuova dimensione di appartenenza al bivio tra oriente ed occidente.

Mi viene in mente, ancora una volta, una delle frasi più significative che mi è stata detta, ovviamente in inglese: If we won the war, why are we in a worst condition respect who lost? (se noi abbiamo vinto la guerra, perché stiamo messi molto peggio rispetto a coloro che hanno perso?).

 

Dario Tomasello

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