Piano Bar di Virginio Frigieri
L'era dell'Idrogeno…conclusioni
Abbiamo visto negli articoli precedenti quanti problemi restino ancora da risolvere a tutti i livelli (produzione, immagazzinamento, distribuzione) perchè come auspicano i più ottimisti si possa arrivare a poter parlare, analogamente a quanto è successo per Internet con il World Wild Web di una rete distribuita per l'idrogeno o HEW (Hidrogen Energy Web).
La mia impressione tuttavia è che se i problemi tecnici nel giro dei prossimi 10-20 anni potranno con buona probabilità essere risolti, il problema vero sarà vedere, come ?gli uomini? sapranno sfruttare questa nuova opportunità che nella storia capita rarissimamente, per ripensare e riorganizzare la gestione di questa risorsa e tutto ciò che ne consegue, senza ripetere gli errori del passato. E qua purtroppo il mio indice di fiducia cala parecchio…
Ma siccome sognare non ci costa nulla, allora concludiamo questa serie di articoli ?estivi? provando per un attimo a dimenticarci dello stress e delle peripezie quotidiane, immaginando come potrebbe essere il mondo non tra mille anni, ma già quelli dei nostri figli più piccoli o al massimo dei nostri nipoti.
Se ci pensate, è la prima volta nella storia dell'umanità che si apre uno spiraglio per democratizzare nel lungo termine l'accesso all'energia, rendendola disponibile ad ogni essere umano sulla terra!
L'Idrogeno non ha confini nazionali, non ci sono paesi ?più ricchi o meno ricchi? come accade coi combustibili fossili; l'idrogeno è ovunque ed è il componente più abbondante presente nell'intero universo!. Dopo sappiamo che solo la creatività dell'uomo può estrarlo dal suo ambiente e sfruttarlo al fine di generare energia e sappiamo che questo processo di estrazione richiede investimenti di tempo , di capitali e di lavoro.
Il 65% della popolazione terrestre non ha mai usato il telefono e circa un terzo non ha accesso né all'elettricità né ad altre forme moderne di energia.
L'era dei combustibili fossili ha portato con sé un? infrastruttura energetica fortemente centralizzata con la conseguente centralizzazione dell'infrastruttura economica che ha favorito ?pochi? rispetto ai ?molti?. E l'allargamento della forbice tra ricci e poveri su cui tante volete si è pronunciato anche il Papa, o il divario tra connessi e disconnessi se pensiamo ad Internet, alle reti elettriche , telefoniche, e agli stessi acquedotti, sono da attribuire in misura tutt'altro che modesta, alla natura stessa del regime energetico dei combustibili fossili.
La Banca mondiale stima che ancora nel 2010 ci saranno quasi un miliardo e mezzo di individui che vivranno senza l'acqua potabile e senza servizi igienici, mentre oggi appena il 20% della popolazione mondiale consuma l'86% di ciò che viene prodotto, e i 358 individui più ricchi del pianeta detengono una ricchezza che supera il reddito annuo di metà della popolazione mondiale…
Accedere all'energia (soprattutto elettrica) significa avere più opportunità economiche. Nel Sud Africa, ad esempio, per ogni 100 famiglie che si allacciano alla rete elettrica si creano una quindicina di nuove imprese, ma soprattutto, l'energia elettrica, libera l'uomo da incombenze quotidiane per compiti ripetitivi legati alla sussistenza. Nei paesi più poveri, diverse ore al giorno devono essere dedicate alla ricerca di legna o sterco per riscaldare la casa o cucinare un pasto.
Con il progressivo abbattimento del costo di produzione di energia dall'idrogeno, sarebbe quindi auspicabile che si accentuasse il suo carattere di bene pubblico, un bene comune , condiviso e disponibile a tutti visto che è uniformante disperso nell'ambiente in quantità illimitate… insomma alla fine dipenderà molto dal ?valore? che gli attribuiremo . Se verrà considereremo come i raggi del sole o l'aria che respiriamo per una volta il ?genere umano? avrebbe fatto una scelta saggia.
Se al contrario lo si vorrà considerare come una merce comprata e venduta in un libero mercato allora non sarà cambiato nulla e l'umanità avrà perso un altro treno… se alla fine prevarrà una via di mezzo, beh chi vivrà vedrà… però almeno teoricamente non è impossibile immaginare un futuro tra non più di cent'anni, dove il costo di produzione di quantità illimitate di idrogeno è virtualmente nullo!
Abbiamo parlato nei primissimi articoli sul petrolio della famosa curva a campana di Hubbert, dove per i combustibili fossili, all'inizio il processo di manipolazione è dispendioso, poi con l'affinamento delle tecnologie ed il progressivo ammortamento dei costi iniziali, i costi scendono, fino a quando tornano ad essere progressivamente più alti nel momento in cui cominciano a scarseggiare le riserve. L'Idrogeno non ha questo problema, e la curva della produzione di idrogeno può essere vista come una retta che sale all'infinito! E questo significa che il suo costo nel tempo continua a calare fin quasi ad azzerarsi! Gli unici costi rilevanti saranno quelli relativi alla manutenzione ed al miglioramento delle reti energetiche intelligenti attraverso cui l'idrogeno fluirà nel mondo. Ed essendo queste reti costose da costruire e da mantenere in funzione, ecco che diventa fondamentale pensare seriamente, fin dall'inizio e quindi in questi anni e non fra un secolo, al tipo di organizzazione istituzionale più adatta a riflettere il carattere della fonte di energia che utilizzeremo.
