Intelligenza e ricchezza. Non è assolutamente ozioso affrontare una discettazione su questo connubio soprattutto se si è trader o investitori professionisti. La domanda è semplice ed apre un vero e proprio vaso di Pandora di dubbi ed angosce: per diventare ricchi è necessario essere intelligenti ? Si risponderà che la domanda è fuorviante perché non viene definita cosa sia l'intelligenza. E' vero e rimediamo subito. Ci sono tanti tipi di intelligenza, l'intelligenza sociale ad esempio, ovvero quella capacità di capire la controparte, sapere cosa dire e quando dirla, sapere interpretare i movimenti del volto, entrare nella mente di chi ci sta di fronte. Oppure l'intelligenza scolastica, la capacità di risolvere un problema di numeri o di logica. Ed ancora l'intelligenza artistica, ovvero la capacità di rappresentare, di dare voce al silenzio, occhi al buio, etc. etc. E via di questo passo. Ma la domanda rimane ancora aperta perché non vale niente chiedere quale di queste intelligenze si debba possedere per diventare ricchi perché sempre di intelligenza si tratta. Il trader che guadagna soldi è intelligente oppure è più lavoratore più indefesso che intelligente, oppure ancora è un freddo esecutore o ancora meglio un semplice abile giocatore di war game. Si deve anche considerare l'ipotesi che il trader di successo non sia altro che un malandrino dedito all'insider trading visto che ci sono non poche persone convinte che sia possibile battere gli indici solamente infrangendo il codice penale. Se leggete la scarsa analisi psicologica in merito al trading ed i ancora meno numerosi studi statistici sul profilo sociologico, comportamentale e psicologico dei trader scoprirete che tutti gli autori concordano sul fatto che occorra possedere un metodo vincente, un carattere forte, un buon money e risk management ed un consistente capitale iniziale. Ma ancora una volta la domanda rimane aperta e se gradite magari la riformuliamo in maniera diversa. E' possibile che un perfetto idiota sotto il profilo sociale, emotivo, culturale sia un buon trader ? Domanda terribile, che certo non vuol dire che tutti i trader siano dei bamba ma quanto meno che alcuni di essi lo siano. La mia riposta, basata su una esperienza settennale di organizzatore del Campionato Top Trader di Borsa con Denaro Reale ed attento osservatore delle altre competizioni con denaro reale organizzate in Italia ed all'estero (Francia, Stati Uniti, Germania, Russia etc.) è che l'intelligenza con il trading non vadano precisamente a braccetto. Mi è capitato di incontrare ottimi trader che guadagnavano perché erano scimmioni che avevano trovato un metodo e lo seguivano pedissequamente senza considerare nient'altro. E tolto il trading in loro nulla di più rimaneva. Ho incontrato fini programmatori con una ventennale esperienza alle spalle, ma anche persone che non avevano mai aperto un libro e che si rifiutavano di farlo con decisione eppure tutti riuscivano ad indovinare la direzione della Borsa. Ho incontrato intellettuali dal lungo pedigree accademico che avevano sviluppato modelli quantitativi assolutamente inutili e anzi dannosi. Insomma un circo di persone dove non esiste una relazione univoca e unidirezionale per cui dall'intelligenza si arrivata al trading di successo. Anzi, proprio per niente. Guadagnare soldi in Borsa non ha niente a che fare con l'essere intelligenti, questo è il mio modo di vedere. Diciamo meglio che essere intelligenti aiuta ma non è il requisito essenziale, come non lo è essere dotti. Ma se questo è l'assunto allora fermiamoci un attimo a pensare al comportamento tipico del risparmiatore che si avvicina alla Borsa. ?Io mi debbo fidare di questo guru o gestore o consulente ? pensa il risparmiatore ? perché in ogni caso io non ci capisco niente e lui di sicuro ne sa più di me.? Ecco perché questa nostra industria è perlopiù autoreferenziale e nessuno obietta niente. Il bancario del borsino ne sa più di me perché il bancario è bancario e la banca sa sempre tutto. Falso, falsissimo. Il guru della newsletter ne sa più di me perché altrimenti non avrebbe una newsletter da 10 anni. Falso, falsissimo. Vendere consigli di Borsa sbagliati è un mestiere lecito e può anche rendere bene se si investe massicciamente in pubblicità. Il software di analisi di Borsa che ho comprato a caro prezzo mi dice quando vendere e comprare perché è il numero uno come dice la rivista di analisi tecnica. Falso, basta avere un buon budget di pubblicità e il software de quo diventa subito il migliore dell'anno per il panel di esperti della rivista. E avanti di questo passo. La triste verità è che forse tutti davanti al fenomeno Borsa sono assolutamente impreparati e che essere intelligenti, avere studiato, avere lavorato a New York piuttosto che a Frosinone, parlare inglese piuttosto che toscano, guardare i grafici piuttosto che leggere i bilanci, non serve assolutamente a niente di per sé. Insomma, se arriviamo alla conclusione che i signori con le cravatte colorate che ci raccontano al TG1 come va la Borsa ne sanno come noi, che non sono assolutamente più intelligenti di noi, allora cosa rimane dell'industria ? Potrebbero i fondi di comuni di investimento continuare a rendere molto meno degli indici di mercato come nel 2003, 2004, 2005 ? E potrebbero i gestori dei fondi continuare a pascersi nella mangiatoia dell'ignoranza collettiva ? Ecco perché nella industria finanziaria in maniera quasi prepotente ci viene ricordato ad ogni pié sospinto che per guadagnare bisogna essere intelligenti, avere studiato a New York, vivere nello smog di Milano, usare strane parole straniere. E' su questa bufala che si regge il sistema, un sistema che pompa miliardi di pubblicità per far passare questo messaggio. Ma se invece andare sul campo di battaglia a verificare chi davvero guadagna troverete spesso e volentieri l'opposto. Anche gli stupidi guadagnano e talvolta guadagnano davvero bene. Non esiste nessuna relazione tra ricchezza ed intelligenza. Noi non siamo né ricchi né intelligenti e quindi non abbiamo interessi di parte. Ma ci sembra semplicemente che questo sia un tabù che faccia molto comodo a chi è ricco e non è intelligente: non fa sapere al contadino quanto è buono il formaggio con le pere.