L'HEW e l'economia ad idrogeno richiedono un nuovo tipo di architettura che intrecci pubblico e privato, modalità di gestione a scopo di lucro e no-profit, in una relazione simbiotica che rispetti la duplice natura del nuovo regime energetico.
Con la generazione distribuita di cui si parlava nel precedente articolo, ogni famiglia, ogni impresa, ogni quartiere, ogni comunità del mondo, diventerà contemporaneamente produttore, venditore e consumatore di idrogeno ed elettricità. Le celle a combustibile saranno distribuite geograficamente nei luoghi di produzione e impiego ed il surplus di ogni aggregazione di consumatori, dovrà essere venduto come combustibile e come energia elettrica attraverso la rete elettrica stessa. Sarà quindi fondamentale aggregarsi in associazioni di grandi masse di produttori-utenti: in questo modo i singoli gestori e utenti di celle a combustibile, costituendo impianti virtuali di grande potenza, avranno più potere nei confronti di quei fornitori di pacchetti di servizi energetici (con o senza scopo di lucro) che contribuiranno a gestire e coordinare il flusso di idrogeno ed elettricità verso i potenziali clienti collegati alla rete energetica. Stiamo correndo un po'… in realtà nelle prime fasi della costruzione di HEW a livello locale, regionale e globale, le DGA formeranno più realisticamente delle partner-ship con le società energetiche esistenti sul mercato, non fosse altro perché queste controllano le infrastrutture dell'attuale rete elettrica e poi perché hanno esperienza nell'agire come ?impianti di generazione virtuali? per il coordinamento del flusso di energia e di servizio energetici di rete. Tuttavia nel tempo queste società dovranno scendere a patti con la realtà di milioni di operatori locali che generano elettricità da celle a combustibile autonome in grado di produrre energia con maggior convenienza e maggiori volumi degli impianti attuali.
Quando l'utente finale diventa anche produttore della propria energia, l'unica funzione che rimane a chi gestisce gli attuali impianti è quella di diventare un ?generatore virtuale? che produce e commercializza le celle a combustibile (magari le affitta pure) e fornisce pacchetti energetici coordinando il flusso di energia nell'infrastruttura distributiva.
Insomma se si vuole ridurre il divario tra ricchi e poveri, bisogna diminuire il divario tra connessi e disconnessi (su tutte le reti elettriche, informatiche etc.).
Il prezzo delle celle a combustibile e delle attrezzature ausiliare deve continuare a calare, fino a renderle accessibili ovunque e a tutti com'è accaduto in passato con le radio a transistor, i computer e i telefonini. A quel punto ogni villaggio o quartiere del mondo in via di sviluppo, potrà avere la sua brava cella a combustibile. Quando avremo installato micro reti a sufficienza, si potranno cominciare a connettere quartieri urbani e villaggi rurali in un network in continua espansione.
Per altro le celle a combustibile alimentate ad idrogeno di dimensioni maggiori, generano come sottoprodotto anche acqua potabile cosa che per molte comunità sparse per il mondo , sarebbe una vera benedizione del cielo.
Nei primi anni Novanta, all'inizio dell'era Internet, la domanda di ?accesso universale? all'informazione e alla comunicazione divenne lo slogan di una generazione di attivisti, consumatori, cittadini e leader politici. Voglia il Padre Eterno che oggi, alle soglie dell'era dell'idrogeno, la domanda di accesso universale all'energia diventi lo slogan di una nuova generazione (magari quella di mio nipote che va per i tre anni) che sia veramente spronata a creare i presupposti per ristabilire delle comunità sostenibili, e se per tutto questo sarà necessario un nuovo '68 (mai votato a sinistra, ma quando ci vuole ci vuole), vivaddio, che '68 sia, e che si mandino a casa politicanti miopi preoccupati più di presentarsi con la cravatta giusta a ?Porta a Porta? che dei nostri problemi, e dirigenti ENEL che nel 2004 pensano di risolvere i nostri problemi rispolverando le centrali a carbone… E adesso che l'ho detta, stò pure meglio!
Se ci sarà una generazione capace di fare questo, allora avremo un'energia riglobalizzata non più dall'alto al basso come è stato per i combustibili fossili, ma dal basso all'alto. Quindi la globalizzazione partirebbe dalla valorizzazione di ogni essere umano per irradiarsi alla famiglia, alla comunità, al paese, alle reti di interessi economici e alla stessa biosfera.
Alla fine del sogno, intravedo un pianeta meno inquinato, dove gli uomini vivono in comunità più piccole e disperse, con minori possibilità di esercitare eccessive pressioni sulla biosfera. Le Megalopoli si stanno lentamente svuotando, anche perché erano insostenibili persino dal punto di vista termodinamico,… anche nei villaggi più sperduti dell'Africa e dell'Amazzonia è arrivata l'energia elettrica, gli Stati Nazionali, creature dell'era dei combustibili fossili non esistono più…gli insediamenti umani sono collocati in bio-regioni, eco-regioni, e geo-regioni che rispettano le modalità di insediamento delle comunità biochimiche della terra stessa… a proposito le strade sono silenziosissime, si sente solo lo sciabattamento dei pneumatici sull'asfalto… E ovunque regna un profondo senso di sicurezza, inseparabile dalla salute e dal benessere della terra stessa…è finito il barbaro dominio della geopolitica, ed è iniziata una duratura politica della biosfera…
…adesso che il sogno è finito, cominciate a documentarvi su una bruttissima parola che nessun politico vuole nemmeno sentire nominare … la STAGFLAZIONE, perché se va avanti così è quello che sta succedendo in Italia ed in molti paesi d'Europa.
Se avrò tempo, magari ci farò su un articolo…
Saluti a tutti.